Daniele Martini, il Fatto Quotidiano 12/12/2012, 12 dicembre 2012
TRENITALIA, VAGONE FANTASMA CON GUADAGNO ASSICURATO [130
milioni di euro l’anno per un servizio merci in disarmo] –
Il traffico merci di Trenitalia è calato negli ultimi anni in maniera vertiginosa: nel 2007 era di circa 70 milioni di treni al chilometro, ora è meno della metà. Eppure l’azienda di Mauro Moretti continua a ricevere dallo Stato sempre le stesse sovvenzioni, una specie di contributo fisso di circa 130 milioni di euro l’anno, confermato dalla legge di Stabilità fino al 2015. Come se la crisi fosse un’invenzione, tutto continuasse a filare liscio come l’olio e i treni fossero sempre gli stessi. La cifra viene ufficialmente incassata da Fs per il “servizio universale”, a copertura dei costi dei convogli in perdita, fatti circolare soprattutto nel sud in omaggio a quella che in gergo viene definita la “coesione territoriale”.
L’IDEA ha una sua logica e punta a consentire alle imprese situate in zone svantaggiate di poter usufruire del trasporto merci a prezzi contenuti anche se questo non sempre è economicamente vantaggioso per chi lo organizza , cioè Trenitalia. Possibile che rispetto al calo vistoso del traffico, il numero dei treni merci del servizio universale sia rimasto sempre lo stesso tanto da giustificare una specie di sovvenzione consuetudinaria? Possibile che la diminuzione verticale riguardi solo i treni a mercato e non anche quelli sussidiati? Possibile che quando al ministero dell’Economia fanno il calcolo dei quattrini da erogare nessuno si renda conto che nelle regioni del sud, a cominciare dalla Sicilia e dalla Sardegna, le più coinvolte dalle sovvenzioni, i treni merci Trenitalia siano ormai una rarità? Sentite dal Fatto Quotidiano, le Fs non hanno voluto fornire informazioni né sul numero dei treni merci del servizio universale effettuati né sull’entità dei sussidi percepiti.
EVIDENTEMENTE c’è qualcosa che non torna. Il sospetto è che le Ferrovie incassino una quantità enorme di quattrini pubblici anche per convogli che viaggiano solo sulla carta. Per risolvere il giallo dei treni merci fantasma, le 12 aziende private con-correnti di Trenitalia riunite nell’associazione Fercargo si sono rivolte ai ministeri dei Trasporti e dell’Economia e di fronte alle risposte evasive ricevute hanno avanzato una formale richiesta di accesso alla documentazione ufficiale. Finora non sono riuscite a cavare molti ragni dal buco. Al momento a Fercargo risulta che dal 2007 in poi sia stato corrisposto alle Fs un fiume di contributi sulla base di una rendicontazione assai raffazzonata, con bozze contenenti dati di traffico aggregati dai quali non sarebbe possibile appurare quali treni siano stati effettivamente organizzati e quali no. Il sospetto, insomma, è che lo Stato stia buttando un mare di soldi dalla finestra a vantaggio di un’azienda che per bocca del suo amministratore Moretti si vanta di aver migliorato i conti senza sussidi pubblici e mentre il governo dice di non aver soldi per gli esodati e paventa addirittura una riduzione del servizio sanitario nazionale perché non ci sarebbero più risorse sufficienti.
Il contratto tra Ferrovie e Stato che regola l’erogazione dei contributi per il servizio universale è scaduto 6 anni fa e da allora è in perenne gestazione la scrittura di un nuovo testo, che però non arriva mai. Nonostante ciò il ministero dell’Economia paga a occhi chiusi, come fosse la cosa più normale del mondo: oltre 600 milioni di euro circa che diventeranno più di 1 miliardo grazie alla legge di Stabilità. Un emendamento all’articolo 34 stabilisce che “nelle more della stipula dei nuovi contratti di servizio pubblico tra il ministero dei Trasporti e la società Trenitalia, il ministero dell’Economia è autorizzato a corrispondere a Trenitalia le somme previste per il 2012”, mentre la tabella 10 del ministero dei Trasporti fissa uno stanziamento di altri 400 milioni fino al 2015. In pratica stanno recapitando per legge una sorta di regalone di Natale alle Ferrovie di Moretti per un servizio sulla cui reale consistenza al momento nessuno potrebbe mettere la mano sul fuoco. Di fronte a questa sorprendente situazione, Fercargo ha inviato cinque esposti denuncia a Corte dei conti, Antitrust, Autorità per i contratti pubblici e ministeri dei Trasporti e dell’Economia.