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 2012  dicembre 12 Mercoledì calendario

Finito l’idillio, è guerra aperta tra Saviano e De Magistris - C’erano i professionisti del­l’antimafia, in perenne lotta per la primogenitura, e ora si ag­giungono quelli dell’antica­morra

Finito l’idillio, è guerra aperta tra Saviano e De Magistris - C’erano i professionisti del­l’antimafia, in perenne lotta per la primogenitura, e ora si ag­giungono quelli dell’antica­morra. In gara per chi parla di più, accusa meglio i boss, sbu­giarda i casalesi inquinatori. E ovviamente per chi usa l’offesa più pesante. Perché stavolta la guerra è totale tra il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e lo scrittore Roberto Saviano. Sono lontani i tempi in cui l’autoredi Gomorra con un’arti­colessa delle sue su Repubblica tirò la volata all’ex magistrato. Nemmeno allora Saviano sem­brava entusiasta di De Magi­stris, benché li unisse un forte sentimento antiberlusconia­no. Nella lenzuolata anti-Lettie­ri (candidato del centrodestra vicino a Nicola Cosentino) si trova una sola espressione favo­revole a «Giggino ’a manetta»: «La parola d’ordine più signifi­cativa della campagna elettora­le di De Magistris è il ritorno al­la gestione ordinaria». Non granché, ma allora l’importan­te era sbarrare la strada al candi­dato del «satrapo Cosentino». Pochi mesi dopo lo scrittore aveva già cambiato idea sul nuovo sindaco. All’inizio dello scorso gennaio un paio di tweet affilati decretarono un primo strappo, consumato sulla revo­ca del presidente dell’azienda che raccoglie la munnezza par­tenopea. Raphael Rossi, mana­ger piemontese caro a Marco Travaglio, fu defenestrato a soli sei mesi dall’arruolamento in mezzo a mille imbarazzi. Savia­no non gradì: «Mi sarei aspetta­to più chiarezza». E poi: «Sulla questione rifiuti a Napoli non ci si può permettere zone d’om­bra ». Ora siamo ai pesci in faccia. Lo scrittore paragona il sinda­co a Johnny Stecchino che nel film di Roberto Benigni dichia­ra: «Il problema di Palermo è il traffico». Ribatte Giggino: «A Sa­viano dico solo: perché non vie­ni a Napoli a lavorare, a metter­ti a disposizione? È un giovane che ha scritto belle cose, va be­ne andare da Fazio, va bene scri­vere gli editoriali su Repubbli­ca , ma Napoli bisogna viverla. Bisogna lottare in questa città, il resto sono le solite cose che leggiamo quotidianamente sui giornali». Invece Saviano par­la, parla, e se ne lava le mani, co­me Ponzio Pilato. Punto sul vivo, in una pausa dell’udienza in cui si è costitui­to parte civile contro i casalesi, il guru dell’anticamorra riapre la contraerea su Repubblica . «Non si può andare in televisio­ne, il giorno dopo la sparatoria davanti a un asilo, e non dire una parola su Scampia»: riferi­mento alla comparsata di De Magistris a Servizio pubblico di Michele Santoro. Il sindaco ap­pare «distratto, in questa fase». Lo scrittore vede «la delusione di molti napoletani che non hanno visto un’idea, una pro­posta, un’azione di cambia­mento forte. Non vorrei si usas­se Napoli per una ribalta perso­nale ». Accusa pesantissima al­la vigilia della presentazione ro­mana del Movimento arancio­ne. A stretto giro la replica di Gig­gino: «Bisogna essere vicini a Scampia simbolicamente e concretamente. Non bisogna raccontare solo le cose brutte perché ci sono pure gli avvoltoi che pontificano e ci fanno lezio­ni su come amministrare. Sono tutti bravi a scrivere un pezzo e poi disinteressarsi di Napoli 364 giorni l’anno.Bisogna ama­re la città con i fatti e non sputan­do ogni volta che c’è un omici­dio ». Narciso. Menefreghista. Arrampicatore arancione. Av­voltoio. Non è finita: «Mi attac­ca senza spiegare cosa ha fatto o intende fare», biascica il tele­scrittore. Il resto alla prossima rasoiata.