AAcq, il Giornale 11/12/2012, 11 dicembre 2012
Nell’Italia della crisi c’è chi si vende gli organi per sopravvivere - «Cuori in vendita». Stavolta non si disserta d’amore, né di sentimenti o speranze di coppia stroncate
Nell’Italia della crisi c’è chi si vende gli organi per sopravvivere - «Cuori in vendita». Stavolta non si disserta d’amore, né di sentimenti o speranze di coppia stroncate. No, qui si parla di vita e di morte, di miseria e sciacallaggio. Di business, soprattutto, quello che il traffico internazionale d’organi garantisce in miliardi di dollari l’anno. Andrea Pamparana ha esplorato la terribile, quasi inestricabile foresta di questo mercato illegale che come preconizzava il boss della ’ndrangheta Salvatore Morabito, nel lontano 1992, sarebbe diventato «il grande affare del futuro». «Cuori in vendita» apre uno squarcio spaventoso su come quel vaticinio sia diventato da tempo squallida realtà. Complice internet, avidi «broker», medici senza scrupoli e persino governi compiacenti. Lo sapevate che l’organo più venduto è il rene? Che in India sono soprattutto le donne ad alimentare il macabro mercato? Nel stato di Tamil Nadu, oltre 5 mila persone vivono con un solo rene. «Ogni anno, stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, - spiega Pamparana vengono effettuati almeno diecimila espianti clandestini». Povertà, negazione dei diritti umani, violenza da una parte; dall’altra l’istinto alla sopravvivenza di chi è disposto a tutto per salvare se stesso o le persone amate. In mezzo chi guadagna palate di soldi.L’Italia non è immune dal fenomeno, complice la crisi infinita che dilania il Paese. «E di qualche settimana fa -racconta il giornalista - l’annuncio, che abbiamo scovato sul web, di un cinquantenne italiano: proponeva di vendere il proprio rene a 35 mila euro con operazione da effettuarsi nella Svizzera tedesca». Pare che da quelle parti, la legge non chieda troppe spiegazioni su cosa accade nelle cliniche. «Non interessa come e perché si va da sotto i ferri », aggiunge Pamparana. Per realizzare il reportage il reporter si è avvalso dell’aiuto del gruppo«Ecrime » della facoltà di giurisprudenza di Trento diretta da Andrea Di Nicola. Che in mesi di lavoro ha raccolto informazioni e dati. A cominciare da questo: nel nostro Paese non esisterebbero laboratori medici o cliniche private che offrono questi tipi di «servizi». I nostri connazionali, bisognosi di un trapianto, continuano a rivolgersi all’estero. Senza nemmeno dover andare troppo lontano: in Romania e Moldavia, seguendo i canali giusti si possono acquistare da pezzi di intestino a cuori pulsanti. I rischi, a livello di salute, sono naturalmente alti: dal rigetto, all’infezione al contagio Hiv o a epatiti fulminanti. In questi ultimi tempi-si scopre nel reportage- la richiesta, tuttavia- è diminuita. Mentre sarebbe aumentata l’offerta di italiani disposti a cedere un organo. Ennesimo segnale dei tempi bui dell’ormai ex Belpaese. Chi ha più da spendere, e soprattutto riesce a scovare il giusto sito internet (israeliano ma super-riservato: ci vogliono esperti informatici per connettersi), magari ha qualche sicurezza in più: lì si trova di tutto, dagli organi ai killer in «affitto». Mai come adesso sembra di assistere al remake di un vecchio film di De Sica, quello che stasera aprirà il servizio. Protagonista Alberto Sordi, imprenditore tanto indebitato da venir convinto a vendersi un occhio per sopravvivere. Si intitolava «Il boom», correva l’anno 1963.