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 2012  dicembre 11 Martedì calendario

«Mr. Mario lascia in eredità una bolla che è già scoppiata» - È l’ossimoro di Mario Mon­ti: aver creato una bolla, però pesantissima, durante un an­no di governo fondato sul fero­ce attaccamento ai principi del­l’austerity

«Mr. Mario lascia in eredità una bolla che è già scoppiata» - È l’ossimoro di Mario Mon­ti: aver creato una bolla, però pesantissima, durante un an­no di governo fondato sul fero­ce attaccamento ai principi del­l’austerity. Senza peraltro riu­scire ad aggredire il Moloch del debito pubblico, semmai anco­ra più ipertrofico, mentre i con­sumi delle famiglie scendeva­no sottozero. Di bolla tossica parlava ieri senza mezzi termi­ni Wolfang Münchau, una delle fir­me di punta del Financial Times , di cui è stato corri­spondente da Washington e Bruxelles. In cinque colon­ne di lucida analisi, Mün­chau smonta pezzo per pez­zo il giocatto­lo del Profes­sore, in parti­colare l’assio­ma in base al quale per ri­solvere i pro­blem­i del Pae­se sarebbe ba­stato tenere i politici fuori dal recinto delle decisio­ni e innestare al contempo sul corpo del malato Italia «poche riforme e un po’ di au­sterità ». La “magia“ di Monti è durata per un po’ («più a lungo di quanto mi sarei aspettato», confessa l’articolista), ma do­po un anno ciò che lascia in ere­dità il governo dei tecnici è ap­punto una bolla. Oppure una sorta di specchio illusorio che non funziona più: «Non ci vor­rà molto prima che gli italiani e gli investitori stranieri capisca­no che ben poco è cambiato nell’ultimo anno,con la sola ec­cezione che l’economia è piom­bata in recessione». Per la veri­tà, gli italiani se ne sono accorti da tempo. Lo stesso Münchau rileva infatti come proprio que­sto mese il sa­lasso dell’Imu abbia in molte famiglie azzera­to i budget dome­stici. Con il risul­tato di uccidere le vendite pre-natali­zie. Il primo suggerimento che arriva dal Financial Times è dunque questo: allontanarsi in fretta dalle politiche ultra-ri­goriste. «L’aumento delle tas­se e i tagli alla spesa han­no avuto un effetto contropro­ducente », scrive Münchau. Il rapporto debito-Pil è aumenta­to, non a caso, proprio per effet­to delle manovre depressive che hanno compresso la cresci­ta fino a far scivolare il Pil sotto la linea di galleggiamento. Lì dove resterà anche l’anno pros­simo. Secondo consiglio: smet­terla di assecondare i desidera­ta di Angela Merkel, con cui in tutti questi mesi Monti ha flirta­to senza una minima increspa­tura nei rapporti, se si eccettua l’irrigidimento nel vertice euro­peo di fine giugno sullo scudo anti-spread. Ma è su ben altro che il premier avrebbe dovuto pungolare Frau Angela, a co­minciare dagli Eurobond. Sen­za una forma di mutualizzazio­ne del debito riesce difficile comprendere - sostiene l’arti­colo - come una nazione con un debito-Pil del 130% e priva di crescita economica possa re­stare nell’euro zona. «La ragio­ne per cui Monti è così popola­re in Germania è perché la sua bolla e la sua austerity rimanda­vano a dopo le elezioni tede­sche del 2013 le dure decisioni sulla risoluzione del debito e sulle riforme istituzionali». E il dopo-Monti? Münchau boccia senza appello Pier Luigi Bersani, l’uomo che ha appog­giato l’austerità del Professore ma che è poco sensibile alle ri­forme strutturali. Insomma, «la peggior combinazione» possi­bile. Quanto a Silvio Berlusco­ni, «egli ha detto ripetutamente che l’austerity non ha funziona­to, che l’Italia ha bisogno di un new deal nell’euro zona e che anche un’uscita dall’euro non dovrebbe essere un tabu. Avrebbe dovuto dire queste co­se anche quand’era premier». Ciò che serve al Paese, conclu­de Münchau, è un leader che sappia quali scelte servono a Eurolandia e all’Italia. In caso contrario, l’Italia rischierà di far la fine della Grecia.