Roberta Vinci, SportWeek 24/11/2012, 24 novembre 2012
LA SFIDA DI VIVERE AL TOP
Inseparabili, in campo e fuori. Una stagione vissuta in simbiosi, con risultati (forse) irripetibili ma per questo ancor più preziosi. Un’annata da (ri)gustare, passo dopo passo, prima della Grande Sfida di sabato prossimo a Milano, dove Sarà Errani e Roberta Vinci affronteranno Maria Sharapova e Ana Ivanovic. Il giusto epilogo di una stagione che ha portato Santa tra le top 10 e Robertina tra le top 20. Oltre al titolo di coppia n. 1 del mondo in doppio.
Questa stagione così straordinaria vi ha stravolto la vita?
Roberta «Non direi stravolto, solo qualche autografo in più che non è certo un fastidio. Nello spogliatoio ho notato che qualche topplayer ha cominciato a salutarmi. Se sei una pippetta fanno le Vip, ma onestamente anche se qualcuna non mi saluta dormo bene lo stesso».
Sara «Mi sono imposta di restare sempre la stessa. Ma soprattutto continuo a lavorare duro come sempre per limare i miei difetti. Le altre giocatrici hanno cambiato atteggiamento perché adesso, quando mi affrontano, entrano in campo super concentrate. Prima, all’inizio del match, una Sharapova o una Serena qualcosa mi concedevano».
Anche una top 10 può migliorare?
S. «Eccome. Io voglio sempre dare il 100% di me stessa. Poi, quel che viene va bene comunque. Ma non voglio avere rimpianti, per questo lavoro sodo».
Se vi avessero pronosticato una stagione di questo genere a inizio anno, cosa avreste risposto?
R. «Che erano una marea di cazzate! Credo che nemmeno Sarà avrebbe mai pensato di fare finale a Roland Garros e chiudere l’anno da top 10, anche se io le ho sempre detto che appena si sbloccava vincendo il primo torneo, poi tutto sarebbe diventato più facile».
S. «Anch’io li avrei presi per pazzi. Mentre ero convinta che Roberta potesse crescere ancora. Gioca un tennis pazzesco e chissà, magari anche a lei succederà di fare una finale Slam. È difficile ma non impossibile. Talvolta basta un pizzico di fortuna».
Vi state preparando per la nuova stagione: paura di cadere giù?
R. «Il timore c’è, inutile nasconderlo. Io avevo dei dubbi già l’anno scorso, dopo aver chiuso l’anno al numero 23. Figurati adesso che sono tra le top 20».
S. «Ripetere un’annata come questa è quasi impossibile. Ma vivo tutto con grande serenità perché ogni volta che scendo in campo lascio tutto quello che ho. Sono appena rientrata dalle Maldive ma ho già voglia di tornare a far tornei!».
Se chiudete gli occhi, qual è la prima immagine che vi torna in mente di una stagione così fantastica?
S. «Paradossalmente... una sconfitta. Ma era la finale di Roland Garros. Quando ero seduta prima della premiazione, mi sono passate davanti tante cose. Se ci penso mi vien da piangere ancora adesso».
R. «Beh, ovviamente le vittorie Slam con Sarà. Ma anche il torneo che ho vinto a Dallas: giocavo male ma ho dimostrato che so lottare sempre».
È giusto dire che Roberta è tecnicamente la più talentuosa delle due?
R. «Mah, anche Sarà ha un bei tocco e quando giochiamo a pittino (vale solo la metà campo più vicina alla rete; ndr) vince sempre lei. Solo che ha un gioco più fisico e certe doti le mostra meno».
S. «Ha uno stile più classico, più pulito. Lei può mandarti fuori di testa, con i suoi back di rovescio, le smorzate, il serve&volley. È difficile giocarci contro perché nessuno gioca come lei».
R. «Vero, ho un tennis che da fastidio ma anche piuttosto difficile. Se un giorno non sono al 100% diventa complicato. Ogni tanto mi piacerebbe essere un metro e 80 e tirare solo botte...».
Mentre a grinta non c’è partita... R. «Mica tanto, guarda che anch’io lotto su ogni palla. Per sembrare una lottatrice non devi per forza scambiare quaranta palle a ogni punto come fa lei! (ride). Ci vuole molto coraggio per cercare una smorzata o un serve&volley in un mo- mento decisivo. Per questo aspetto forse sono un po’ sottovalutata».
Il tennis femminile è finalmente trattato dai media e dagli appassionati come merita?
R. «In Italia non ci possiamo lamentare perché ormai godiamo di grande visibilità. Ma l’abbiamo meritata con i risultati».
Ma a livello di guadagni? Spesso gli uomini mugugnano sull’adeguamento dei montepremi...
R. «Di questi tempi bisogna star zitti e ringraziare il cielo. Quando leggo di gente che si è suicidata perché rimasta senza soldi... E poi non capisco questa storia che gli uomini dovrebbero guadagnare di più perché giocano tre set su cinque negli Slam. Vorrei vederli ad aspettare un nostro incontro al quinto... sbroccherebbero subito!».
S. «Vero, anche se capisco giocatori e giocatrici che sono numero 100,150 del mondo e faticano. Perché si guadagna ma si spende anche tanto. E non c’è la società che paga come in altri sport. Nel tennis, per guadagnare devi vincere...».
Ma come si investono tanti soldi?
R. «Poco shopping e tanto mattone! Però ancora non so nemmeno dove andrò ad abitare finita la carriera. Anche se adesso sceglierei Roma. Mi piacerebbe avvia- re una scuola tennis per aiutare i ragazzini ad avvicinarsi al nostro sport».
S. «Io nemmeno ci penso a come investir- li, lascio fare agli altri. Comunque, nemmeno io sono una spendacciona. Meglio gli immobili, e infatti l’acquisto più costoso che abbia mai fatto è la casa a Valencia dove vivo e mi alleno».
Ecco, Spagna contro Italia: dove è più facile diventare campioni?
S «È molto soggettivo. Io ho girato parecchi posti e poi ho scelto la Spagna. Ma si può diventar forti anche in Italia. L’importante è saper riconoscere le persone che ti possono aiutare: ci vuole un coach che ti deve dire cosa fare. Poi il compito del giocatore è... farlo! Puoi avere tutto il talento del mondo, ma se sbagli certe scelte non arrivi in alto».
Perché Serena William; domina tutte ma non è la numero uno del mondo?
S. «Mah, non l’ho capito nemmeno io!».
R. «Perché gioca meno. Si programmasse come le altre, avrebbe un vantaggio abissale. Chi la batte quella lì?».
Fama attira fama: qual è la persona più famosa che avete incontrato?
R. «Sarà Errani, tennista, numero 6 del mondo! Però alla Grande Sfida conoscerò il mio idolo. Paolo Maldini».
S.«Kobe Bryant, all’Olimpiade di Pechino. Camminava da solo nel villaggio, abbiamo anche scambiato qualche parola. E poi Messi».
E Federer? È vero che è un fighetto? E che Sara non sopporta Balotelli? E che i tennisti italiani pensano di vincere senza sudare?
R. «Ero con lei quando è scoppiato il casino. Ma Sarà non ha detto quelle cose e credo che la giornalista di Vanity Fair abbia travisato e... glielo abbiano fatto notare! Sarà ha un rispetto enorme per gli altri atleti».
S. «Ci sono rimasta malissimo. Ho subito chiarito di non aver mai detto certe frasi. È vero, preferisco come tipo Marchisio a Balotelli perché mi pare più tranquillo, ma figurati se penso di odiare Balotelli, che i tennisti italiani non lavorano o che Federer è un fighetto. Non sempre lavorare con la stampa è facile...».
E subito dopo è scoppiato il caso Del Moral, il medico spagnolo al centro di accuse relative al doping, e del quale ti sei avvalsa in alcune occasioni: corretto?
S. «Solo per le visite di idoneità perché lavorava in una clinica molto specializzata. Tutto lì, tanto che certe domande non mi hanno nemmeno disturbato. Io con la mia coscienza sono a pestissimo».
C’è qualcosa che non sopportate una dell’altra?
R. «Ogni tanto è pesante. È carina perché si preoccupa per me, ma quando sono arrabbiata bisogna lasciarmi stare. Mentre lei è un martello...».
S. «Beh, io sono un martello in campo e fuori. È la mia miglior qualità! Lei invece è un po’ permalosa. Ogni tanto io scherzo e lei se la prende...».
La notorietà ha portato anche nuovi fidanzati?
R. «Work in progress. Con la vita che facciamo...».
S. «Non è facile trovare un fidanzato. Però i pretendenti sono aumentati».
L’1 dicembre c’è la Grande Sfida: Roberta, ma un game alla Ivanovic glielo lascerà fare dopo il doppio 6-0 di quest’estate a Montreal?
R. «Ma sì, dai... Sarà un grande evento, al quale non sono abituata. Spero che 2 escano dei match divertenti».
S. «E io finalmente di battere ’sta Sharapova!».