Alessandra Ziniti, la Repubblica 12/12/2012, 12 dicembre 2012
«I calciatori sono i migliori, forse perché si allenano molto anche a letto...Ma come cliente ho avuto anche un vescovo, aveva un grosso crocifisso al collo
«I calciatori sono i migliori, forse perché si allenano molto anche a letto...Ma come cliente ho avuto anche un vescovo, aveva un grosso crocifisso al collo...». Nell’aula del tribunale di Marsala assiepata da un pubblico quasi esclusivamente maschile, Lea Di Leo, pornostar e regina delle linee erotiche, è al debutto nel suo ruolo di protagonista in un processo che più pruriginoso non si può per i ricatti ad almeno trenta vip del mondo dello sport, della politica, dello spettacolo tentati da una piccola casa editrice siciliana che avrebbe dovuto pubblicare un suo libro autobiografico. La Di Leo, al secolo Sonia Faccio, si presenta in abiti di scena: inguainata in leggings nero lucido, lunghi stivaloni con tacchi vertiginosi, una maglia bianca forata che non trattiene il suo prorompente decolleté, capelli biondo platino, labbra a canotto. «Questo è il mio nome d’arte perché Leo, il mio gatto, è l’unico vero affetto che ho», esordisce davanti al giudice monocratico Roberto Riggio prima di rispondere in assoluta scioltezza, senza sorvolare sui dettagli piccanti, alle domande del pm Dino Petralia. E snocciola nomi, giudizi sulle prestazioni, ricostruisce incontri, rivela gusti sessuali e soprattutto conferma il grande ricatto che, a sua insaputa, i due imputati del processo, Giuseppe Aleci e Gaspare Richichi, presidente e direttore editoriale della Imart di Marsala, avrebbero tentato nei confronti di una trentina di volti nomi tutti citati nelle pagine che la bionda pornostar veneta aveva scritto insieme ad un’amica insegnante toscana, Silvia Poli. «C’è quello del sesso veloce sempre nei boschetti, il coniglio vivente, il grande palpatore di tette, quello che si eccitava con gli animali. Alcuni sono bisex. Un attore una volta si presentò con un amico che lo preparò fino a mettergli il profilattico». Il libro, neanche a dirlo, non è mai uscito, ma con in mano le pagine a luci rosse, gli editori hanno contattato una trentina di vip citati con la scusa di chiedere loro una sorta di "liberatoria". In realtà chiedevano da 20 a 40.000 euro per far sparire dal libro i loro nomi. Il caso è esploso quando uno dei presunti clienti della Di Leo, il regista Mediaset John Squarcia ha pensato di "risolvere" la cosa facendo intervenire "Le Iene". Quando la Di Leo ha visto il servizio in tv ha capito perché il libro non usciva mai e sono partite le denunce. Tutto vero: di libri con i racconti della pornostar, gli investigatori della Guardia di finanza, alla casa editrice, ne hanno sequestrato due versioni, una con i nomi e una "epurata". Ed eccoli i nomi dei tanti vip che avrebbero frequentato il letto di Lea Di Leo: calciatori di serie A e B, da Vincenzo Iaquinta a Simone Inzaghi, da Marco Borriello a Valeri Bojinov, da Francesco Coco a Reginaldo a Luca Toni, da Mauro Bressan a Fabio Galante. Lista alla quale con un recente tweet ha aggiunto anche il capitano del Milan Massimo Ambrosini che smentisce seccamente, il rugbista Dallan Dennis, protagonista di un’edizione de L’Isola dei famosi, i cantanti Gianluca Grignani e Fabi Fibra, il giornalista Amedeo Goria, gli attori Roberto Farnesi e Matteo Branciamore, l’interprete di Marco nella serie tv "I Cesaroni". Ed è proprio Branciamore l’unico tra le tante "vittime" dei ricatti ad essersi costituito parte civile e forse anche l’unico ad avere pagato. Ieri in aula, la Di Leo ha fatto anche il nome di un uomo politico che avrebbe spesso usufruito dei suoi servizi, il senatore di Fli ed ex viceministro dell’Economia Mario Baldassarri. Alla ripresa del processo toccherà ai vip: davanti al giudice dovranno passare tutti e raccontare se e che tipo di rapporti avevano con la pornostar.