Gaia Piccardi, Corriere della Sera 12/12/2012, 12 dicembre 2012
SOLDINI ALL’ATTACCO DI CAPO HORN «FACCIO IL RECORD E POI VOTO» —
Sprofondato dentro rughe d’espressione e pensieri, mentre galleggia alle spalle della cicatrice perenne del World Trade Center, il capitano guarda la melma dell’Hudson e s’immagina il blu del mare. La metropoli verticale non è l’habitat naturale di Giovanni Soldini, ma dopo aver salvato navigatrici alla deriva (Isabelle Autissier) e provato l’esperienza del trimarano («Che rimane l’idea più geniale dell’uomo per andare a vela sfruttando il vento»), dopo una quarantina di traversate atlantiche, due giri del mondo (quello ’98-99 vinto), quattro figli e due tatuaggi, serviva un’impresa epica e speciale per rimescolare le budella del pesce barbuto, e salpare da New York su Maserati in equipaggio (in stand by da sabato, aspettando la finestra meteo giusta), buttarsi giù a rotta di collo nell’Atlantico verso Capo Horn durante l’estate australe prima che la zona venga infestata di balene e iceberg, doppiarlo «contromano» (da est a ovest) e risalire il Pacifico lungo il continente sudamericano fino a San Francisco, 13.225 miglia di vento e acqua in faccia, gli è sembrato l’esercizio più figo (il comandante, a 46 anni, a dispetto di un fascino imperituro, mantiene il linguaggio del teenager) per mettere alla prova se stesso e le sue appendici di carbonio. «Ho deciso di tentare un record speciale, nato nell’800 con la corsa all’oro, realizzato nel 1854 dal Flying Cloud (89 giorni, 21 ore), infine ritoccato da Yves Parlier, 57 giorni e 3 ore, nel ’98». Il mito di Capo Horn, il cimitero delle navi, nasce così: «Da sotto Mar del Plata comincia la navigazione controvento e controcorrente, lo scontro tra Atlantico e Pacifico rende il Capo un luogo ostile, nel passato c’erano barche che passavano dal Polo Sud pur di evitarlo. È un record lungo come un giro del mondo, con dentro freddo, caldo, poi ancora freddo, gli Alisei, l’Equatore, insomma una bella sfida in coabitazione con tre italiani (Broggi, Rossignoli, Sighel), un tedesco, un americano, un francese, uno spagnolo e un cinese, perché navigare in solitario è bello ma condividere di più».
La differenza tra la solitudine e la ciurma sembra la parabola di un vecchio saggio (e lo è): «Se vedi un delfino da solo, ti fai mille film: è venuto a salutarmi, mi sta indicando la rotta... Se lo vedi in equipaggio, è solo un delfino. Però in 9 tiri il collo alla barca, vai al limite, Maserati è uno dei monoscafi (21,5 m di lunghezza) più veloci del mondo. E andare sulle onde a 30 nodi, è una figata».
Ieri sera è uscito a cena con John Elkann, che di Maserati, oltre che tifoso, è proprietario. «Non parte con noi perché non può star via due mesi, ma l’anno prossimo tornerà a bordo». Oggi proverà a risolvere il problema di una pompa idraulica che fa i capricci, perché centrare un record è questione di alchimie, di yin e yang, di planate e buonumore, di pance ben nutrite (400 kg di cambusa fornita da Eataly e dal cuoco Ugo Alciati, «tutto liofilizzato ma gli ingredienti sono ottimi», incluso il cotechino con le lenticchie per Capodanno) e menti sgombre, di giornate fradice e notti insonni, non a caso dalla pancia di Maserati escono occhi pesti di velisti abbrutiti con facce da minatori, caffè nero bollente in dita callose, altro che le manicure della Coppa America. Ma questa è la vita che Soldini sognava da bambino, anima cittadina emigrata in Oceano, «quando sono a terra anelo il mare, quando sono in mare desidero avvistare terra, a me piace andar lontano, navigare col buio, sbarcare in posti nuovi: per me il mare non è solo un campo di regata, è una dimensione». Una via di fuga, forse, anche. Dalla routine e da un’Italia «impregnata della cultura del furbetto, dovremmo tutti remare dalla stessa parte e invece si va a fondo, i nostri governanti sono uno scempio, Monti per etica sembra straniero, l’inquinamento sta uccidendo il mondo e nessuno se ne preoccupa, ho visto isole di spazzatura nel Pacifico, solo in barca mi sento davvero libero», eppure ogni volta rientra a casa, sulla terraferma, a cui, per natura, appartiene. «Farò di tutto per tornare a votare» dice, serissimo. Tutto. Persino un record.
Gaia Piccardi