Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 12/12/2012, 12 dicembre 2012
BATTUTE SULLA CRISI RIPETUTE PER ANNI
Lo sconcerto stupefatto per le battute di ieri di Berlusconi intorno allo spread e all’eccessiva importanza che gli viene data è dovuto solo alla memoria corta degli italiani. Perché il Cavaliere, certe cose «eccentriche» in controtendenza rispetto all’opinione delle cancellerie e degli economisti di mezzo mondo le ha dette e ripetute per anni. Parlano gli archivi.
Il 7 marzo 2009, quando già la crisi mordeva l’economia italiana e quella mondiale, rassicurava: «Bisogna essere ottimisti. Con il pessimismo si fa soltanto il male dei cittadini». Il 16 maggio sbuffava: «I media e l’opposizione invece di dire che "il peggio è passato" preferiscono essere catastrofisti, alimentando così una crisi che ha origini soprattutto psicologiche». La settimana dopo ribadiva: «Penso che il nostro Paese sia in una situazione migliore e che l’Italia sia nella possibilità di uscire da questa crisi prima e meglio degli altri».
A luglio, su La Stampa, spiegava che la crisi era una «dura realtà»: ma «il peggio è passato». Tre mesi più tardi, il 9 agosto, insisteva: «Il nostro Paese è quello che sembra andare meglio in Europa. E noi riteniamo che il dovere del governo continui ad essere quello di invitare i cittadini a non avere paura e a non cambiare il loro stile di vita e le loro abitudini di acquisto. Solo così si potrà diminuire la profondità della crisi e la sua estensione temporale».
Il suo consigliere prediletto Renato Brunetta, del resto, aveva già emesso la sua diagnosi addirittura il 9 agosto 2008 con un articolo sul Sole 24 Ore il cui titolo merita di essere incorniciato: «Ma il peggio è già passato». Tesi ribadita a più riprese non solo dallo stesso economista veneziano («Basta allarmismi la ripresa è vicina») ma anche da Claudio Scajola («La crisi è sostanzialmente passata»), Paolo Bonaiuti («Non siamo ancora usciti dal tunnel però il peggio, secondo quello che dicono tutti, anche Obama e Brown, dovrebbe essere quasi alle spalle»), Giulio Tremonti: «Il peggio è passato e dalla crisi governo e imprese ne potranno uscire insieme». Anzi, a chi gli faceva notare un arretramento netto, l’allora ministro dell’economia rispondeva facendo spallucce: «E allora? Torniamo al 2006. Non mi sembra il medioevo».
Resta indimenticabile, su tutte, però, la dichiarazione del Cavaliere, ormai agli sgoccioli della sua stagione di governo, il 2 novembre dell’anno scorso al vertice di Cannes: «Riteniamo che sia un po’ una moda passeggera quella per cui i mercati si avventano sui titoli del debito sovrano italiano. Abbiamo un’economia forte, la terza economia europea, la settima economia del mondo. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante. I consumi non sono diminuiti. I ristoranti sono pieni. Gli aerei, con fatica riesci a prenotare dei posti. I posti di vacanza nei "ponti" sono assolutamente iperprenotati. Non credo che l’Italia senta qualche cosa che possa assomigliare a una forte crisi. Non mi sembra…». L’importante era non farci caso…
Gian Antonio Stella