Danilo Mainardi, Corriere della Sera 12/12/2012, 12 dicembre 2012
LA FAVOLA DEL RINOCERONTE CHE TORNA DAI SALVATORI
L’animale terrestre più grande dopo l’elefante è il rinoceronte. Un bestione dalla pelle glabra, spessa come una corazza, dal corno piazzato in cima al muso, dal trotterellare placido che può di colpo trasformarsi in una carica terrifica dopo averci a fatica messi a fuoco — noi i suoi veri e unici nemici — con i suoi piccoli occhi da miope. Sembra uscito fuori dalla preistoria eppure, al di là dell’aspetto, sorprendentemente rivela buoni sentimenti, tra cui uno straordinario attaccamento alla famiglia. Lo dimostra la storia di Jimmy, un rinoceronte che, oltretutto, è legato affettivamente a una famiglia allargata.
Era il 2007 quando la madre di Jimmy venne abbattuta dai bracconieri in Zimbabwe. Il piccolo se ne stava disperato accanto al corpo freddo della madre, quando per sua fortuna venne trovato da un fotografo naturalista, David Hulme, che subito lo portò nella fattoria di Anne e Roger Whittal, proprietari di una riserva privata dedicata al recupero di animali selvaggi feriti o, come nel caso di Jimmy, di giovani orfani. E così, come vuole il protocollo in questi casi, il giovane rinoceronte venne allevato e, una volta sufficientemente cresciuto, reintrodotto per gradi nella savana. Jimmy però aveva conosciuto la sua famiglia quando era giovanissimo, quando ancora era aperto quel periodo sensibile dell’imprinting entro il quale un giovane mette magicamente a fuoco le caratteristiche salienti della sua specie. Fu così che si fissò, nella sua mente semplice e ingenua, la composita immagine d’una famiglia fatta insieme di uomini e di rinoceronti. Il che, anche se può sembrare singolare, non lo è poi tanto, visto che quanto accaduto a Jimmy è esattamente quello che sempre avviene a ogni cucciolo di cane. Ecco così che il nostro rinoceronte di due tonnellate, pur tornato alla savana e divenuto maturo, sente ogni tanto quel richiamo ineluttabile, quel sentimento che noi chiamiamo nostalgia. E allora se ne torna alla vecchia casa dove è cresciuto e va a trovare i suoi fratelli umani, «bussando» dalla finestra della cucina per richiamare l’attenzione di Anne .
Anche se ha il sapore di una favola è una storia vera. È la straordinaria forza dell’imprinting che fa scaturire amore, allegria, attaccamento e nostalgia. L’unica cosa che non sapremo mai è cosa precisamente significhino quando parliamo d’un rinoceronte. Perché queste parole le abbiamo create solo pensando, e riferendoci, a sentimenti umani.
Danilo Mainardi