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 2012  dicembre 12 Mercoledì calendario

SE IL TENORE FISCHIATO INSULTA IL PUBBLICO


Attenzione, piovono fischi. E’ un dicembre di meravigliose gazzarre all’opera. Specie sull’asse Parigi-Milano: il 3, lazzi e invettive fra opposte fazioni al concerto di Cecilia Bartoli alla Scala; il 4, massacrata di buuu! la nuova Carmen dell’Opéra; lunedì al Théâtre des C h a m p s Elysées, battaglia per la Médée di Cherubini. E’ stata la première più pazza del mondo. Infatti mi è capitato spesso di vedere un cantante mandare a quel paese gli spettatori. Ma mai dal palcoscenico e a sipario aperto.

E dire che questa Medea era già passata senza problemi alla Monnaie di Bruxelles, dove la si era vista in completo relax. Lo spettacolo del polacco Krzysztof Warlikowski è, in effetti, fortino. Medea è l’estranea, l’eccentrica, l’aliena rifiutata dalla società borghese. Quindi lei è conciata come la povera Amy Winehouse , con la cofana di capelli, il tubino nero e i tatuaggi; Giasone, da tamarro un po’ ripulito che ha messo la testa a posto, pur continuando a pettinarsela con le treccine rasta.
Negli intervalli, con un sottofondo di mieloso pop d’epoca, scorrono filmini Anni 60 di famigliole perfette. Non solo: visto che si dà la Médée originale con i dialoghi parlati, il regista li ha riscritti in un francese per nulla aulico, dove capita che Medea dica: «Sono ancora piena del suo sperma» o Giasone le chieda: «Tu es satisfaite de ce bordel?».

Ora, di Warlikowski sono passate all’Opéra tre produzioni altrettanto deflagranti ( Ifigenia in Tauride, Il caso Makropulos e Re Ruggiero ) e tuttavia molto applaudite. Ma il pubblico degli Champs Elysées forse è più tradizionalista e certo più tosto. Quindi al primo intervallo, quando è partito Paul Anka, è partita anche la baraonda, fra urla, buuu, fischi, scambi di invettive fra antichi e moderni, chiamiamoli così, con i primi che tentavano di zittire i cantanti e i secondi che provavano a zittire i contestatori. Poi l’iniziativa è stata presa da un tizio con una notevole voce da baritono che, quando Creonte è entrato in scena in tuta da ginnastica, ha iniziato a strillare: «Ci sono dei teatri per questo!». Finché Creonte, al secolo il basso Vincent Le Texier, è sbottato: «Forse è meglio se te ne va!». Applausi trionfali dalla platea, modello «ci avete rotto», e momentanea tregua.

Intanto l’opera andava avanti. La primadonna, Nadja Michael, non ha fatto un plissé. Del resto ha debuttato nella vita come campionessa di nuoto della Germania Est e, abituata alla Stasi, non si scompone certo per dei loggionisti in versione hooligan. Infatti ha sterminato i figli come previsto ed è uscita a prendersi i meritati applausi. Peccato che abbia fatto lo stesso anche Warlikowski, riscatenando da capo il canaio. Alla fine i «moderni» hanno prevalso. Lui, il regista, aveva un vago sorriso sulla faccia da clown triste e sembrava stranamente assente. Beato lui.