Francesco Spini, la Stampa 12/12/2012, 12 dicembre 2012
L’ITALIA RIDIVENTA UNA TERRA DI EMIGRANTI
Arrivano meno stranieri, partono sempre più italiani. Stiamo tornando ad essere terra di emigranti? Leggendo i numeri del XVIII rapporto sulle migrazioni elaborato dalla Fondazione Ismu un dato emerge chiaro: causa crisi, l’Italia è diventata meno attraente tanto per gli stranieri quanto per gli stessi italiani. Così il primo gennaio del 2012 rispetto a un anno prima il saldo della presenza degli stranieri in Italia è aumentato di appena 27 mila unità, +0,5%. Crescita zero, se si pensa che negli anni passati gli incrementi erano a colpi di 500 mila persone. Il declino è iniziato nel 2010 (quando il saldo è planato a 69 mila persone) e non si è fermato più. Alcuni migranti (70 mila) sono via via divenuti cittadini italiani, uscendo da queste statistiche. Ma in 33 mila l’anno passato sono andati via, in cerca di opportunità che l’Italia non sa più offrire. Le stesse che cercano gli italiani i quali, sempre più, staccano biglietti di sola andata: nel 2011 il loro numero è aumentato del 9%. In 50 mila sono andati a ingrossare le fila degli italiani all’estero, che al primo gennaio erano 4,2 milioni, considerando solo quelli che hanno mantenuto la cittadinanza tricolore. Ormai a un’incollatura dai 5 milioni e 430 mila migranti, tra regolari e non, che soggiornano secondo le stime Ismu nel nostro Paese. Le dinamiche dell’immigrazione stanno cambiando. Gian Carlo Blangiardo, responsabile settore statistica della Fondazione Ismu, spiega che probabilmente «è finito un ciclo». Alla «fase 1» fatta di un’immigrazione impetuosa è «subentrata una fase 2 in cui si assiste a un radicamento del progetto migratorio». Il dato dirompente, infatti, è che in cima alla classifica dei nuovi arrivi del 2011 non ci sono cittadini stranieri in cerca di occupazione, come accadeva prima, oggi fermi a quota 96 mila e in calo di due terzi rispetto all’anno prima. No. In cima ci sono i ricongiungimenti familiari, a quota 141 mila seppure in calo di un quinto. E crescono, seppure con numeri ridotti, gli arrivi per motivi di asilo o con motivazioni umanitarie: da 10 mila sono passati in un anno a 43 mila casi.
Quanto poi agli italiani, il dato dei 50 mila in fuga è sorprendente e dà un’idea della crisi in corso. Ma non ha raggiunto i picchi, ad esempio, della Spagna, dove il flusso in uscita è dell’ordine delle 3-400 mila persone, come ricorda un altro ricercatore statistico della Fondazione, Alessio Menonna. «Comunque quella degli italiani non è una replica dell’emigrazione povera che c’era in Italia cinquant’anni fa, ma è la ricerca di opportunità da parte di chi ha un altro tasso di scolarizzazione», sintetizza il segretario generale dell’Ismu, Vincenzo Cesareo. Dove vanno gli italiani che alla valigia di cartone hanno sostituito zaino e iPad? «La sensazione - spiega Blangiardo - è che le grandi mete dei giovani in fuga dalla crisi siano la Germania, il Regno Unito, in parte gli Stati Uniti, un po’ la Francia così come Svezia e paesi nordici in generale».
Più italiani all’estero e meno migranti in Italia: sarà questo il futuro? Errore. Ismu prevede che i residenti stranieriaumenteranno di circa 6 milioni di qui al 2041, la loro incidenza sul totale della popolazione passerà dall’8 al 18%. Mentre gli irregolari calano del 26%, a quota 326 mila, la comunità più numerosa è quella dei rumeni (oltre 1 milione), seguita da quelle marocchina (506 mila) e albanese (491 mila). La densità più elevata è in Emilia Romagna: 10,3 cittadini extra Ue ogni 100 residenti. I minori sono in decisa crescita: passano dal 21,5 al 23,9% sul totale degli extracomunitari residenti. Quelli nati in Italia sono 500 mila, il 60%. Nonostante la crisi, cresce l’occupazione straniera, con 170 mila nuovi posti. Ma sale anche il tasso di disoccupazione, dall’11,6 al 12,1%.
Con il tempo aumenteranno anche gli over 65: dagli attuali 100mila a oltre 1,6 milioni nel 2041, fino a 3 milioni nel 2060. Sono gli effetti della «fase 2», quella di un fenomeno migratorio più maturo e che non a caso vede crescere il numero dei soggiornanti di lungo periodo: due terzi dei 252 mila cittadini non comunitari entrati in Italia nel 2007 risultano ancora presenti con un permesso di soggiorno valido. E che, commenta Blangiardo, «rappresenta un’opportunità per aprire un vero discorso di integrazione», soprattutto per chi sul nostro Paese ha fatto una scommessa a lungo termine.