Paolo Mauri, la Repubblica 12/12/2012, 12 dicembre 2012
QUANDO SABA VENDEVA MANOSCRITTI E POESIE
Sarà venduto all’asta oggi a Roma dalla Minerva Auction, a Palazzo Odescalchi, piazza SS. Apostoli 80, insieme ad un cospicuo gruppo di rarità novecentesche, un manoscritto di Umberto Saba intitolato
Voci dai luoghi e dalle cose
che raccoglie poesie del 1903-1904, ma che fu in realtà costruito (è il caso di dirlo) dal poeta nel 1919. Saba stava preparando la prima edizione del
Canzoniere che sarebbe uscita nel ’21 e aveva pensato di allestire in manoscritto tutte le parti che dovevano confluire nella raccolta maggiore. Con gusto, però, antiquario e forse già meditando una destinazione commerciale. Usa, Saba, carta del Settecento e un cartoncino del Settecento per costruire la copertina: insomma impreziosisce il manoscritto, forse proprio a scopo commerciale. Il 2 gennaio del ’47, quando ormai è uscita da due anni la seconda edizione del
Canzoniere che
dalla prima è
piuttosto diversa, Saba risponde su carta intestata della sua Libreria Antiquaria ad un collezionista, certo signor Lanza che finora non è stato meglio identificato e che gli aveva chiesto una plaquette risultata introvabile.
«Caro Signor Lanza», scrive dunque Saba, «ho cercato fra tutte le mie carte la “plachette” (sic)
che lei cercava, se per caso ce ne fosse rimasta una copia. Nulla. Mi sono rivolto anche ad un amico che la possiede. Speravo che (essendo povero) me la cedesse. Nulla da fare. Ho trovato invece altre cose interessanti (…) Due manoscritti per carta antica con copertine pure antiche,
eseguiti nel 1919 o 1920. Comprendono VOCI DAI LUOGHI E DAL-LE COSE e POESIE SCRITTE DURANTE LA GUERRA. In quelli anni, preparando l’edizione del primo CANZONIERE avevo trascritte con amorosa cura in fascicoli separati, tutti i gruppi di poesie che lo compongono. Allora erano, se non sbaglio, sei. Me ne sono rimasti questi due, gli altri sono andati perduti assieme a 4/5 della mia casa…
Caro amico, mi dispiace contrattare, me vivo, queste copie. Ma ho bisogno di essere aiutato. E, del resto, mi lusingo di essere discreto: ne vorrei ricavare 20.000 lire. (Io veramente volevo chiederne 15, ma il figlio di Almansi qui presente, e che ha veduta… la merce, mi ha detto che sono stupido a lasciarla per meno di 25). Ho fatto una media…».
Il Canzoniere
del 1921, ha scritto Giordano Castellani che ha curato nel 1981 l’edizione critica per la Fondazione Mondadori, era praticamente un inedito. La prima edizione era infatti di sole cinquecento copie. Acquista dunque un particolare sapore questo testimone manoscritto di cui non
si conosceva l’esistenza e che offre con qualche variante i versi giovanili che Saba, trascrivendoli nel ’19, firma con lo pseudonimo poi sempre adottato. In realtà Saba si chiamava Umberto Poli e così aveva firmato le sue prime poesie, che ancora risentivano dei suoi primi amori letterari. «Giunta alla dubbia soglia della vita, / Bianca che fai? Interroghi le cose (tutte nuove per te), e una palla ancora / tratti per gioco? / Perché dal riso fanciullesco cessi, / così a un tratto, o lo muti in un sorriso / melanconico quasi, e i neri occhi/ levi pensosa?».
Come si vede, è un Saba ancora vicino alla lettura di Leopardi questo di Bianca
e del resto Leopardi fu il poeta più amato nell’adolescenza. Nel
Canzoniere
del ’45 la poesia non c’è più, come altre di queste legate alla giovinezza. Che il
Canzoniere
sia complesso ce lo ha detto lo stesso Saba, costruendovi sopra quella sorta di romanzo autobiografico (l’espressione è sua) che è la
Storia e cronistoria del Canzoniere.
Una ragione di più per ragionare criticamente su questo curioso
manoscritto.