Conchita Sannino, la Repubblica 12/12/2012, 12 dicembre 2012
DA TELECAFONE A FIRST-LADY COSÌ LA NUOVA FIDANZATA HA CONQUISTATO ANCHE MARINA
«La volontà del presidente vale più di tutto», rideva Francesca, quando la prendevano per matta. E diceva: «Io sarò la sua unica donna». Chi conosce Silvio, ora, lo dice chiaro e tondo. Francesca Pascale non è solo la “fidanzata ufficiale” di una campagna elettorale che si annuncia dura e complicata. No, è soprattutto un messaggio politico: soltanto chi gli è stato fedelissimo sarà ricompensato. Chi conosce lei, racconta che Francesca vive quella foto come un trofeo. No: non lo scatto che la ritrae col Cavaliere che le si appoggia per il braccio, e solo ora la presenta come la sua donna, mentre da anni ne era appassionata corteggiatrice, ricambiata. La sua vittoria è l’altra: l’immagine che immortala Francesca nelle vie di Milano, domenica sera, dopo una pizza con Silvio, accanto a una ben disposta Marina, l’erede implacabile
non solo come manager, la vestale più agguerrita della missione e delle avventure del padre.
Migliaia di anni luce separavano queste due signore: Marina, l’unica italiana tra le donne più potenti del mondo, e Francesca Pascale, orfana di madre, quartiere
Fuorigrotta, Napoli.
Ma ha vinto ai punti, Francesca, anni 27, tra lei e il “fidanzato” quasi mezzo secolo di differenza.
Era l’ex ragazzina che dal condominio periferico era riuscita già da anni a sistemarsi nelle case con piscina e palestra pagate dal Cavaliere, tra Roma e Milano. Era stata, molto prima, l’ex commessa che portava i caffè in una concessionaria di auto; l’ex soubrette di Telecafone; ed era soprattutto l’ex fondatrice del comitato “Silvio ci manchi”, poi ex consigliera del Pdl alla Provincia di Napoli. Intraprendente, carrierista. Un tempo. Addirittura sognava di fare il coordinatore Pdl in Campania, attaccava un big super-inquisito come Nicola Cosentino. Nel partito era considerata una mina vagante e lei li accusava
di misoginia.
«A volte ce la prendiamo con i giornali perché fate i servizi sulle veline, ma almeno voi fate il vostro mestiere — ci raccontò una volta — Invece nel Pdl campano c’è, e mi spiace, un po’ di misoginia. Comunque, perché odiarmi? Io sono una che si fa ammazzare per il partito. Nella mia vita ci sono tre cose: la famiglia, la volontà del presidente e la politica. Sono esuberante, anche il presidente me lo dice “Sei insopportabile”». Erano proverbiali, gli scatti d’ira di Francesca. Le sfuriate di gelosia si consumavano nella tolleranza dell’entourage, a Roma come a Milano. Scenate: per Mara Carfagna, per le sorelle Valanzano, eccetera.
Poi, la svolta. Il silenzio. Le lezioni per apprendere «come stare al mondo», il corso privatissimo di dizione e bon ton e piccole operazioni di chirurgia plastica. Ha vinto per resistenza, Francesca. Per ora. Perché si è fatta plasmare. Come chiedeva. Compresi zigomi labbra e corpo. Quando le hanno detto che avrebbe dovuto, per prima cosa, chiudere i cellulari e fuggire i cronisti, non ha fatto una piega. Non dev’esserle costato poco. Alla Francesca di Fuorigrotta piaceva un sacco chiacchierare di lui.