Candida Morvillo, IoDonna 8/12/2012, 8 dicembre 2012
SI COMINCIA DA PICCOLE A DIVENTARE VELINE
Madysin Verst, cinque anni, è del Tennessee e fa l’asilo. Ha un body rosso con reggipetto push up e, mentre prova un balletto sexy davanti allo specchio, è tutta smorfiette e ammiccamenti. Ha pure sopportato felice tre-ore-tre di trucco, extensions, french manicure. Madysin è una delle piccole star di Toddlers & Tiaras, docu-reality sul dietro le quinte dei concorsi da baby-miss che abbondano in quell’America profonda che non ha imparato abbastanza dalla tragedia rimasta impunita della piccola Jon-Benét Ramsey, la reginetta di sei anni che aveva appena vinto il titolo di Miss Colorado quando fu uccisa nella cantina di casa la notte di Natale del 1996.
Ma non c’è memoria, non c’è tremore né senso dell’età dell’innocenza nei genitori dei tre milioni di bambine che competono ogni anno nella fabbrica delle baby-miss raccontata dal reality di Tlc che è già alla sesta edizione ed è stato venduto ovunque (in Italia a Real Time). Madysin ha campeggiato anche su una copertina del settimanale People titolata: «Siamo andati troppo oltre?». Domanda retorica. Per giunta, su un epifenomeno. Perché denunciano le associazioni di genitori e psicologi - le primary school d’America sono piene di bambine ipersessualizzate che copiano i balletti maliziosi a Shakira e il look a Paris Hilton, pur non dovendo calcare passerelle. Adesso, ci si è spinti più in là: da Toddlers & Tiaras è nato lo spin-off Here Comes Honey Boo Boo, che segue le gesta di una famiglia di ciccioni della Georgia rurale concentrata a trovare una rivalsa sociale attraverso la piccola Alana Thompson, truccatissima reginetta in carriera di sette anni. La grafica del programma sottolinea a caratteri cubitali quanto i genitori di Alana si comportino da animali. Se laggiù ci fosse Telefono Azzurro, sarebbe intasato di chiamate.
L’Italia non è l’America, ma molti si chiedono se non sia solo questione di tempo. Sui nostri blog si discute di bimbe sempre più "velinizzate", anche a dispetto di genitori che non se lo sarebbero mai aspettato. C’è la mamma alla quale "sono venuti i capelli bianchi" quando ha visto la figlia di cinque anni usare un palo per farci la lap dance; ce n’è un’altra che si lamenta perché "i saggi dell’asilo sembrano stacchetti tv". Nausicaa segnala una bancarella con perizoma per bimbe che vanno a ruba. Non manca la madre sgomenta di una seienne "molto bella", che ha scoperto "un potere seduttivo da usare sugli altri".
«Il fenomeno è in crescita, anche se in Italia non abbiamo studi di ampia portata che lo definiscano» spiega il dottor Maurizio Tucci, autore e fondatore della ricerca annuale della Società Italiana di Pediatria sui ragazzi delle medie: «Per lavorare su bambine con meno di dieci anni, dovremmo o andare nelle scuole elementari e materne con domande estremamente sensibili oppure lavorare sui genitori: sono ricerche complesse che si possono anche fare... avendo i fondi».
Manca la fotografia del fenomeno, ma c’è quella del risultato. «Gli esiti dell’adultizzazione delle bambine sono evidenti» nota Silvano Bertelloni, pediatra dell’Università di Pisa, presidente della Sima, la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza. «Oggi, a 11 anni, le femmine già si sbronzano, e fumano quanto i maschi. Ci sono bambine dalla disponibilità sessuale talmente acritica che, arrivate a 14 anni, vogliono cambiare scuola, quartiere, città, allo scopo di "rifarsi una reputazione"».
Ketty Falsaci, maestra elementare nel centro di Milano, racconta: «Io e le colleghe condividiamo spesso lo stupore: molte bimbe portano lo smalto, hanno l’ombelico scoperto, leggings coi lustrini, atteggiamenti da bambine vissute e il fidanzatino. In quinta, chi ha il seno lo ostenta. Molte, nell’intervallo, si portano i cd da casa e si insegnano a vicenda i balletti di Mtv o Striscia». Capiscono che è materia sexy? «Non so fino a che punto siano inconsapevoli».
Sembravano lontane da noi certe polemiche dei mesi scorsi: i bikini imbottiti taglia otto anni di Abercrombie e di Boobs & Bloomers; le pubblicità languide di lingerie baby di Jours après Lune e quelle foto di bambine in tacchi a spillo costate il posto al direttore di Vogue Francia Carine Roitfeld. Sembrava tutta materia esotica quanto la curiosa uscita del ministro australiano Linda Burney contro la depilazione a nove anni. E, discutendo dello strano caso della piccola Suri Cruise, figlia di Tom, che calza solo scarpino col tacco, pochi si sono accorti che quello 2.5 per bambine è prodotto di massa dal 2009. Da noi, fu lanciato offrendo in regalo il "gelato lucidalabbra" e ha conquistato il mercato, seppure non il pediatra Bertelloni («Mi ricorda le torture ai piedi delle giapponesi destinate a diventare geishe»).
«Il rossetto della mamma è un bel gioco, ma va confinato tra i muri di casa» avverte la professoressa Chiara Simonelli, psicosessuolga alla Sapienza di Roma e presidente della Federazione Europea di Sessuologia. «Vedo spot che ammiccano alla pedofilia e distorcono il sistema educativo. Facciamo meno figli, ma diamo loro tutto quello che la pubblicità offre. Però se una bimba è orientata ad abbellirsi, mina la sua autostima, si attrezza per quello e trascura creatività e interiorità».
Al dentista oggi le bambine chiedono sbiancamenti, faccette e altri interventi da adulti. «Tra gli otto e i dieci anni sono in fase emulativa: tempo fa, volevano il sorriso della mamma, ora vogliono quello di Belén o di Aida Yespica» conferma il dottor Giovanni Macrì, dentista specializzato in estetica che cura da Fabio Fazio a Bianca Balti. «Molte mamme sollecitano per figlie "under 10" interventi di ortodonzia e chirurgia dentale sconsigliati prima dei 17-18» dice Macrì. Che si limita a incollare il brillantino sui denti "stile Lady Gaga".
Il fenomeno è globale. In Francia, la senatrice Chantal Jouanno ha firmato un rapporto sull’ipersessualizzazione delle bambine e si è scagliata contro Liz Hurley, che ha fatto posare la figlia con un bikini leopardato.
Danoi, la regista trentenne Chiara Brambilla ha raccontato in un documentario, Divine, la storia di tre baby modelle italiane, Emily, Lucrezia e Rebecca. Lucrezia, dieci anni, figlia di uno dei carabinieri caduti a Nassiriya, a 10 anni è già una diva sul viale del tramonto: a Pitti Bimbo, sopra il metro e 38 sei fuori.
Per il resto, sono preoccupazioni private. Su un blog, un’anonima chiede aiuto per un’amica: «Sua figlia pensa solo allo specchio, vuole solo vestiti da veline perché lei un giorno sarà così! Per questo fa già la dieta... A sei anni la dieta!». E sì, le bambine "si sentono grasse" e fanno talvolta una dieta così ossessiva da diventare anoressiche. Anche a sette anni. Molti ospedali pediatrici hanno dovuto aprire unità operative per curare i disturbi alimentari. L’Irccs Fondazione Stella Maris di Pisa è uno di questi, qui la dottoressa Sandra Maestro, neuropsichiatra infantile, spiega: «Ormai il picco di insorgenza è tra i 12 e i 13 anni. Non sono infrequenti bambine di 9 e 10 e capitano anche più piccole. Quando controllano le calorie sulle etichette, l’anoressia è già arrivata. Le cause? Costellazioni di eventi che includono fattori come l’attenzione ossessiva dei media per la forma fisica, cui di per sé non si può dare la colpa. Siamo all’epidemia medico-sociale. Qualcosa non funziona nel modo concitato in cui viviamo». In questi centri si fa day hospital e si gestiscono ricoveri di tre-quattro mesi assieme ai genitori, che vanno coinvolti nella cura dei figli. «Sono loro che devono recuperare il timone della barca». Il che vale non solo per le questioni strettamente alimentari.