Paolo Lambruschi, Avvenire 12/12/2012, 12 dicembre 2012
IMMIGRAZIONE A CRESCITA ZERO
La crisi ferma i flussi migratori e per la prima volta da 20 anni l’Italia non è più meta ambita dai lavoratori extratomunitari. È la novità più grossa contenuta del rapporto sulle migrazioni 2012 presentato ieri a Milano dalla Fondazione Ismu, secondo il quale al primo gennaio 2012 la popolazione straniera era di 5 milioni e 430 mila unità.
Prima etnia straniera del Belpaese si conferma quella romena (un milione di persone) seguita da marocchini e albanesi (mezzo milione circa). Fra le cause della ’crescita zero’, il perdurare della crisi economica. Nel 2011, sottolinea infatti l’indagine, gli ingressi in Italia di cittadini extracomunitari per lavoro si sono ridotti del 40% rispetto all’anno precedente, calo compensato da ricongiungimenti e da richiedenti asilo, mentre gli stranieri che hanno lasciato l’Italia sono stati circa l’1%, ma secondo l’Ismu potrebbero essere di più.
La riduzione dei flussi riguarda soprattutto il Nord. Sono infatti calati della metà nel Nord-Est, contro il 47% del Centro e del 32% al Sud. Prima tra le province che hanno perso i migranti risulta Bergamo (-65%), seguita da Reggio Emilia e Trento (entrambe -64%), poi Parma (-63%), Verona (-61%) e Modena (-60%). Insomma, perdono immigrati le piccole capitali che trainavano lo sviluppo della dorsale nordorientale e che oggi tirano la cinghia.
Si ridimensiona di conseguenza anche l’universo degli irregolari. Le stime dell’Ismu segnalano 326 mila stranieri al primo gennaio di quest’anno privi di permesso di soggiorno, vale a dire 117mila in meno - un quarto - rispetto ai 443mila stimati un anno prima. Invece aumentano i flussi in uscita dei cittadini italiani: nel 2011 i connazionali emigrati all’estero sono stati 50mila (+9% sul 2010). Il primo gennaio 2012 i nostri connazionali all’estero erano 4,2 milioni, quasi lo stesso numero degli stranieri in Italia.
Cambia gradualmente il volto dell’immigrazione. I figli di immigrati nati nel nostro Paese sono 500mila, il 24 % di tutti. Anche tra i banchi presenze in crescita: lo scorso anno scolastico gli alunni stranieri sono stati 755.939, pari all’8,4 per cento della popolazione studentesca, in crescita del 6,5 per cento. Per ora è la scuola primaria a raccogliere la maggioranza degli iscritti (9,5 per cento sul totale), anche se l’aumento annuo più significativo ha riguardato le scuole secondarie di secondo grado. Da qui a 30 e 50 anni sarà inevitabile il boom dei pensionati non comunitari. Secondo le proiezioni del demografo dell’Ismu Giancarlo Blangiardo, nel 2041 gli stranieri over 65 saranno 1,6 milioni e nel 2060 tre milioni contro i 100 mila odierni. «I flussi – ha commentato – hanno subito una brusca frenata, ora si può lavorare meglio sull’integrazione».
Al riguardo l’Ismu ritiene urgenti due riforme, quella della legge sull’immigrazione e quella sulla cittadinanza. «Le sanatorie sono state inadeguate – ha dichiarato Vincenzo Cesareo, segretario generale della Fondazione Ismu – occorre invece rivedere i meccanismi d’ingresso. Quanto alla cittadinanza, per i nati in Italia si può prevedere che venga concessa conclusa la scuola dell’obbligo, mentre per gli adulti vanno accorciati i tempi se lo straniero frequenta corsi e supera i test».
Rientrato l’allarme la sicurezza. Resta stabile la quota di denunciati stranieri, uno su tre, che è anche quella dei detenuti. La crisi economica incide anche sulla tipologia dei reati. Sono in crescita infatti quelli contro il patrimonio mentre diminuiscono i reati contro la persona. Oggi gli stranieri per lo più rubano nei negozi e nelle abitazioni.