Cristina Lacava, IoDonna 8/12/2012, 8 dicembre 2012
LELLA COSTA
[Colleziona mobili antichi, pensierini scritti dalle tre figlie e teiere. Ma più che agli oggetti l’attrice è affezionata ai riti, da condividere in famiglia. Come una tazza di tè o il gioco del cinema] –
Il rito del mattino?
Il tè, e non solo al mattino. Giro sempre con il bollitore, anche quando sono in tournée. Il caffè è un’abitudine solitaria; il tè è un rito collettivo. Anche per questo mi piace e non ci rinuncio mai.
Casa piena o vuota?
Piena di tante cose belle accumulate negli anni: un tavolo regalato da mio marito, una scrivania che tengo in bagno, dove scrivo i miei libri. Cose scelte o che stanno l’, semplicemente. Come la coppia di Aristogatti in gomma che mia figlia piccola, Mina (16 anni), ci ha regalato quand’era bambina, dicendo che sembravano la mamma e il papa. Tutti oggetti cari, ma niente è indispensabile.
Non rinuncerebbe a...?
Ci eravamo appena trasferiti in questa casa quando, una decina d’anni fa, mi venne rubato un cofanetto di gioielli. Certo, mi dispiacque molto. Ma capii che il mio vero "io" non passava di lì. Quello che davvero mi terrorizzerebbe perdere sono gli affetti. Per il resto, pazienza.
Che cos’ha sul comodino?
Ho adattato una vecchia cassaforte inglese che mi ha regalato mio marito (sotto). Ci sono sopra tante cose: un libro di José Saramago con una nota di Fabrizio De Andrè che mi riguarda, e che Dori Ghezzi mi ha donato; una agenda da tavolo dove la mia primogenita, Arianna (29 anni), ha inserito una foto o un pensiero per ogni giorno. Alcuni libri stanno lì da sempre.
Il libro della vita?
Le Poesie di Thomas S. Eliot, in una vecchia edizione Garzanti. Mi ha fatto scoprire l’ironia nella poesia. Non a caso, cito Eliot anche nel mio ultimo libro, Come una specie di sorriso (Piemme).
Serate in famiglia?
Il nostro gioco preferito, se ci sono le tre figlie (oltre ad Arianna e Mina c’è Viola, 20 anni, ndr) e gli amici, è questo: prendiamo Il Mereghetti e a turno uno inizia a leggere la recensione di un film. Il primo che indovina il titolo ha vinto.
Come si tiene informa?
A Milano giro in bicicletta; in Liguria, lo ammetto, con un Solex city, una bici elettrica. Sono incostante ma ci tengo, perché il mio lavoro richiede una buona forma fisica. E sto attenta a come mi vesto: cerco di nascondere quel che va nascosto.
Vede spesso film in tv?
Non amo i dvd. Se tomo a casa la sera tardi, cerco in tv qualche vecchio film come I segreti di Philadelphia. Mi piace pensare che qualcun altro stia facendo lo stesso, da qualche parte.
Ha un guardaroba ricco?
Mi piace molto il gioco della moda. Sono amica di Antonio Marras, adoro i ricami dei suoi abiti. Il bello è che prendi un suo capo e lo mescoli. Dice sempre: non chiedetemi completini!
Il luogo del cuore? La Liguria di Eugenio Montale: quei tramonti, quella luce non li trovi da nessuna parte. Sono andata a Vernazza dopo l’alluvione, ci sono tornata di recente: hanno fatto un miracolo. Abbiamo una casa sulle colline di Levante, là mi ritempro (nella foto, la vista). Salgo sul mio gozzetto, vado al largo, spengo il motore e sto lì. Non mi porto neanche da leggere.
Che musica ascolta?
Non ho l’iPod, a differenza delle mie figlie che non ne fanno mai a meno, perché non mi piace isolarmi per ascoltare la musica. A casa accendo lo stereo e metto Fabrizio De Andrè, Ivano Fossati, Paolo Conte oppure Tom Waits, una mia vecchia passione.
Ha una collezione?
Sì, ho un’ottantina di teiere; alcune preziose, la maggior parte buffe, regalate da amici. Ho sempre preferito il tè al caffè e chi mi conosce sa bene di quest’abitudine. Le tengo in cucina, in bella vista, su tre scaffali.
Una debolezza?
La passione per le scarpe. Non le scelgo mai solo comode, ne ho tante e le indosso tutte: le ho sistemate in una vetrina in corridoio, così le scelgo meglio.
Colore preferito?
Il viola, a dispetto di tanti che lo temono. Pensare che quest’avversione nel mio ambiente nasce dal fatto che il viola è il colore della Quaresima. Nel passato, in quel periodo dell’anno i teatri restavano chiusi, e gli artisti facevano la fame. Io invece ho scelto proprio il nome Viola per una delle mie figlie.
Ha fatto qualche ritocchino?
No, solo buona manutenzione. Mi piace cambiare con l’età. Non significa tirare i remi in barca, ma declinare la seduzione in altro modo. L’accesso all’armadio è a senso unico: le figlie possono saccheggiare l’armadio della mamma, il contrario è meglio evitarlo.
Come ha speso il primo stipendio?
Sono andata via di casa ai tempi dell’università, ho iniziato presto a lavorare. Con i primi soldi "veri" mi sono concessa qualche sfizio e ho fatto regali: prima che mi rubassero il cofanetto, avevo degli orologi molto belli, a mio marito avevo regalato un Reverso. Ma il vero lusso è stato concedere alle mie figlie, quand’erano piccole, tre mesi di vacanza al mare, d’estate.
Ha un portafortuna?
Non sono scaramantica, però ho un rito: nel 1987 ho debuttato in teatro da sola sulla scena. In quell’occasione, indossavo una maglietta con il logo della 20th Century Fox . Siccome è andata bene, da allora metto quella maglietta a ogni première.