Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 08 Sabato calendario

MI MANCA SOLO L’UBIQUITÀ"

"MI MANCA SOLO L’UBIQUITÀ" [Non ha smesso di giocare con le parole e la sintassi (e lo fa anche in questa intervista), ma Alessandro Bergonzoni ora sfida l’arte con una mostra. Da annusare E accarezzare] –
Scrittore, filosofo, visionario, comico teatrale. Alessandro Bergonzoni è tutto questo e qualcosa di più. L’artista bolognese è anche pittore, scultore, ideatore di installazioni poveriste e non. Infatti, da mercoledì 12 dicembre 2012 (attenzione alla data: 12/12/12) espone per la prima volta una serie di opere "da annusare e accarezzare" alla Fabbri Contemporary Art a Milano. La mostra si intitola Tutto torna come dopo e già dal titolo si comprende che Fautore non ha rinunciato al meccanismo dei "nonsense" e dell’assurdo comico che contraddistingue il suo teatro. Dove il linguaggio si fa gioco e un po’ anche arte. E lui stesso a parlarcene in questa intervista in cui tra le battute si confondono spesso i piani del reale e del surreale, ma che sembra uscita pari pari da un suo spettacolo.
Davvero tutto toma come dopo?
Dove sta scritto che tutto deve tornare come prima? E il prima è sempre un quando, o può e deve diventare una cosa?
Comico, filosofo, artista... C’è una cosa che non ha malfatto?
Jumping col filo interdentale mentre bacio oppure studiare il modo di trasformare le lacrime in energia oceanica.
Che cosa non vorrebbe mai fare?
Il "conduttore" televisivo (a meno che non si tratti del rame, miglior conduttore al mondo), il cuoco, il cuoco conduttore televisivo, il sicario, il vicario, ma soprattutto non vorrei mai fare finta di niente.
Da bambino che cosa sognava di realizzare?
Credendo che il sogno non fosse cosa vorremmo fare-desiderare, ma proprio il sogno in sé, descrivo questo: cosparso di sottoli da un passante, cerco sul vocabolario senza trovarla la parola "Unto dal Signore".
Lei ha detto che tiene due porzioni di involtini nel freezer. Anche quella è un’opera d’arte? S
olo una reliquia. Li preparava mia madre sempre convinta che a casa mia mangiassi poco. Manca dal 1995’. Un giorno ho provato a scongelare gli involtini e offrirli. È stato un errore. Ne ho fatto anche un altro, quello di non essere nato donna. Dicono che il sesso non dipenda da noi ma sono sicuro che scegliamo chi diventare e con chi stare.
Mi parli delle donne della sua vita.
Parto salutando la mia madre perenne poi una suora di tutti i miei asili, una professoressa amata, la mia strasorella, la mia figlia delle meraviglie e anche la mia exmoglie, fino alla mia compagna della grandezza, un’ondata di madri adottive, di nonne putative, di amiche compulsive, di guardinghe, estatiche, immani e reiterate "conosciute-scono- sciute" che spero di incontrare ancora nelle prossime vite sbalordite.
Come comincia la sua giornata?
Uscendo ma soprattutto cominciando ad andare fuori da me. Montandomi la testa. Troppi la lasciano sul cuscino e durante il giorno non pensano a quello che fanno e dicono.
Che cosa la fa arrabbiare?
L’infame nel mondo. Il sorriso di sufficienza della gente e della scienza davanti all’incredibile. Chi dice "parla come mangi" e poi rimette.
Che consiglio darebbe a un giovane?
"La bara è una culla che non dondola", quindi smetti di dividere la vita in tempi, fa’ in modo di nevicare e trasformati in tempo!
Usa i social network?
Li detesto, tutti, con foga. Non mi capacito del fatto che dopo i diciotto - vent’anni, ci sia questa fregola ossessivo-delirante su cosa mangi, dove sei, chi ti è amico, come se un clic potesse creare del bene, una storia, o pezzi di vita. (E i danni si vedono dalla chiusura alare di troppi).
La rilassa guardare la tv?
Sì, ma senza accenderla, la trovo grave. Preferisco sedermi sul davanzale e vedere passare il male. Non amo leggere (sono scrittore mica lettore), ma ho dei libri che amo.
Quali?
Finnegans Wake diJoyce che finisce e inizia per continuazione. Perché entrare nell’analisi psicologica dei protagonisti mi squama, riconoscermi nei personaggi mi rattrappisce e farmi prendere dalla storia mi uccide.
Le piace andare al cinema?
Anche tre volte alla settimana e anche due al giorno. Il film che mi ha segnato è stato Stalker di Andrej Tarkovskij: arte dell’idea di splendori. Non mi basta che un film sia italiano, attuale, pulito, ti distragga dai problemi, facendo pensare sorridendo, con ironia e un filo di tristezza. Certi film li vieterei ai migliori.
Cos’altro le mette tristezza?
I tentativi di spiegazione di un calciatore o di una nuotatrice. Sentire ancora chi crede che senza politici molti comici e teatranti non avrebbero materia di lavoro. Chi dice che nelle carceri bisogna buttare la chiave, chi divide il mondo come i gabinetti: da una parte maschi dall’altra femmine.
Impegnandosi in tante attività come lei fa si guadagna molto?
Penso e spero che si sappia che chi fa tanto teatro (senza abbonati), chi non fa pubblicità (se non sociali), chi non fa televisione guadagni il giusto, non se ne possa lamentare, ma non possa credersi persona ricca.
E come spende i suoi soldi?
Uscito da periodi compulsivi del passato (anticaglie, scarpe, orologi, canarini, pipe, penne e sorprese continue per i miei "bambini") ho chiesto ai soldi altri favori e ho comprato viaggi, cataloghi e libri d’arte e poesia e colori. Il primo stipendio, da operaio magazziniere, l’ho dissolto in una caparra per la moto.
Le manca ancora qualcosa?
L’ubiquità e, a pari merito, il Gapufmaio. (Difficile sapere cos’è, ndr).