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 2012  dicembre 12 Mercoledì calendario

SUPERCARGO PER PORTARE 16 MILA CONTAINER ASSIEME

[Ma ne sono già stati ordinati 20 con capacità superiore] –
Supercargo sempre più capienti invadono gli oceani. Una corsa al gigantismo che diventa sempre più sostenuta a causa della volontà delle compagnie marittime di ridurre i costi. È il caso della società francese Cma Cgm, che può contare da circa un mese sul Marco Polo, il cargo più grande del mondo, lungo 396 metri e capace di trasportare 16 mila container.
Altri due esemplari di questo tipo saranno varati il prossimo anno.
Ma si tratta di un record che non è destinato a durare a lungo: la compagnia danese Maersk, numero uno globale, ha ordinato 20 navi in grado di accogliere 18 mila container. La prima sarà consegnata tra pochi mesi. Ogni supercargo costerà intorno a 200 milioni di euro.
Ci si domanda, tuttavia, per quale motivo si punti su dimensioni sempre maggiori in un momento di calo della domanda di trasporto provocato della crisi economica. Eppure le linee marittime sono sovraccariche. Gli addetti ai lavori dicono che proprio a causa dell’eccesso di offerta si è abbassata la redditività delle compagnie. Invece la nuova generazione di cargo ha il pregio di ridurre i costi ottimizzando il tasso di riempimento. Non si viaggia, insomma, con spazi troppo vuoti a bordo. Per riuscire a guadagnare le compagnie devono raggiungere l’80% di riempimento.
Ma non è tutto. Un altro modo per risparmiare è quello di diminuire la velocità di crociera delle navi. La clientela, spiegano i vertici di Cma Cgm, ha accettato questa condizione perché l’elemento più importante è la regolarità delle consegne.
Il numero uno Maersk, nonostante l’ultima operazione di ammodernamento della flotta, ha fatto sapere che, lungi dall’abbandonare l’attività di trasporto marittimo, d’ora in avanti si concentrerà soprattutto su settori più redditizi come quello della produzione petrolifera. La filiale del gruppo specializzata nel trasporto via cargo ha perso l’anno scorso 540 milioni di dollari (415 mln euro). Al contrario, con il petrolio si sono macinati profitti per 2,1 miliardi di dollari (1,6 mld euro) e con le attività portuali un utile di 650 milioni. I danesi non hanno intenzione di abbandonare il mare, ma non possono più concentrare sforzi e investimenti eccessivi in un comparto che non garantisce più i risultati di un tempo.