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 2012  dicembre 12 Mercoledì calendario

CONFESSIONI BOOM: C’È LA FINE DEL MONDO

[In fila dal prete per salvare l’anima per paura della profezia Maya] –
In vista della fine del mondo prevista dai Maya c’è chi fa gli scongiuri, chi si rifugia nei bunker e chi resta scettico. E c’è chi, invece, pensa a salvarsi l’anima: per questo si confessa o, addirittura, si converte al cattolicesimo. Così nelle chiese di Milano numerose persone si sono riavvicinate al confessionale, vedendo la fine vicina. Effetto di una sindrome collettiva? Conversioni in punto di morte? Oppure scaramanzie dettate dal «Non è vero ma ci credo» e dalla logica del «Mai dire Maya»? Tutte risposte plausibili, che trovano conferma non appena si entra in una parrocchia ambrosiana.
«Era da cinquant’anni», avverte don Giancarlo Greco, parroco della chiesa di San Michele Arcangelo a Precotto, «che non vedevo così tanta gente partecipare alla messa e confessarsi. Il fenomeno attecchisce soprattutto tra i non credenti, forse perché il timore dell’apocalisse è più radicato in chi finora è vissuto lontano da Dio». Don Giancarlo prova anche a dare una lettura cristiana dell’insolita affluenza in chiesa: «Il Natale è a suo modo una “fine del mondo”, perché coincide con la parusia, cioè con il ritorno di Cristo come giudice. Voglio sperare che in tanti si siano riavvicinati alla fede anche per questa ragione ».
È L’ANNO DELLA FEDE
Il parroco coglie poi una doppia sovrapposizione tra il sacro e il profano: «Per i non credenti questo è l’anno della fine del mondo, ma per i cristiani è l’Anno della Fede, che papa Benedetto XVI ha voluto all’insegna di una nuova evangelizzazione. In questo senso non mi sorprende che tante persone si riaffaccino tra i banchi della chiesa e alle grate del confessionale. E poi c’è da dire che questo è anche il tempo d’avvento: quindi la paura della fine del mondo si sovrappone al sentimento d’attesa del Cristo che nasce».
È molto più categorico don Maurilio Biella, parroco della chiesa di San Domenico Savio: «Cristo ci ha detto che tornerà, ma noi non sappiamo né quando né come, quindi non possiamo fissare una data e convertirci in attesa di quel giorno. Tuttavia mi sforzerò di trovare un aspetto positivo nelle confessioni dettate dal timore della fine del mondo. Se la sofferenza allontana dalla fede, la paura può aiutare a ritrovarla ».
Il clamore mediatico che fa breccia nelle menti dei creduloni non piace però al parroco: «Forse parliamo tanto di apocalisse perché non ci crediamo davvero. Ci permettiamo allora il lusso di scherzare con la morte, perché l’abbiamo rimossa, non ne abbiamo più paura». Non è molto docile con chi ritrova la fede grazie ai Maya neppure don Gianni Rossoni, sacerdote salesiano che opera nella parrocchia di Turro: «Non so se chi si confessa per il timore dell’apocalisse è un ipocrita. Di certo è una persona che non ha pensato seriamente al significato della fine del mondo. A queste persone vorrei dire: lasciate perdere, quella dei Maya è una bugia, una grande stupidata. Ricordo un episodio analogo: nel 1960 ci fu l’annuncio di un’altra fine del mondo. Si diceva che il 14 luglio di quell’anno ci sarebbe stata una catena di esplosioni atomiche, che avrebbero sterminato la razza umana. Anche allora tante persone iniziarono a pregare per salvarsi l’anima. Ma l’armaggedon non ci fu». Chissà, forse anche grazie alla preghiera figlia della paura. Un sentimento che don Mauro Molteni, viceparroco della chiesa di San Gabriele Arcangelo in Mater Dei, non sente di condividere: «Il Signore ci ha detto “Non abbiate paura”, quindi non posso accettare la scelta di chi si riavvicina alla religione per timore. Tuttavia le strade che portano a Dio sono infinite: quindi può darsi che dietro questo falso mito ci sia un ritorno alla religiosità autentica».
NESSUN TIMORE
Ma il punto è che, come ricorda ancora don Rossoni, l’atteggiamento timoroso è il meno indicato a farsi trovare pronti all’evento: «Noi dobbiamo vigilare, essere sentinelle in attesa che il Signore ritorni. Allora Cristo verrà come un ladro. E non possiamo vigilare bene, se abbiamo paura del “ladro”».
C’è invece chi la prende con ironia come don Pino Macchioni, parroco di Santa Maria Assunta: «Qualcuno in confessionale mi ha parlato della fine del mondo. Io l’ho invitato a non credere a queste scemenze. Il modo migliore per affrontare la paura è riderci sopra. Per questo, nonostante i Maya, io dormo e digerisco bene lo stesso». Eppure, in tempi dove il futuro non è garantito, l’ansia del domani induce ad attaccarsi al desiderio di vivere, in questa vita e nell’altra.
Si spiegano così la riscoperta della religione e la ricerca di eternità. L’uomo torna a cercare l’infinito dove sente la fine vicina. Anche perché, stavolta, la fine del mondo forse verrà prima della fine dell’anno.