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 2012  dicembre 12 Mercoledì calendario

È FATTA: LA SOLITA CASTA SALVA LE PROVINCE

[Troppi emendamenti: così i partiti si convincono a non convertire il decreto. Ora forse a rischio la gestione di strade e scuole] –
Le Province, per adesso, sono salve. Il decreto del governo che le doveva riorganizzare non sarà convertito in legge. La decisione è stata presa ieri a tarda sera in commissione Affari costituzionali al Senato - presenti i ministri Filippo Patroni Griffi (Funzione pubblica) e Piero Giarda (Rapporti col Parlamento) - dove si è votato all’unanimità contro la calendarizzazione in Aula del testo, originariamente prevista per oggi.
A rendere impossibile la conversione del decreto è stato l’altissimo numero di emendamenti e subemendamenti presentati - sovente a puro scopo sabotaggio - da tutti i gruppi parlamentari. E con la legislatura ormai virtualmente agli sgoccioli, i tempi tecnici per mandare in Aula un provvedimento gravato da una valanga di proposte di correzione,semplicemente, non ci sono. Senza contare che sulla legge avrebbe pesato anche una pregiudiziale di costituzionalità presentata ieri pomeriggio dal Pdl.
«Il governo ha fatto quello che doveva fare », commenta a votazione conclusa Patroni Griffi, secondo cui «il governo ha fatto insieme al Parlamento un buon lavoro fino alla spending review, ma poi si sono imposti alcuni giochi in Parlamento ». Per il presidente della commissione Carlo Vizzini, «il destino di questi mesi è di perdere occasioni importanti (il plurale si riferisce alla mancata riforma della legge elettorale, ndr), è stato fatto uno sforzo per trovare le condizioni complessive per approvare questo provvedimento atteso ma non è andato a buon fine». Destra e sinistra, intanto, si rimpallano la responsabilità di avere presentato troppi emendamenti affossando la riforma. Il senatore dipietrista Pancho Pardi accusa «l’enorme quantità di emendamenti presentati dal centrodestra ». Replica il capogruppo pdl Gabriele Boscetto: «C’era tutta una serie di situazioni che andavano messe a posto e i nostri emendamenti tendevano a metterle a posto, non erano gratuiti». La decisione di non mandare il provvedimento in aula, caldeggiata inizialmente da Boscetto e dal leghista Roberto Calderoli, ha poi trovato la condivisione degli altri partiti: «Abbiamo fatto un giro di opinioni alla luce del mutato scenario politico», ha spiegato il senatore del Pd Enzo Bianco, «e nonostante lo sforzo di governo e relatori, si è deciso di non continuare e di attendere le valutazioni dei capigruppo domani (oggi, ndr)».
Sta di fatto che adesso il caos è totale. Perché di soldi le Province ne hanno pochissimi (per effetto della spending review) e dovendosi spalmare un budget così fortemente compresso, ridurre il numero degli enti da finanziare sembrava l’unica via. E invece le Province stanno ancora tutte lì, e quanto poco denaro possano aspettarsi di ricevere per far funzionare scuole, strade e quant’altro di competenza è interrogativo che da oggi agiterà le giunte di tutta Italia.
Che questa sia l’ultima parola sulla riforma delle Province, però, è ancora presto per dirlo. A rimanere aperta, infatti, c’è ancora la finestra della legge di Stabilità, dentro la quale il governo potrebbe provare a reinserire il provvedimento. Sul tema, Patroni Griffi non si sbilancia: «Probabilmente ci sarà qualche intervento del governo ma ora non so rispondere».