Il Sole 24 Ore 11/12/2012, 11 dicembre 2012
ORA TRE MESI SUL FILO: OLTRE 100 MILIARDI IN ASTA
Non è una settimana qualsiasi, quella iniziata ieri con gli spread in tilt sull’intera curva dei rendimenti dei titoli di Stato italiani e tedeschi, con i BTp a due anni – i cui tassi erano crollati negli ultimi mesi – risaliti in mattinata di oltre mezzo punto al 2,47 per cento. Il Tesoro raccoglierà oltre 10 miliardi nei prossimi giorni: 6,5 miliardi con l’asta dei BoT annuali domani e giovedì tra 2,5-3,5 miliardi con il nuovo BTp triennale e 500-750 milioni con il BTp off-the-run scadenza 2026. Le due emissioni hanno il regolamento il 14 e 17 dicembre e sono le ultime che verranno contabilizzate nel bilancio 2012.
Il 2013 parte con le aste programmate a fine anno che saranno regolate il 2 gennaio: tra dicembre e fine di febbraio, l’arco temporale che prevedibilmente sarà dominato da campagna elettorale ed elezioni, lo Stato dovrà rimborsare 123 miliardi di titoli in scadenza e collocarne, stando alle previsioni degli operatori, per più di 100 miliardi nel trimestre, a breve, medio e lungo termine.
Gli importi dei tre titoli in offerta questa settimana tuttavia non sono proibitivi, nonostante la rinnovata volatilità innescata dall’instabilità politica: i BoT in scadenza, per 7,7 miliardi gli annuali e 3 miliardi i trimestrali, ammontano a un totale di 10,7 miliardi ma le esigenze di cassa sono tali da non richiedere il collocamento ora di un nuovo trimestrale. Il Tesoro collocherà "solo" 6,5 miliardi di Buoni annuali, con uno scarto di 4,2 miliardi rispetto a quanto rimborsato. L’asta del nuovo BTp triennale, con un ammontare in offerta lievemente inferiore alle attese del mercato, è sostenuta invece dalla liquidità generata dal maxi-rimborso del BTp triennale che scade il 15 dicembre per 18,685 miliardi.
In prospettiva, il 2013 sarà un’annata più leggera in termini di rimborsi e di emissioni lorde rispetto al 2012: stando alle previsioni del Mef, l’anno prossimo vedrà un totale di 410 miliardi circa di aste contro i 470 miliardi di quest’anno. Detto questo, anche nel 2013 l’Italia sarà l’emittente numero uno di debito pubblico nell’Eurozona: per il Credit Suisse 388 miliardi contro i 352 della Francia e i 257 della Germania, per Nomura sul medio-lungo 200 miliardi dall’Italia contro i 190 dalla Francia e i 160 circa dalla Germania. Le elezioni, il cui impatto destabilizzante è stato sottovalutato dalla comunità finanziaria internazionale nelle ultime settimane, stando ai pronostici prevalenti peseranno negativamente sullo spread solo sul breve termine, mentre non dovrebbero compromettere seriamente le prospettive di medio-lungo. Per Giovanni Zanni, director European Economics di Credit Suisse Securities Research, «l’ipotesi di medio-lungo termine è che l’Italia andrà avanti con un Governo di centro-sinistra pro-Monti». L’impatto negativo della decisione di Berlusconi sull’astensione del Pdl c’è stato con l’aumento dei rendimenti dei BTp ma è stato compensato dalle dimissioni di Monti che potrebbero avere «risvolti positivi». «Monti viene visto dai mercati come il simbolo di stabilità – ha spiegato Zanni – e non è escluso che rafforzerà in futuro la posizione dei partiti centristi moderati. La mossa di Berlusconi non ha provocato il flight to quality su grande scala europea, i rendimenti dei titoli tedeschi non sono scesi perché sui mercati difficilmente al momento si crede che diventerà premier».
Quel che preoccupa maggiormente gli investitori, la comunità internazionale, è semmai la capacità di un Governo guidato dal centro-sinistra di rilanciare la crescita con le riforme più impopolari, quelle sulle liberalizzazioni e anche sulle privatizzazioni che neppure il Governo dei tecnici è riuscito a imporre. Per Riccardo Barbieri di Mizuho, se il Pd dovesse vincere le elezioni ma non riuscisse a governare, l’ascesa delle forze populiste come quella di Grillo e di Berlusconi potrebbe rendere impraticabile il ritorno di un Governo di tecnocrati e la formazione di una grande coalizione. «L’Italia potrebbe ritrovarsi alla fine in situazione piuttosto pasticciata».
Se invece le elezioni non porteranno all’ingovernabilità ma al contrario alla formazione di un Governo solido, stabile e moderato di centro-sinistra che farà avanzare l’agenda Monti migliorando il programma di riforme per la crescita senza aumentare la pressione fiscale (che ha raggiunto il picco con Monti), allora i mercati si attendono che il rally sui titoli di Stato italiani di fine 2012 verrà solo interrotto per due mesi per poi riprendere il prossimo marzo, sostenuto dal miglioramento del ciclo economico globale, dai progressi sulla governance fiscale e pro-crescita dell’Eurozona, comunque difeso dal bazooka nel cassetto di Draghi, il programma OMTs di acquisti della Bce.