Morya Longo, Il Sole 24 Ore 11/12/2012, 11 dicembre 2012
IL TEST DEL VOTO CON MENO BTP IN MANI INTERNAZIONALI
Che il Governo Monti sarebbe durato un anno o poco più era noto sin dalla sua nascita. Che la campagna elettorale italiana sarebbe stata aspra e accesa era facilmente prevedibile. Queste non sono affatto sorprese. Dunque non sono, da sole, notizie in grado di far precipitare Piazza Affari e i titoli di Stato italiani. Anche perché l’Italia è ben avviata verso il pareggio di bilancio, dunque non desta particolari preoccupazioni sul fronte dei conti pubblici. Anche perché ormai esiste lo «scudo» della Bce, che tranquillizza gli investitori. E perché ormai il 65% dei BTp è in mani italiane, contro il 48% di un anno e mezzo fa, dunque il peso degli "speculatori" internazionali è ridotto. Eppure ieri lo schiaffo preso dall’Italia sui mercati finanziari è stato forte, sonoro e doloroso. Due domande sono dunque lecite: perché i mercati hanno reagito così male? E quanto durerà la bufera?
Iniziamo dalla prima. I motivi plausibili di tanta turbolenza in Borsa sono molteplici. Quello principale non va cercato nelle dimissioni di Mario Monti (un mese prima o un mese dopo non cambia molto), ma nelle modalità in cui sono maturate. L’improvviso "strappo" di Berlusconi e il suo ritorno in campo hanno risvegliato negli investitori internazionali l’incubo di un’Italia ingovernabile. Di un’Italia dominata dagli interessi particolari, a scapito di quelli generali. Il timore è che la polarizzazione si accentui ulteriormente e che il futuro parlamento sia dominato dai veti incrociati delle minoranze di blocco: eventualità che rallenterebbe quelle riforme tanto invocate da economisti e investitori.
A questo motivo di fondo se ne somma uno più tecnico: sia i BTp sia le Borse avevano corso molto negli ultimi mesi. Dal 24 luglio al massimo del 4 dicembre Piazza Affari aveva guadagnato il 29,7% e i BTp decennali avevano ridotto il rendimento di oltre due punti percentuali (dal 6,58% al 4,24%). Chi ha comprato BTp sei mesi fa, secondo gli indici di Bloomberg, oggi ha in tasca un guadagno del 10,74%. Morale: non appena hanno iniziato ad emergere le tensioni politiche (dalla metà della scorsa settimana), gli investitori hanno iniziato a vendere per intascare i profitti.
Questo introduce la seconda domanda: quanto durerà la bufera? È ovvio che quanto stiamo mangiando ora sia solo l’antipasto. Attualmente gli investitori stanno facendo solo un po’ di speculazione di breve periodo, in attesa di vedere chi (e soprattutto come) vincerà le prossime elezioni. Il vero banco di prova per l’Italia sui mercati sarà solo dopo il voto: se non emergerà una maggioranza chiara e solida, in grado di governare e di fare le riforme necessarie, i mercati volteranno veramente le spalle all’Italia.
Il prossimo governo dovrà infatti fronteggiare grandi sfide. Innanzitutto all’interno: l’Italia è in balia di una dura recessione, di una disoccupazione in crescita (11,1%), di una crisi strutturale del sistema industriale (la Banca Mondiale pone l’Italia al 73° posto al mondo nella classifica sulla facilità di fare impresa, dopo Paesi come Romania, Ghana e Botswana). Ma il futuro Governo si troverà a fronteggiare anche possibili turbolenze esterne: tanti economisti temono che la Spagna nel 2013 sarà costretta a chiedere aiuti all’Ue, gettando instabilità su tutti i Paesi della periferia europea.
Ebbene: il Governo dovrà prendere in mano le redini di un Paese in crisi all’interno di un’Europa in crisi, rispettando da un lato gli impegni presi da Monti ma rilanciando dall’altro la crescita e l’occupazione. La strada sarà in salita. Gli investitori lo sanno. E sanno che, per farlo, servirà una forte maggioranza, orientata verso obiettivi chiari. Non bisogna dunque stupirsi se il vecchio teatrino politico, riemerso all’improvviso, li abbia spaventati.