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 2012  dicembre 07 Venerdì calendario

Bersani tifa Berlusconi ma ha paura di dirlo a Monti e Napolitano - «Il nuovo inno Pd: Meno male che Silvio c’è»

Bersani tifa Berlusconi ma ha paura di dirlo a Monti e Napolitano - «Il nuovo inno Pd: Meno male che Silvio c’è». La battuta del finiano Fa­bio Granata arriva via Twitter durante il voto di fiducia,dall’al­tro lato dell’emiciclo, dove sie­dono i parlamentari di Futuro e Libertà, e suscita risatine tra i banchi del Pd. Da ieri mattina, quando Ber­lusconi ha dato fuoco alle polve­ri e tolto la maggioranza al go­verno del professor Monti, nel partito di Pier Luigi Bersani l’imperativo categorico è: mo­strarsi «responsabili», sostene­re lealmente il governo fino al­l’ultimo istante, e non dare a nessun costo l’impressione che il Cavaliere stia facendo al Pd il più bel regalo di fine anno. Confermando quello che al Na­zareno viene colloquialmente indicato come «il fattore C di Bersani». Insomma, il primo obiettivo in questa fase è che il cerino bruci fino in fondo nelle mani di chi lo ha acceso, ossia il centrodestra. Per questo il se­gretario ha imposto una frena­ta alle dichiarazioni un po’ pre­cip­itose della capogruppo al Se­nato Anna Finocchiaro che, do­po l’annuncio di astensione del Pdl sulla fiducia al governo, ave­va già sancito la crisi: «Il gover­no non ha più la fiducia della maggioranza delle aule parla­mentari. Credo che Monti deb­ba recarsi al Quirinale». Pro­prio perché sa che il traguardo si è fatto d’improvviso più vici­no, Bersani vuole muoversi con il massimo di prudenza, co­me si conviene ad un premier in pectore . Attenti, ha avvertito - citando maliziosamente Esopo- il sena­tore Pd Marco Follini: «Se il Ca­valiere è lo scorpione (che se­gue il suo istinto) noi dovrem­mo cercare di non essere la ra­na ( che lo asseconda)».Ricono­scendo che c’è un interesse «to­talmente speculare» tra Pdl e Pd ad una accelerazione verso il voto che lasci intatto il tanto esecrato Porcellum: prima sa­ranno le elezioni, più facilmen­te Bersani e i suoi potranno in­cassare consensi sulla spinta delle primarie (e della fase ca­lante che sta oscurando Grillo), chiudere alleanze alle proprie condizioni evitando defatigan­ti trattative e­gestire la composi­zione delle liste elettorali. È pro­prio sul fronte del Porcellum, in­fatti, che l’exploit berlusconia­no toglie le castagne più bollen­ti dal fuoco ai propri avversari politici: solo due giorni fa, il braccio destro bersaniano Ro­berto Speranza confidava che per il Pd era difficilissimo resi­stere al «pressing incalzante del Quirinale» per una revisio­ne della legge elettorale, cui pri­ma o poi si sarebbe dovuto cede­re. Così, invece, la responsabili­tà di affossare ogni idea di rifor­ma e di introduzione di «tetti» per il premio di maggioranza se la assume il centrodestra, e al Pd non resta che organizzare in fretta e furia qualche «consulta­zione » pubblica regionale sulle candidature (per primarie vere e proprie non ci sarà il tempo, e poi nessuno sa come farle), e ri­servare una sostanziosa quota di nomi alla segreteria, perché come ha spiegato Bersani in Parlamento ci vogliono anche «gli esperti». La linea l’ha data ieri pomerig­gio, nell’aula di Montecitorio,il capogruppo Dario Franceschi­ni, in un intervento concordato parola per parola con il leader Pd: «Vogliamo che sia chiaro da­vanti a tutti chi ci sta trascinan­do verso la crisi», per «scaricare i problemi interni di un partito sugli italiani». La responsabili­tà è tutta di Berlusconi e del suo Pdl, che vuole «bloccare il de­creto sull’ineleggibilità» e «te­nersi le liste bloccate », mandan­do «in fumo la riforma della leg­ge elettorale». «Fidatevi, stase­ra al Nazareno si brinda», chio­sa a fine giornata il direttore di Europa , Stefano Menichini.