Varie, 11 dicembre 2012
Galateo per Sette – Gérard Plée, sindaco di Lhéraule, paesino francese di 185 abitanti vicino a Beauvais, con un’ordinanza ha reso obbligatorio dire «bonjour» e «merci» in Municipio
Galateo per Sette – Gérard Plée, sindaco di Lhéraule, paesino francese di 185 abitanti vicino a Beauvais, con un’ordinanza ha reso obbligatorio dire «bonjour» e «merci» in Municipio. Chi non lo fa, viene fatto uscire. Galateo, da Galatheus, forma latina del nome Galeazzo Florimonte, vescovo della diocesi di Sessa Aurunca che ispirò a monsignor Giovanni Della Casa il libro Galateo overo de’ costumi, primo trattato specifico sulle buone maniere pubblicato nel 1558. “Etichetta” non viene da etica, ma dall’etiqueta spagnola, un piccolo avviso esposto nelle corti spagnole indicante il cerimoniale del giorno e le sue regole. Ta’arof, il galateo iraniano, che prevede di offrire all’ospite perfino i beni preziosi di cui non ci si vuole realmente privare. L’altro è tenuto a rifiutare per almeno tre volte. Lo stilista Roberto Cavalli, che tra le materie scolastiche vorrebbe ci fosse «il galateo»: «Lo dico sempre ai miei figli: la gentilezza verso le signore, il senso del dovere, il rispetto». Secondo un sondaggio tra gli albergatori, i turisti più maleducati al mondo sono gli americani. Al secondo posto i cinesi. Gli italiani non sono tra i primi dieci. Dal Galateo di Giovanni Della Casa: «Non si vuole, soffiato che tu ti sarai il naso, aprire il moccichino e guatarvi entro, come se perle o rubini ti dovessero esser discesi dal cielabro». «Quando si favella con alcuno, non se gli dèe l’uomo avicinare sì che se gli aliti nel viso, perciò che molti troverai che non amano di sentire il fiato altrui, quantunque cattivo odore non ne venisse» (Galateo di Giovanni Della Casa) In una pagina del trattato che Giovanni Ansaldo pubblicò sotto pseudonimo nel 1947 dal titolo Il Vero Signore s’immaginava a un certo punto che a un anziano e irreprensibile diplomatico venisse rivolta la domanda: «Come mangerebbe lei le ciliege a un pranzo di gala? Inghiottirebbe il nocciolo?». Risposta. «Per evitare di farlo, non consumo ciliegie, mai. A tavola, come in politica estera, ho troppa paura degli ingorghi intestinali». Trattato della vita elegante di Balzac del 1830: «Nella nostra società sono scomparse le differenze, ci sono ormai solo sfumature. Così il galateo, l’eleganza delle maniere, quel non so che, frutto di un’educazione completa, formano la sola barriera che separa l’ozioso dall’uomo occupato». Eric Hobsbawm: «Le mogli degli arricchiti negozianti di stoffe del Cheshire si trasformavano in ladies e seguivano le istruzioni dei numerosi manuali di etichetta e di belle maniere che andarono sempre più moltiplicandosi dal 1840 in poi». Togliatti gelò quel giovane che aveva osato parlargli utilizzando il “tu”: «Quand’è che io e lei ci siamo conosciuti?». Proust, per non passare da maleducato, si fece prestare dal portiere del Ritz la banconota che voleva dargli come mancia. Subito dopo l’unità, grande diffusione in Italia dei galatei, trattati di buone maniere, manuali di comportamento contenenti istruzioni su come comportarsi in pubblico e in privato, su come essere rispettabili o riconoscere le persone rispettabili. All’interno di questi galatei si trovavano: precettistica sulle presentazioni e sulle visite; ammonimenti a tralasciare l’uso del francese, dell’inglese e dei dialetti; invito a essere religiosi e fedeli osservanti. All’opera «le signore non applaudono mai, a meno che non sia un’opera di Verdi, nel qual caso agiteranno i fazzoletti» (dal galateo di Camilla Buffoni Zappa, 1895). Giacinto Gallenga, ex impiegato del catasto, vincitore di un premio di cinquecento lire per aver scritto «un buon galateo popolare, nel quale, in stile piano, eppure non disadorno, fossero esposti i migliori precetti del vivere civile e sociale» (1883). Titolo: Codice delle persone oneste e civili. Marchesa Colombi, pseudonimo di Maria Torriani Viollier, moglie del fondatore del Corriere della Sera e signora dell’alta borghesia milanese. Scrisse il galateo La gente per bene, modello ideale di comportamento e di relazioni sociali a cui ambiva arrivare la parte più moderna del nuovo ceto dirigente. Nel suo galateo il “nuovo italiano” doveva possedere un misto di cortesia e distinzione aristocratica, buon senso e pragmatismo tipicamente borghese; attitudine al piacere, al bello, all’eleganza; etica del lavoro, prudenza e controllo di sé. I galatei francesi raccomandavano di fermare gli orologi durante un ballo, perché «le ore della gioia non si contano» (Marchesa Colombi 1889). Le signorine bene educate dell’Ottocento secondo i vari galatei: non potevano assistere a un matrimonio o far visita a un’amica che avesse appena partorito, per non turbare la propria innocenza; dovevano discutere con moderazione; non dovevano mai chiedere informazioni sui giovanotti, ma solo su vecchi, signore, mariti e bambini; non dovevano guardare fisso un giovane né ricambiarne gli sguardi. Inoltre non potevano legarsi le scarpe davanti agli altri, in particolare persone estranee, superiori o di altro sesso; né sistemarsi la sottana, abbottonarsi le vesti per strada o in una sala, nominare parti del corpo, denudarsi il petto, le braccia o le spalle per il caldo o per vanità. Regole per allestire una buona tavola: calcolare il numero di persone che possono sedersi con comodità, con uno spazio compreso tra i 60 e i 70 centimetri tra una e l’altra; evitare di essere in tredici; il padrone e la padrona di casa stanno al centro, ai due lati, uno di fronte all’altra; alla destra della moglie l’uomo che si vuole onorare di più; alla destra del marito la signora di maggior riguardo (Marchesa Colombi 1889). Evitare, inoltre, discorsi di politica e religione. Non bisogna chiamare per nome una persona quando la si saluta (magari questa non vuole farsi riconoscere) e non ci si deve unire a lei senza un invito. Uomo: incontrando una donna per la scala, salutarla anche senza conoscerla e porsi da un lato del pianerottolo; donna: ricambiare il saluto senza guardare l’uomo (magari non vuole essere conosciuto in quel luogo) (Pingorini Beri 1893). Galateo fascista: vietato portare il cappello e il colletto duro; preferire il saluto romano al posto della stretta di mano; usare il voi invece del lei. Fra il 1922 e il 1940 furono pubblicati in Italia circa cinquanta galatei. Secondo il galateo dell’abbigliamento, il vero signore non indossa scarpe marroni dopo le diciotto. «Dove il buon tono della società non v’è o non sicura, quivi la morale manca d’ogni fondamento e la società d’ogni vincolo» (Giacomo Leopardi). Nadine de Rothschild, diventata poi esperta di buone maniere, nata poverissima imparò il galateo osservando il prossimo: si appuntava su un notes le cose fondamentali ogni volta che era ospitata nelle case più raffinate. «La buona educazione è uno scudo che ci protegge da un mondo difficile» (lo storico Frederickc Rouvillois). Secondo alcune ricerche, una persona educata trova lavoro più facilmente. Il popolo più educato secondo Gianni Vattimo: «I portoghesi. Nei loro ristoranti a differenza di quelli spagnoli, non esistono schiamazzi, stanno in fila alla fermata del bus, hanno il senso del ricevere. Sono meno mediterranei e più atlantici. Si pensi al fado, è una musica molto educata». Un giorno Casanova aveva dato la precedenza a un amico che voleva soddisfare i suoi bisogni. Un momento dopo, l’altro era stato schiacciato dalla caduta di un caminetto. Al che Casanova concluse: «Bisogna lasciar passare la gente, e soprattutto essere educati». «La buona educazione non sta tanto nel non versare della salsa sulla tovaglia, ma piuttosto nel non accorgersene se lo fa qualcun altro» (Anton Cechov). «La ricchezza può svanire, le buone maniere rimangono» (Alessandra Borghese e Gloria von Thurn und Taxis, Noblesse oblige). «La buona educazione consiste nel nascondere il bene che pensiamo di noi e il male che pensiamo degli altri» (Mark Twain).