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 2012  dicembre 11 Martedì calendario

LA SFIDA DI SILVIO: RICONQUISTARE LA “SUA” LOMBARDIA


La battuta che circola adesso è che «la Lombardia sta per diventare l’Ohio d’Italia». Chi vince qua, vince le elezioni. O almeno non le perde. Il politologo Roberto D’Alimonte, sul «Sole 24 Ore», lo ha spiegato con tanto di numeri: se le liste forti sono più di due - diciamo centrodestra, centrosinistra, grillini e centristi per Monti - Berlusconi può fare un buon risultato in Lombardia. E se lo fa, al Senato non vince nessuno. E se al Senato non vince nessuno, il Cavaliere è tutt’altro che morto.

Ecco il piano di «Silvio VI»: vincere in casa propria. O meglio cercare una rivincita, visto che la sua terra, alle comunali di Milano nel 2011 e di Monza e Como la scorsa primavera, gli ha solennemente voltato le spalle. Più che una sconfitta è stato un tracollo. A Monza e a Como, cinque anni prima, i candidati del centrodestra avevano vinto al primo turno; quest’anno hanno perso, ai ballottaggi, 63,40 a 36,60 (a Monza) e addirittura 74,87 a 25,13 a Como. Dove nel 2007 Forza Italia e An arrivavano, sommando i voti, quasi al 44 per cento: nel maggio scorso il Pdl al primo turno è arrivato al 13,66.

E tuttavia Berlusconi conta su un altro dato: la sinistra, in queste aree, pur vincendo non ha guadagnato voti. Ha vinto perché gli elettori di centrodestra, delusi se non disgustati, sono stati a casa. Riuscirà lui, dopo neanche un anno, a recuperarli?

L’accoglienza in quella che fu la sua roccaforte non è per il momento favorevolissima. L’ex sindaco di Como Stefano Bruni, Pdl, appena ha saputo del ritorno del Cavaliere ha messo su Twitter. «Con tutta la gratitudine e l’affetto per il presidente, devo dire che con lui i nostri elettori non vanno a votare». È vero che Bruni è di Cl, e quindi di una parte del Pdl che si è decisamente smarcata. Ma a Como i mal di pancia per il ritorno del Cavaliere sono contagiosi. Il vice coordinatore provinciale del partito, Patrizio Tambini, rimanda il suo parere a «quando il quadro sarà più chiaro», ma anche una berlusconiana antemarcia come Simona Saladini, sindaco di Cernobbio, ammette che Berlusconi «ha perso credibilità» e che «oggi non è il 1994 e non si può riproporre lo stesso modello di vent’anni fa». Favorevole, per adesso, pare essere solo l’ex assessore Sergio Gaddi, che anzi dal Pdl era uscito in primavera per fondare «Forza Cambia Como», una specie di antesignana della «nuova Forza Italia». «Nel Pdl non esistono alternative a Berlusconi», dice. «Berlusconi è il centrodestra».

Anche a Varese il Pdl è freddo («Non considero positivo il suo ritorno in campo», dice uno degli esponenti più importanti, l’ex assessore regionale Raffaele Cattaneo), mentre convinta è la fedelissima Lara Comi, coordinatore provinciale: «Per noi è il leader più forte». A Lecco esultano solo quelli di Forza Lecco, la corrente (minoritaria) di Michela Vittoria Brambilla. Il coordinatore provinciale, Mauro Piazza, dice invece che con il ritorno in campo del vecchio capo il centrodestra fa «un passo indietro».

Ma questi sono i discorsi che si fanno nel partito. E Berlusconi punta sulla gente. Sullo scontento della gente che sta pagando le tasse e soprattutto sullo scontento delle categorie produttive lombarde: commercianti, artigiani, piccoli industriali. Si è detto «sollevato» dalle dimissioni di Monti, ad esempio, Franco Colombo, presidente della Confapi varesina, che ha ironizzato sulla «disperazione di molti». «Se volete», ha detto, «vi faccio fare un giro da tanti imprenditori disperati dopo Monti & C».

È questo il mondo cui Berlusconi guarda per recuperare i voti persi negli ultimi anni. «In primavera mi hanno voltato le spalle», pensa, «ma sono bastati otto mesi di governo Monti a farmi rimpiangere». È vero? «Il governo Monti», ci dice un commerciante di giocattoli del centro di Monza, elettore del centrodestra, «ci ha massacrato di tasse e ha ucciso i consumi». Si tratta di un malcontento diffusissimo. Ieri la Fipe Confcommercio di Mantova ha fatto sapere che l’Imu, rispetto alla vecchia Ici, «si tradurrà in un maggior costo per le imprese commerciali in genere che va da un minimo del più 92 per cento a un massimo del più 168».

«Una commercialista», racconta Giorgio Bardaglio, direttore de «Il Cittadino» di Monza e Brianza, «mi ha confidato che i suoi clienti, quando aprono la busta con i conteggi dell’Imu, si devono sedere». Riuscirà Berlusconi a far credere che l’Imu l’ha messa Monti e non il suo governo? «Non credo che tornerà ad avere i voti di prima», dice Bardaglio, «ma qualcosa recupererà. Imu a parte, la cura Monti agli imprenditori e ai commercianti brianzoli non è piaciuta. E Berlusconi da queste parti è visto come “uno della nostra gente”».

«C’è rabbia contro Monti», conferma Diego Minonzio, direttore de «La Provincia», quotidiano delle province di Como, Lecco, Sondrio e Varese. «E di certo», continua, «gli imprenditori comaschi o varesotti non voteranno per la sinistra. Però non mi pare ci sia entusiasmo neanche per il ritorno di Berlusconi. Recupererà qualche voto? Non credo molti. L’impressione è che molti si riconoscano nelle parole del comasco Passera: quello che è identificabile con il passato non fa bene all’Italia».

Ma c’è un’altra carta che gioca a favore almeno di un parziale recupero di voti: la sconfitta di Renzi alle primarie. «Mi pare che ci sia un grande scontento da parte di tanti piccoli imprenditori che non si sono sentiti tutelati dal governo Monti», dice Maurizio Traglio, imprenditore comasco che ha investito quindici milioni di euro nella nuova Alitalia. «Se Renzi avesse vinto le primarie, tutti questi i m p r e n d i t o r i avrebbero votato per lui. Ma ora, costretti a scegliere tra Bersani e Berlusconi, molti continueranno a preferire il secondo». Traglio è uno di quelli che ci avevano creduto, in Berlusconi. «Se ci credo ancora? No. Ma potrebbe essere il male minore». Da votare, come diceva un grande nemico di Berlusconi, turandosi il naso.