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 2012  dicembre 11 Martedì calendario

IL RITORNO DELLA MUMMIA


«SOTTO il segno del populismo» scrive Le Figaro:
e pazienza. «Ombre sul futuro dell’Italia » titola
El Pais: vagli a dare torto. È «farsa italiana» per la
Frankfurter Allgemeine Zeitung:
ecco, ci risiamo. Il ritorno di Berlusconi, secondo il
Times, è «l’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno ». Mentre con un’immagine più forte, il
Guardian sostiene
che del medesimo evento il nostro paese ha necessità «come di un colpo di rivoltella in testa». «Aiuto! Berlusconi torna » si allarma perfino
La Nouvelle Republique di Tours.
Ma è doloroso, a fine giornata, leggere, raccogliere e montare tutto ciò che all’estero sta venendo fuori sull’Italia. Ed è ancora più triste trovargli un senso e non solo perché sembra di essere ripiombati nell’autunno del 2011.

TITOLACCI, suggestioni, foto emblematiche, presto arriveranno le vignette: «Il ritorno della mummia» scherza già
Liberation.
O forse nemmeno scherza - e allora è anche peggio.
«L’organizzatore di party» scrivono a Londra. «L’eterno
macho
» leggeranno domani i tedeschi sullo
Spiegel.
A Madrid il sito di
Abc
ha organizzato un sondaggio istantaneo con la seguente domanda: «Crede che le dimissioni di Monti aggraveranno la crisi in Italia e in Europa?». E fa male, e un po’ anche paura sapere che per quasi il 95 per cento la risposta è sì.
Negli Stati Uniti la caduta del governo suscita reazioni che finiscono quasi per rimuovere la figura di Berlusconi. «Esce Monti il tecnocrate, arriva Monti il politico?» s’interroga il
New York Times
come auspicando la riconversione di un premier che tanta credibilità aveva conquistato nelle due Americhe che contano: la Casa Bianca e Wall Street. Al di là dell’oceano scrutano l’orizzonte, o meglio si sforzano di cogliervi delle possibili novità. Il quotidiano della finanza (e di Murdoch) dedica un ampio reportage a Pier Luigi Bersani. Nel titolo gli attribuisce «una mano ferma», nel sottotitolo evidenzia la promessa di rispettare «gli impegni economici presi dall’Italia».
Se qui avviene il patatrac, ormai, è peggio per tutti.
El Mundo
fa notare che la relativa calma dello spread spagnolo si è già alterata dopo le dimissioni del governo tecnico. E in Germania sperano che, buttandosi certo il Cavaliere alla rincorsa del voto di protesta, l’impegno politico Monti porti a raccogliere intorno a sé gli elettori moderati e di centrodestra delusi.
Ma poi, al di là delle analisi ragionevoli e delle legittime convenienze, cadono le braccia e sale la vergogna per il modo - informato sui fatti e impeccabile nello stile con cui
Le Monde
si sofferma sulle ultime mosse di Berlusconi in un lungo articolo che non tralascia nulla del grottesco tramonto del Cavaliere, la perdurante smania calcistica, le condanne giudiziarie, l’affare Ruby, la villa sontuosa acquistate a Dell’Utri e la «
bicoque
» dal «
compositeur et guitariste napolitain
Mariano Apicella»; e lo stipendio alle olgettine, il rapimento Spinelli, i guai di Mediaset, il grillo parlante Letta, addirittura l’«amazzone » Biancofiore che ancora lo definisce «Superman», i soffietti del Tg5...
E anche qui ci sarà sincera preoccupazione per il destino d’Italia. Ma dinanzi alla figura incredibile di Berlusconi, e oggi ancora più pazzesca per via della sua disperata rincorsa elettorale contro tutti e
contro tutto, insomma, chi ha esperienza, per non dire praticaccia di giornalismo, capisce al volo che all’estero sentono odore di fiamme, di buffonate e di cenere, di commedia e di melodramma, una partitura ed è la nostra una storia che va scriven-
dosi da sé con tutti i crismi, i generi e anche gli inesorabili stereotipi che in giro per il mondo fanno sorridere, e insieme fanno alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa: ah, questi italiani, ah, questo Berlusconi!
Così unico e così italiano. Sempre pronto ad accusare i corrispondenti esteri di essere comunisti o di farsi rifornire di notizie e interpretazioni dai comunisti. Ma senza alcuna allegria, adesso, anzi con qualche sgomento, viene da ripensare alla copertina dell’Economist che segnalando l’inadeguatezza presidenziale implicitamente poneva sotto accusa il popolo che quel leader «
unfit
» aveva innalzato a quel ruolo. E si capisce anche come nel corso di questi ultimi quattro anni certi segni, certe osservazioni, certi rimbrotti, certe spiritosaggini siano uscite con sollievo dalla disponibilità della memoria.
Passi per i disegnini satirici e l’attualizzazione degli imperatori romani, Nerone soprattutto, che suonava la cetra mentre Roma bruciava. Passi addirittura, all’estremo limite della pazienza, per aver Berlusconi spiegato in una cena alla stampa estera che quelle sue feste erano davvero eleganti, nessun toccamento, figurarsi, oltretutto «per trovare il pisello di Fede, che ha 80 anni, devi fare la caccia al tesoro», come riportò il
Times.
Ma forse oggi è bene ricordare che nel pieno della bufera finanziaria che da Roma stava destabilizzando l’euro, il
Financial Times
, che pure sarebbe un quotidiano abbastanza compassato, mise in pagina questo titolo: «In nome di dio e dell’Italia, vattene». E che qualche giorno prima un importante editorialista del
New York Times,
James Stewart, aveva iniziato così il suo articolo: «Di colpo mi sono reso conto che il valore del mio fondo pensione potrebbe dipendere da Silvio Berlusconi».
All’altro del mondo, del resto, venuta a sapere dei giochini con le ragazze vestite da infermiere ad Arcore, una tv giapponese aveva realizzato dei Manga in 3D in cui i pupazzi si muovevano con gestualità molto lente, orientali, a noi sconosciute.
Ecco, il presidente Monti e ancora di più i suoi ministri avranno anche combinato dei guai, ma cartoni animati, e cacce al tesoro, e ombre, e mummie, e farse no, quelle sembravano archiviate.
Ma evidentemente non era così anche se è molto duro e penoso accettarlo.