Paolo Conti, Corriere della Sera 11/12/2012, 11 dicembre 2012
ROMA —
Berlusconi torna in campo e a viale Mazzini esplode già la prima polemica. È il tipico contraccolpo italiano ben sintetizzato con l’antica espressione secondo la quale «la Rai è lo specchio del Palazzo». Tutto nasce dal monologo di Luciana Littizzetto alla fine di «Che tempo che fa», domenica sera su Raitre: «...ora torna Berlu, sale lo spread... Non dico un po’ di pudore, sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di avere rotto il c...?!». Molti applausi nella platea della trasmissione condotta da Fabio Fazio. Addirittura un’ovazione, con i piedi degli spettatori sbattuti ritmicamente per terra come avviene nei concerti rock.
Sullo sfondo c’è già Sanremo con l’accoppiata Fazio-Littizzetto. Sanremo specialissimo: se si votasse il 17 febbraio per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana le urne coinciderebbero col festival della canzone previsto già da tempo dal 12 al 16 febbraio.
La scena della Littizzetto non è piaciuta nemmeno un po’ al centrodestra televisivo. Il primo a protestare è stato il consigliere di amministrazione Rai Antonio Verro: «Considero più che legittima la satira, inclusa quella politica. Ma l’insulto no, non è tollerabile. Ciò che ha detto Luciana Littizzetto su Berlusconi, mi chiedo, è satira o è politica?».
Dice ancora Verro: «Far ridere con la volgarità è la cosa più semplice del mondo. Ma chi fa spettacolo ha una grande responsabilità nei confronti del pubblico. E certi divi troppo pagati, naturalmente mi riferisco anche alla Littizzetto, rischiano di dimenticare quale sia il loro vero ruolo e si trasformano in predicatori. Tutto questo non è tollerabile così come non è concepibile offendere in diretta televisiva non solo un esponente politico ma anche quegli spettatori che pagano il canone di un servizio pubblico e magari fanno parte dell’elettorato di centrodestra. Io rispetto le idee della signora Littizzetto, diametralmente opposte alle mie, ma non posso accettare che il servizio pubblico diventi il megafono delle sue posizioni».
Poi uno sguardo al Festival: «Tutto questo è una pessima premessa in vista del Festival che si svolgerà in piena campagna elettorale, se non addirittura quasi durante le elezioni. Personalmente confido nella grande professionalità di Fabio Fazio che saprà sicuramente moderare le intemperanze verbali della signora Littizzetto».
Dice Giorgio Lainati, vicepresidente pdl della commissione di Vigilanza: «Sono letteralmente impazziti di gioia gli uomini della sinistra coadiuvati dai nuovi alleati Casini e Fini per gli insulti dagli schermi di Raitre che la Littizzetto ha rivolto a Berlusconi. Dopo averlo ignorato per un anno, appena ha annunciato il ritorno in campo, i conduttori militarizzati della sinistra hanno immediatamente riaperto il fuoco contro l’odiato Berlusconi. Ci aspettiamo un immediato intervento del presidente della Rai Tarantola e del direttore generale Gubitosi per tutelare la dignità del servizio pubblico e di quei milioni di abbonati non di sinistra».
Il direttore generale Luigi Gubitosi fa sapere che «nel legittimo rispetto della satira» ha invitato il direttore di Raitre Antonio Di Bella a dare indicazioni ai conduttori e alla struttura di Raitre che si occupa di «Che tempo che fa» a un «maggior rispetto e a una maggiore attenzione nei confronti di tutti gli esponenti politici evitando eccessi». Per ora niente misure disciplinari ma l’avvertimento è chiaro.
In quanto a Sanremo, Giancarlo Leone, prossimo direttore di Raiuno ma ancora direttore della direzione Rai Intrattenimento, da cui dipende Sanremo, afferma: «Non sono preoccupato per il Festival. Conosco la professionalità di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto e sono certo che sapranno interpretare al meglio la loro funzione senza interferenze sul dibattito politico».
Per la Littizzetto ha protestato anche il Moige, il Movimento genitori: «Un linguaggio becero e indecente, semplicemente da caserma, che non deve essere pagato da noi telespettatori. È legittimo esprimere una sofferenza sociale con una satira, peraltro ampiamente condivisa, verso un "teatrino della politica" non più sostenibile, ma questo disagio non può essere legittimato da un linguaggio così scurrile, decisamente inadatto al pubblico di minori presenti in orario di tutela».
Paolo Conti