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 2012  dicembre 09 Domenica calendario

AXELROD DAL BARBIERE. QUANDO LA POLITICA SI LEGGE (ANCHE) DAI BAFFI

Giusto l’altra sera il comico Stephen Colbert — che interpreta un finto anchorman di destra in un finto show di attualità politica — aveva visitato il museo delle cere di Madame Tussauds a Washington rilevando come molti padri della Patria esibissero buffi basettoni, folte barbe, capelli che agli occhi odierni paiono improbabili. Poche ore dopo, in diretta, in un altro talk show (quello di un vero anchorman di destra, l’ex deputato repubblicano Joe Scarborough) lo stratega di Obama David Axelrod si è fatto tagliare — per beneficenza — i baffi che portava da quarant’anni. Suscitando grande eco mediatica negli Stati Uniti e sottolineando ancora una volta come lo scontro delle civiltà non si ferma neanche dal barbiere.
Visto che sempre in questi giorni la Cnn raccontava come in Medio Oriente sempre più uomini dai bulbi piliferi non sufficientemente vigorosi debbano ricorrere all’aiuto del chirurgo plastico per trapianti al labbro superiore, che conferiscano anche a loro i baffoni simbolo, in quelle regioni, di autorevolezza e status sociale.
Tutto il contrario dei lazzi made in Usa di Scarborough che, facendo accompagnare l’azione del rasoio dall’inevitabile «Largo al factotum» del Barbiere di Siviglia rossiniano, elargiva grevi ironie sui baffi di Axelrod «ispirati a quelli dei Village People», l’indimenticato complesso gay newyorchese degli anni 70 e 80.
E pensare che era nato tutto per scommessa: «Se Obama perde in Minnesota, mi taglio i baffi», aveva buttato lì Axelrod rilanciando poi così: avrebbe rasato i baffi se Obama avesse perso in Minnesota, Michigan o Pennsylvania. Scarborough, che prevedeva invece una vittoria di Romney, aveva promesso che si sarebbe fatto crescere lui i baffi se Obama avesse vinto in Florida o in North Carolina. Obama, il 6 novembre scorso, ha poi asfaltato Romney, tra gli altri Stati, in Pennsylvania, Minnesota, Michigan, e pure in Florida. Così, Axelrod aveva salvato i baffi. Ma tutto è bene quel che finisce bene, il consigliere democratico ha chiesto aiuto al programma della Msnbc nella raccolta di fondi per l’associazione benefica per cui lavora insieme con la moglie (gli Axelrod hanno una figlia affetta da una grave forma di epilessia), sono stati raccolti un milione di dollari, e così nonostante la vittoria politica Axelrod si è fatto radere. Il politico baffuto americano di grado più alto resta il ministro della Giustizia, Eric Holder. Ma gli uomini con i baffi restano una minoranza nei fatti discriminata, in politica, nei Paesi occidentali.
Non soltanto in America dove l’anno prossimo sarà passato esattamente un secolo dall’ultimo presidente con i baffi, William Howard Taft (e ne saranno passati centoventi dall’ultimo con la barba, Benjamin Harrison). Nel dopoguerra sono stati al governo della Gran Bretagna i sobri baffetti da etoniano di Harold Macmillan; in Italia dal ’46 soltanto due capi di governo baffuti (Fanfani, che in verità li portava così corti da essere quasi invisibili, e D’Alema) e uno barbuto (Goria). Quanto alla politica tedesca, basta pensare ai recenti poster — in Grecia e altrove — con l’effige della signora Merkel sfregiata dai baffetti hitleriani per capire quanto siano popolari, in generale, i baffi. Negli anni 60 la povera Svetlana Stalin, unica figlia del baffutissimo dittatore sovietico, si ritrovò in copertina della rivista americana Esquire con i baffoni di papà disegnati sul labbro. Perché è ovvio che non mancano giganti del Novecento orgogliosamente baffuti, come il Mahatma Gandhi (o come Einstein). Ma al di là di Hitler e Stalin, non contribuisce certo all’immagine dei baffi in politica l’alto numero di leader mediorientali baffuti dalle credenziali democratiche pressoché nulle come Saddam Hussein, e Assad padre e figlio. E anche oggi per un leader democratico baffuto come il turco Erdogan (baffi anche per i suoi due predecessori) ne viene subito in mente un altro come il despota bielorusso Lukashenko. Altri leader con i baffi in questo dopoguerra? Nasser e Sadat. Nella speranza che Mohammed Morsi non festeggi la legge marziale tagliandosi la barba e lasciando solo i baffi.
Matteo Persivale