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 2012  dicembre 08 Sabato calendario

FORNERO: DALLE RIFORME NON SI TORNA INDIETRO

[“Ho subito atti di barbarie, ma ho lavorato in onestà. Finisco qui il servizio, non mi candiderò”] –
Chiunque guiderà il nuovo governo, sulle riforme non si torna indietro». La giornata newyorkese del ministro del Lavoro Elsa Fornero inizia nella residenza dell’ambasciatore italiano all’Onu, Cesare Ragaglini, per un breakfast con i corrispondenti che sfrutta per fare un bilancio sul ruolo avuto nel governo. «Monti è stato determinante per spostare l’attenzione dalla finanza all’economia reale - esordisce - e le riforme a cui continuo a lavorare vi hanno contribuito». Il riferimento è a quanto fatto sulle pensioni e all’opera in corso sul lavoro su «flessibilità in entrata facilitando i giovani, flessibilità in uscita riducendo le rigidità e ammortizzatori sociali». «E’ una riforma del Lavoro che non può curare la recessione ma consentirà di sostenere la crescita» assicura, guardando alla «seconda metà del 2013» nella «vivida speranza che le previsioni del presidente della Bce Draghi siano corrette». Ciò significa parlare di cosa avverrà dopo la fine della legislatura. «E’ una fine anticipata solo di poco - osserva, riferendosi senza polemiche alle recenti decisioni dei leader del centrodestra - perché sapevamo che avremmo avuto tempo fino a Natale». Da qui la volontà di affrontare il tema del “dopo Monti”. «Sono fiduciosa che dalla strada delle riforme strutturali non si tornerà indietro - dice - perché si tratta di decisioni per risanamento e sviluppo che godono di forte sostegno nel Paese». Le critiche ad alcuni provvedimenti giunte dal Pd di Pierluigi Bersani non le fanno cambiare idea: «Chiunque sarà il nuovo premier, non invertiremo la marcia». Riguardo al suo immediato futuro, non intende candidarsi «anche se da giovane feci politica dentro Alleanza per Torino» perché «la mia è stata una scelta di servizio per il Paese su richiesta di Monti, ed è una scelta a termine». Dunque tornerà all’insegnamento. Guardando indietro fa autocritica sugli esodati ammettendo di «aver ritenuto la sottostima del numero un problema gestibile ma il tema è stato usato in maniera strumentale» e l’errore è stato «prendere per buone molte cose che mi sono state dette perché il loro numero esatto nessuno lo sapeva e nessuno lo sa». Fra i «momenti peggiori vi sono state le minacce» non tanto contro di lei direttamente - ricevute anche ieri ma nei confronti dei figli. Le definisce «atti di barbarie». Fra i momenti di tensione politica ricorda «una telefonata a Vendola che mi aveva criticato sulla riforma dell’articolo 18, gli dissi che ogni persona per bene, e dunque anche lui, avrebbe dovuto condividere che la fine del precariato è un buon obiettivo». Telefonate tese ne ha avute anche «con esponenti del centrodestra» ma tace i nomi mentre «due conversazioni avute con il presidente della Repubblica Napolitano sono stati fra i momenti migliori». Sempre a Napolitano guarda ora per la gestione della fine della legislatura: «Siamo nelle sue mani e ciò mi dà fiducia». Quando il nuovo governo si insedierà si aspetta che il successore la incontri «come feci con Sacconi».

Fornero si sofferma sul rapporto fra governo e imprese. «Serve una convergenza a favore della produttività, come avvenuto in Germania» per correggere l’approccio delle aziende che «hanno sostituito la svalutazione della lira con gli stipendi bassi». Il futuro della Fiat resta in cima ai pensieri: «Non possiamo rinunciare all’industria manifatturiera e dunque all’auto, la Fiat vuole restare in Italia ma le condizioni sono difficili per tutti, anche per lei, dobbiamo quindi stringere i denti ed affrontare una situazione difficile». Come dire: serviranno compromessi su entrambi i fronti. Terminato il breakfast, Fornero fa tappa al Palazzo di Vetro per discutere con il vicesegretario generale Jan Eliasson «il successo dell’azione italiana per nel far approvare la risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili» e «la valorizzazione del centro Onu a Torino» nell’ambito della ristrutturazione in atto. L’appuntamento seguente è a Wall Street, per discutere con i vertici della Borsa «perché le riforme intraprese sono di garanzia a maggiori investimenti in Italia». E in merito alle tesi della “business community” sulla necessità di tagliare la spesa osserva che «l’occupazione non può avvenire dal pubblico» ammettendo che i dipendenti dovranno diminuire. Al termine della giornata-maratona pronuncia all’Istituto di Cultura la “Honorary Lecture” intitolata a Gaetano Salvemini discutendo non solo di riforme ma anche delle «pari opportunità» a cui ammette «avrei voluto dedicare più tempo», a cominciare dai «diritti dei gay» perché «in Italia abbiamo un problema di rispetto delle diversità che nasce da debolezze di educazione».