Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 7/12/2012, 7 dicembre 2012
SANITÀ A PEZZI: È IL BONDI STYLE
[Il commissario deve tappare il buco del Lazio. soluzione? chiudere gli ospedali] –
Quattro ospedali da chiudere, quattro da ridimensionare, quasi duemila posti letto da tagliare. In soli cinquanta giorni Enrico Bondi, che ha aggiunto al compito di tagliare la spesa statale quello di commissario alla Sanità del Lazio, ha capito tutto. Il deficit sanitario della regione sfiora gli 800 milioni di euro per il solo 2012? Be’, non è complicato, basta tagliare. Gli ospedali costano troppo? Chiudiamoli. Curarsi è un lusso insostenibile? Smettiamo di curarci.
Può esserci una logica nel piano di tagli indiscriminati che a prima vista poteva fare un contabile qualsiasi, senza scomodare un supermanager di 78 anni. Ma i ragionamenti di Bondi sono ignoti, per la semplice ragione che il chimico di Arezzo non comunica. Fedele all’insegnamento del suo mentore, il fondatore e padre-padrone di Mediobanca Enrico Cuccia, Bondi non parla. Compila tabelle ed emette sentenze.
IL SUO NOME viene spesso accompagnato dal nomignolo di derivazione cinematografica “Mani di forbice”. L’Italia della crisi ha interiorizzato il sacro terrore del medico pietoso, e Bondi si compiace di essere spietato. La sua fama di micidiale tagliatore ha in genere connotati positivi: la potatura fa bene alle piante, l’amputazione dell’arto infetto salva la vita, il taglio degli sprechi salva aziende private e amministrazioni pubbliche. Eppure una rilettura non acritica il suo curriculum, più che al successone hollywoodiano Edward mani di forbice, fa pensare a un film più intonato al tratto ruspante di Bondi: Attila flagello di Dio, 1982, regia di Castellano e Pipolo, protagonista Diego Abatantuono. Medici e infermieri della Capitale, e con loro tutti gli abitanti del Lazio che non stiano scoppiando di salute, facciano gli scongiuri, perché veramente dove passa Bondi non cresce più l’erba.
Le biografie ufficiali gli attribuiscono il merito storico di aver risanato la Montedison uscita dal disastro del crac di Raul Gardini. Nessuno nota che dopo la cura Bondi la Montedison semplicemente non esiste più: l’ha smembrata e chiusa. Si è salvata solo l’azienda elettrica, la Edison, storico orgoglio dell’industria italiana finita però in mani francesi. Tra i tesori della Montedison c’era la Fondiaria Assicurazioni. Obbedendo al diktata di Mediobanca, Bondi l’ha ceduta a Salvatore Ligresti, che l’ha fusa con la Sai. Subito dopo Ligresti ha chiamato proprio Bondi per mettere a posto Fonsai. L’idillio è durato pochi mesi, la Fonsai ha fatto la fine nota.
NEL FRATTEMPO Bondi è andato a guidare Telecom Italia, per pochi mesi. Ha fatto in tempo a occuparsi di La7, in pochi giorni ha tagliato tutto il taglia-bile, ha cacciato Fabio Fazio coprendolo di miliardi di lire, ha cambiato due volte il direttore del Tg in due mesi, non per taglio dei costi ma per ossequio alle pretese del governo Berlusconi (anche i tagliatori efferati hanno un’anima e legittimi timori). Dopo 11 anni La7 non si è ancora ripresa: Bondi la voleva svendere, adesso Telecom Italia non trova chi se la prende.
Poi è passato al gruppo Lucchini, che non si è più ripreso ed è finito in mani russe. Infine a Parmalat, chiamato non dal governo, come erroneamente si ricorda, ma da Calisto Tanzi, non ancora arrestato ma già alle prese con 14 miliardi di euro di debiti. Industrialmente l’azienda era sana, Bondi si è occupato di trattare con le banche. La Parmalat è finita in mani francesi. Poco prima di essere chiamato da Mario Monti a officiare il rito della spending review, Bondi si è occupato anche del crac del San Raffaele di Milano, senza suggerire soluzioni miracolose.
Di Bondi, che pure nasce manager industriale, nessuno, neppure tra i suoi più entusiasti apologeti, ricorda una mossa convincente di gestione operativa. Nessuno ricorda che abbia fatto funzionare meglio qualcosa. Lui taglia, ma non sempre. Proprio due giorni fa, gli economisti Alberto Alesina e Francesco Giavazzi hanno scritto per il Corriere della Sera un velenoso editoriale che, senza nominarlo, sembrava scritto per lui. C’è taglio e taglio, dicono i due.
PER ESEMPIO, il taglio dei sussidi alle imprese, che lo stesso Giavazzi è stato incaricato di studiare per conto del governo dei tecnici, non è mai avvenuto, per lo stop imposto dagli alti burocrati ministeriali che “si oppongono sempre e comunque a riduzioni della spesa che amministrano”. Ecco, su di loro Bondi non riesce a imporsi, così come non si è mai imposto sui potenti dell’economia che lo incaricavano di “risanare” questo e quello. Fare la faccia feroce con anonimi direttori delle Asl - e non perché smettano di sprecare o rubare, ma di curare - quello sì. Gli viene benissimo. Forse perché è un uomo sereno: è dall’età di 59 anni (1993) che guadagna 5.800 euro al mese di pensione.