Eduardo Meligrana, il Fatto Quotidiano 7/12/2012, 7 dicembre 2012
ONOREVOLI SPRECHI: APPALTO D’ORO PER RIFARE LE POLTRONE
[Tre milioni di euro per sistemare scranni e tappezzerie] –
La leva del cambiamento in Parlamento? Il mal di schiena. Con ogni probabilità, il fastidioso disturbo corre a Montecitorio tanto da costringere i parlamentari a rinnovare anche quest’anno imbottiture e tappezzerie della Camera dei deputati. A dispetto della crisi, i deputati della Repubblica danno un taglio al passato e cambiano poltrone, addobbi e frange. Si tratta dei celebri 630 scranni rosso bordeaux di Montecitorio, dove i deputati trascorrono intense giornate. E non solo quelli, in realtà.
AD ESSERE ritappezzati saranno tutti gli arredi dei palazzi in uso alla Camera, come afferma Graziella Pitucco che si occupa del bando di gara a procedura ristretta “per il servizio di manutenzione, tappezzeria, falegnameria, opere vetrarie nelle sedi della Camera dei Deputati”. La Pitucco ricorda che “ogni tre anni” vengono sostituiti i tendaggi, per cui, nel suo percorso legislativo, ogni deputato ha il privilegio di vedere almeno due tessuti, magari dello stesso colore, sempre che non si ricorra ad elezioni anticipate ed il deterioramento degli arredi non richieda toppe o interventi straordinari. Il costo previsto dal capitolato è di quasi 3 milioni di euro, 2 milioni e 925 mila euro, Iva esclusa. Nel prezzo devono essere ricompresi: “Rivestimenti di strutture provvisorie con tessuto, moquette e loro rimozione; servizio di lavaggio di parati e tendaggi; fornitura e posa in opera di opere compiute di falegnameria, tappezzeria e opere vetrarie”. Anche sul piano simbolico, il pezzo forte, manco a dirlo, sono gli schienali e le sedute delle poltrone che compongono l’illustre emiciclo, firmate da Ernesto Basile, architetto della stagione Liberty, che dai primi del Novecento si occupò dei lavori a Montecitorio. Già allora non mancarono, quasi profetiche, le polemiche. I costi di ristrutturazione del seicentesco Palazzo e dei suoi arredi lievitarono da sei milioni e mezzo a circa trenta milioni di lire. Pur in scadenza il prossimo 14 dicembre, dell’appalto dei giorni nostri, nessuno sa molto e parla volentieri, se non dietro richiesta scritta da inoltrare “ai competenti uffici”. Alcuni rumors raccontano di ditte già certe dell’assegnazione. Giuseppe Leone, dell’ufficio stampa di Montecitorio, è sicuro che “non può essere così. Le scadenze degli appalti e le assegnazioni vengono riportate sul sito della Camera”. Leone ricorda, però, che in estate vengono fatte “diverse manutenzioni”. In effetti è vero, ma non
solo in estate. E’ ciclico lo sferragliare di falegnami, vetrai e tappezzieri, specie da quando il governo tecnico ha creato inattesi problemi d’Aula. Si, perché, a parte la parentesi Dini, non era mai accaduto che i 630 deputati avessero bisogno di sedersi tutti quanti. E questo non per l’inadeguatezza dell’arredatore d’interni della Camera, ma perché nei governi “politici” molti deputati assurgono ai ranghi dell’Esecutivo, dotato di un esclusivo, distinto banco d’Aula. I posti “utili” - cioè le postazioni dalle quali si può votare in comodità - sono 623, lasciando in overbooking sette parlamentari, anzi sei, visto che il Presidente dell’Assemblea ha il suo posto a parte. Nel febbraio scorso, il deputato leghi-sta Davide Cavallotto - noto per la battaglia contro i calciatori oriundi in nazionale e per quella contro il film “Vallanzasca” – osservò con stupore che la sua poltrona era stata sostituita.
CAVALLOTTO tuonò nei confronti di “qualche mente geniale che ha pensato di rifare le poltrone” e promise un’interrogazione parlamentare “per conoscere i costi e i responsabili di questa follia”. Anche quando Roma fu chiusa per neve, in Transatlantico furono viste pile di “cuscinoni” di pelle bordeaux accatastati fuori dall’Aula. Il tutto, però, il sabato e la domenica per non intralciare i lavori d’Aula.