Wanda Marra, il Fatto Quotidiano 7/12/2012, 7 dicembre 2012
IL PD “LEALE”, MA PRONTO AL VOTO
[Bersani assicura la propria fedeltà al governo, ma chiarisce: “le elezioni non ci fanno paura”] –
Ormai questa legislatura se ne può andare definitivamente a quel paese”. A dar voce al pensiero di molti nel Pd è un onesto deputato, mentre nell’Aula di Montecitorio è in corso la chiama per la fiducia al dl enti locali. Sono le 18 e la politica italiana precipita di nuovo nel caos. Nel Pd si moltiplicano le posizioni, le interpretazioni, gli scenari, con un unico comun denominatore: la coscienza che in realtà tutto si gioca in altri luoghi. A Palazzo Chigi, al Quirinale, nella testa di Silvio Berlusconi. I Democratici stavolta giocano di rimessa, tenendo fermi due punti: “responsabilmente” (la parola d’ordine di Bersani dall’inizio del sostegno al governo) saranno “leali” a Monti fino a fine legislatura; ma “non hanno paura delle elezioni” (la puntualizzazione è del segretario).
L’INTERVENTO in Aula del capogruppo, Dario Franceschini tra gli applausi è il vero indicatore del percorso. Quello del Pdl è stato “un gesto insieme incomprensibile e irresponsabile”. Mai nella storia del Parlamento, dice, “è capitato vedere un grande partito togliere la fiducia al governo senza nessuna spiegazione. Forse è arrivato un ordine nella notte”. Poi, due passaggi che negando accusano: “Non voglio credere che la motivazione di questo passaggio sia bloccare il dl sulle incandidabilità. E non voglio credere che sia per tenersi la facile nomina delle candidature con il Porcellum”. Dai banchi avversari partono le urla, le ironie su a chi convenga votare con la legge vigente. Ma Franceschini vuole essere chiaro : “State scaricando i vostri problemi interni sugli italiani. Noi vorremmo portare a termine la legislatura a scadenza naturale, mostrando al mondo un Paese responsabile, con un Parlamento che completa l’agenda parlamentare”. Ed ecco la chiave: “È irresponsabile mandare in fumo tutto questo e noi vorremmo chiarire di chi è la responsabilità”. Come dire, è prioritario in questa fase stabilire le colpe. Bersani arriva in Aula mentre il capogruppo comincia a parlare. Si siede in uno dei banchi più vicini, provvisoriamente, allunga le gambe, allarga le braccia. Un momento di rilassamento. Ma appena il collega di partito finisce il suo intervento si alza e raggiunge il suo posto vicino a lui. Tra gli applausi di tutti i deputati Pd in piedi. “Complimenti a Pier Luigi Bersani per aver vinto le primarie”, dice Fabrizio Cicchitto all’inizio del suo intervento. La soddisfazione di Bersani è palpabile: se è il Pdl a mandare tutto in fumo, i Democratici hanno comunque tutto da guadagnare. Spread a parte. Non a caso il “la” alla giornata lo dà la capogruppo a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, in mattinata, che dopo l’astensione del Pdl in Senato dice: “Monti vada al Colle”. In gergo politico salire al Colle in alcune circostanze significa rimettere il mandato. In questo caso la Finocchiaro voleva dire che sta a Napolitano trovare una soluzione. Ma Franceschini lo deve spiegare: “Noi rimettiamo ogni decisione nelle sue mani”. Bersani è andato di persona ad assicurare a Monti il sostegno fino a fine legislatura, ma di certo non ci sta ad approvare da solo o con l’Udc una legge di stabilità impopolare, mentre gli altri fanno campagna elettorale contro il governo. E dunque, o Napolitano trova un modo per garantirli o meglio votare. Difficile essere garantiti in una situazione in cui il Pdl in mano agli umori di Berlusconi.
DICE lo stesso Bersani, dopo gli incontri con Finocchiaro e Franceschini: “Siamo responsabili, ma non abbiamo paura del voto”. Andare a votare presto, con il Porcellum che li favorisce e il consenso guadagnato nei sondaggi grazie alle primarie non sarebbe certo una tragedia. E per molti parlamentari non doversi misurare con le primarie per le liste è una priorità.
Su questa linea si muove Bersani vedendo Casini in serata. Un incontro di 45 minuti che soprattutto ristabilisce un asse tra i due. Il leader Udc parlando in Aula si appella più volte ai moderati ragionevoli del Pdl. Per i centristi, visto che il campo moderato è tutt’altro che organizzato, andare a votare presto sarebbe un problema. I due si sono messi d’accordo sul sostegno a Monti ma Bersani ha anche confermato l’approccio “sereno” rispetto alla prospettiva di un voto anticipato. E per dirla con Arturo Parisi “Un governo scaduto è un governo scadente”.