Giampaolo Pansa, Libero 9/12/2012, 9 dicembre 2012
SENZA PROFESSORE È UN SALTO NEL VUOTO
Sembra che siano in molti a strillare felici: addio Monti! Stanno soprattutto sul versante del centrodestra, ma abbondano anche nel centrosinistra. Non mi stupisce la felicità di una parte del corteo guidato da Pierluigi Bersani e da Nichi Vendola.
Sono sempre più convinti di vincere le elezioni del 2013. Ed è naturale che si freghino le mani soddisfatti per la caduta dei tecnici.
C’è chi la fa con un minimo di stile, come il segretario del Partito democratico.
E c’è chi si abbandona a dichiarazioni trucide. È questo il caso del governatore della Puglia. Il compagno Nichi ha le maniere e i toni del capo guerrigliero che arringhi le proprie bande. Spiegando che, dopo il trionfo, avranno diritto allo stupro e al saccheggio.
A lasciarmi stupito sono i molti amici che penso di avere nel centrodestra. Ho imparato a conoscerli grazie ai miei libri revisionisti sulla guerra civile e poi scrivendo per Libero.Di solito si tratta di persone con la testa sul collo, moderate, attente ai propri interessi come è logico che sia. Però non indifferenti al più generale interesse del Paese.
Seguono con attenzione gli alti e bassi della crisi economica e finanziaria. Tengono d’occhio l’andamento della Borsa anche quando non possiedono azioni. Sono bene informati sul livello dello spread. Sperano che il sistema bancario regga, poiché i risparmi di una vita di lavoro li tengono nelle banche italiane. E non in Svizzera o in altri paradisi fiscali.
Ebbene, una parte di questi amici è contenta che il governo dei Professori stia per cadere. Accusano Monti delle peggiori nefandezze. Sono convinti che i tecnici abbiano sospeso la democrazia. Si mostrano imbufaliti dalle troppe tasse che pagano o dovrebbero pagare. E sperano che, una volta scomparso Monti, l’Italia ritorni a essere il Paese dei Balocchi. Ma soprattutto non sembrano porsi il problema dei problemi: quale governo arriverà dopo quello dei Professori?
CHI DOPO I PROF?
In proposito esistono due ipotesi, da verificare con il voto del 10 marzo 2013. Partiamo dall’ipotesi A, quella più probabile secondo tutti i sondaggi. È la vittoria di un fronte delle sinistre, guidato da Bersani. Che governo sarà? Quali connotati avrà? In che modo si comporterà? Le sinistre italiane le abbiamo già viste al potere per due volte, nel 1996 e nel 2006. In entrambi i casi non le guidava un reduce del vecchio Pci. Il premier era un democristiano doc, Romano Prodi. Quando venne mandato al tappeto per la prima volta da Rifondazione comunista, arrivò a Palazzo Chigi un esecutivo imprevisto capeggiato da Max D’Alema. Ma riuscì a restare in sella ben poco, quindi lasciò il passo a Giuliano Amato, un socialista cresciuto all’ombra di Bettino Craxi. E a quel punto la legislatura finì.
Nel 2006 il centrosinistra vinse per il rotto della cuffia. Però rimase in sella per un tempo brevissimo. Dopo un anno e nove mesi, Prodi venne mandato a picco dalle risse interne alla maggioranza e si dimise. Era il gennaio 2008, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sciolse le Camere. E nelle elezioni stravinse il centrodestra di Silvio Berlusconi.
Posso sbagliarmi, però non credo che un esecutivo Bersani- Vendola andrà a casa tanto presto. Si avvarrà di un bastione formidabile, la Cgil di Susanna Camusso. Il sindacato rosso diventerà in fretta il padrone segreto del governo. E accrescerà il tasso di arroganza che le sinistre stanno già rivelando. Vedremo all’opera un esercito che la vittoria ecciterà sempre di più.
Il possesso della piazza diventerà un obiettivo primario. Nessuno oggi può sapere chi sarà il ministro dell’Interno del governo B&V. Ma è facile presumere che verrà lasciato campo libero a cortei, manifestazioni di protesta, occupazioni, raid di propaganda violenta, aggressioni a figure dell’opposizione. Bersani è un politico saggio e cercherà di evitare questo inferno domestico. Però troverà un ostacolo difficile da superare nelle truppe di Vendola e nella Cgil.
Il persistere della crisi economica indurrà le sinistre a stangare i ceti sociali che considera avversari. Già oggi Bersani ripete di continuo uno slogan banale, se non fosse rischioso, visto il livello enorme dell’evasione fiscale: chi ha di più deve dare di più. A questo si aggiunge la minaccia della patrimoniale, una tassa incombente che verrà pagata da chi ha redditi superiori alla media ed è stato sempre tanto onesto da dichiararli per intero al fisco. Mentre gli evasori la scamperanno. E forse questo grande equivoco sarà l’inizio di una guerra sporca, il frutto di una concezione veterocomunista della società: un deserto dove si deve essere tutti uguali e vivere nello stesso modo.
QUALI RICETTE?
Del programma di governo delle sinistre non sappiamo ancora nulla. Non conosciamo neppure se alla coppia Bersani & Vendola si aggregherà un politico moderato come Pier Ferdinando Casini. Ho molta stima per lui e sarei pure tentato di votarlo. Ma se diventerà la quarta gamba del governo, dove la terza è la Cgil, non avrà la forza di essere un protagonista, anche perché i soci cercheranno di confinarlo nel ruolo della comparsa.
A questo punto entra in campo l’ipotesi B. È quella di un’eventuale vittoria del centrodestra. E soprattutto della sua capacità di scongiurare il brutto che si accompagna a un governo delle sinistre. Per riuscire a vincere, un blocco politico deve disporre di quattro punti di forza: un leader, un gruppo dirigente solidale, un programma, i voti necessari per battere gli avversari.
IL PIANO B.
Che cosa vediamo, in questa domenica 9 dicembre 2012? Il leader è Berlusconi. E non aggiungo altro perché i lettori di Libero sanno che cosa penso di lui. La sua voglia sfrenata di ritornare in campo ha regalato un avversario a Bersani & C. Le sinistre faranno rinascere il Comitato di liberazione dal Caimano. E questo gioverà molto alla loro campagna elettorale.
Un gruppo di comando coeso non esiste, dal momento che non è affatto certo che la squadra di Alleanza nazionale andrà al voto da sola o no, rischiando di trovarsi a braccetto con la Lega. Di un programma non c’è traccia. Purtroppo è possibile che sia quello che immaginiamo: disfare tutto ciò che ha costruito il governo Monti, ridurre le tasse pure a chi non le paga, dichiarare guerra all’euro e all’Europa, riesumare il peggio dei vecchi trionfi del Cavaliere.
Ma l’incognita più grande riguarda i voti. Berlusconi è in grado di ripetere i miracoli del 1994, del 2001, del 2008? Lui ritiene di sì. Il Cavaliere si comporta come se fosse ancora l’uomo che nel 1994 esordì da politico battendo la macchina bellica di Achille Occhetto. Ma allora Silvio aveva 58 anni, oggi ne ha appena compiuti 76. L’età è un peso tremendo. Fatelo dire a me che sono nato un anno prima del Cavaliere, però non pretendo di giocare al Piccolo Premier.
È probabile che nel centrodestra molti siamo convinti di rivincere. Un simpatico avanguardista come Renato Brunetta venerdì ha dichiarato a Libero: «Sento aria di vittoria». Mi ricorda un tale che sosteneva: «Sento profumo di prosciutto», e poi si ritrovò a succhiare soltanto l’osso.
Il vero leader di un serio centrodestra poteva essere proprio Monti. Aveva tutti i numeri politici, culturali, di esperienza e di carattere per diventarlo. Ma i media di quel blocco lo hanno sempre dipinto come un vampiro succhiasangue, colpevole di un’infinità di reati. Compreso quello assurdo di non aver fermato ai confini italiani una recessione mondiale.
Il centrodestra ci conferma che l’Italia è il paese delle occasioni perdute. Da noi nessuno può essere certo di farcela. Neppure la ditta Bersani & Vendola. Per questo il Bestiario seguita a pensare che l’addio a Monti sia un salto nel buio. E non la festa del rinato Paese dei balocchi.