Luca Ricci, la Lettura (Corriere della Sera) 09/12/2012, 9 dicembre 2012
LA CORSA AL LIBROPANETTONE
Non si giudica un libro dalla copertina, bensì da come viene impacchettato. Sembra un paradosso, ma in fondo non lo è. In vista del Natale, nel periodo cioè di maggior fatturato per l’intera filiera editoriale, i libri si trasformano in strenne e vengono acquistati per lo più indipendentemente dalla loro qualità letteraria, al solo scopo di essere regalati. Il contenitore conta più del contenuto, il packaging ha la meglio sullo stile, e fioccano i cofanetti, le edizioni speciali e i titoli ad hoc di gusto festivo. Così non desta scalpore che Léonie, l’ultimo titolo di Sveva Casati Modignani per Sperling & Kupfer, sia stato avvolto in una gustosa sovraccoperta rossa, tipo mantella di Babbo Natale (o tovaglia da cenone), come rossa è la copertina del nuovo libro dell’alma mater di tutti i bestsellerismi, J.K. Rowling, Il seggio vacante, che Salani ha appena mandato in libreria. Mondadori ha pensato bene di riunire le Cinquanta sfumature in un unico cofanetto, dotando la confezione del seguente claim: «Il libro più desiderato dell’anno» (niente comunque in confronto all’audacia del cofanetto anglosassone, che pare sia abbinato a un kit di sex toys, gli stessi usati dai personaggi della storia).
Ma ci sono anche collane inventate appositamente per planare sotto gli alberi di Natale. Sempre Mondadori rivoluziona la grafica di dieci Meridiani — lasciandone intatto il contenuto — affidandone il disegno di copertina a Tullio Pericoli (e dimezzandone il prezzo). L’operazione è accompagnata da cartelloni pubblicitari in cui i volumi formano un abete sormontato da una stella luminosa. Ma ancor più natalizia è la nuova serie della collana Numeri Primi dedicata ai premi Nobel: il rivestimento traslucido della copertina rigida è di fatto già un pacchetto, è un dono bell’e pronto per essere caricato sulla slitta trainata dalle renne. E c’è chi non rinuncia all’antologia a tema — come Sellerio che ha fatto uscire Capodanno in giallo (i celebri investigatori di Andrea Camilleri, Marco Malvaldi, Francesco Recami e molti altri alle prese con il veglione del 31 dicembre).
Di certo a Natale è possibile riscoprire anche dei classici che, opportunamente organizzati in raccolte strenna, diventano all’improvviso appetibili. È il senso dei titoli einaudiani L’incanto di Natale e Aspettando il Natale dove si possono trovare chicche di Camillo Boito, Carlo Dossi, Cesare Zavattini e Grazia Deledda (alla quale è dedicata anche la raccolta delle Edizioni Fahrenheit 451, Il Natale dei consiglieri e altri racconti). Medesima operazione virata al giallo e al noir per Polillo Editore con i volumi Delitti di Natale e Altri delitti di Natale con pezzi di Ellery Queen, Georges Simenon, Agatha Christie. Tra la ressa d’iniziative spunta anche un Dino Buzzati a cura di Lorenzo Viganò negli Oscar Mondadori dal titolo inequivocabile: Il panettone non bastò. Scritti, racconti e fiabe natalizie.
Le librerie prendono un inconfondibile sapore di aghi di abete e di caldarroste in questi giorni. Eppure la strategia molto aggressiva d’impilare i titoli con maggior appeal commerciale nei punti sensibili dei negozi, con l’avvicinarsi del Natale, diventa ancora più esasperata. I volumi intrecciati uno sopra l’altro ricordano, manco a dirlo, giganteschi panettoni. E si potrebbero definire proprio così quei potenziali bestseller che ogni anno escono ineluttabilmente tra la fine di ottobre e l’inizio di dicembre: libripanettone. Alcuni sono brutti a prescindere, però farne una questione soltanto estetica per una volta sarebbe fuorviante. Basta scorrere il ventaglio degli autori italiani su cui si punta quest’anno: Luciana Littizzetto, Erri De Luca, Stefano Benni, Andrea De Carlo, Federica Bosco, Mauro Corona. Voci troppo eterogenee per essere accumunate da una sola istanza critica. Quello che davvero salta agli occhi ai meno distratti, quelli cioè per cui le librerie hanno smesso da tempo di essere un luogo innocente in cui si vende una merce speciale chiamata cultura, è l’onnipresenza di quegli autori e dei loro titoli. Dalla vetrina al bancone delle novità fino alla cassa ci perseguiteranno. E avremo un unico modo per liberarcene: acquistarli. Naturalmente insieme a una carta regalo a tema natalizio: palle di neve, agrifogli, renne.
La verità è che mai come a Natale la lotta per la sopravvivenza dei titoli sui banconi delle librerie si fa aspra e spietata, quasi da darwinismo sociale. In Canto di Natale Charles Dickens racconta la commovente conversione di Ebenezer Scrooge, un uomo arido che proprio grazie allo spirito della festa decide d’impegnarsi per rendere il mondo un posto migliore, ma si tratta appunto di una storia fantastica. Possiamo comunque sognare che un promotore di una casa editrice dica: «Quest’anno in vista del Natale daremo importanza a quei titoli che per il resto dell’anno sono rimasti nell’ombra». E un direttore di libreria rilanci: «Visto che a Natale siamo più buoni, tutti i libri avranno lo stesso spazio e le stesse chance di vendita». E un autore di bestseller infine aggiunga: «Questo natale voglio essere meno visibile, deve vincere la bibliodiversità».
Insomma se come dicono il cinepanettone è morto (ma c’è da dubitarne), il libropanettone non è mai stato così bene. Agli acquirenti un’ultima domanda che suoni come ammonimento per una scelta più consapevole: siete davvero sicuri che quel libro che avete appena comprato sia proprio ciò che desideravate (regalare o regalarvi), e non quello che altri hanno voluto che desideraste (regalare o regalarvi)?
Luca Ricci