Gianni Mura, la Repubblica 9/12/2012, 9 dicembre 2012
Sia lieve la terra a Luigi Bonizzoni detto Cina. Se n´è andato in settimana con la stessa discrezione che mostrava in vita, la stessa umiltà
Sia lieve la terra a Luigi Bonizzoni detto Cina. Se n´è andato in settimana con la stessa discrezione che mostrava in vita, la stessa umiltà. Cina l´aveva chiamato, per via degli occhi vagamente orientali, Gianni Brera, definendolo suo allenatore nei Boys di Milano, prima della guerra. Mi ero sempre chiesto perché due del 1919 avessero ruoli così diversi. Vivente Brera, il Cina non lo smentì mai. «Gianni aveva un buon shoot di destro», mi disse il giorno dei funerali. Avevano giocato insieme, disse anni dopo, ma da avversari, lui nelle giovanili del Milan, Brera in quelle dell´Inter. Della sua morte, del suo passato hanno scritto in pochi: la Gazzetta, Avvenire, su quest´ultimo aveva scritto per una ventina d´anni. Con Brera al Guerino, ne era stato segretario di redazione. Un gentiluomo, il Cina: dava del lei ai calciatori e anche ai giovani cronisti, qual ero quando lo intervistai. Allenava il Foggia. I suoi maestri erano stati Felsner, Garbutt, Banas. Da giocatore non vide mai la A e smise presto. Da allenatore scrisse libri di tecnica tradotti anche in Cina. Col Milan vinse lo scudetto 1958-59. Alla festa dei 100 anni rossoneri non fu invitato e ci rimase male. Ma i ricordi non hanno bisogno d´invito: c´era il Cina in tuta, con Schiaffino a fianco e pioveva che Dio la mandava quando Rivera fece il provino al campetto di Linate, e pure nel fango fece capire chi era e cosa poteva diventare, e così passò dall´Alessandria al Milan. Il Cina lanciò in prima squadra due futuri ct, Trapattoni e Zoff, e altri tre li allenò: Fabbri, Maldini e Valcareggi. E fu anche il primo allenatore della Nazionale cantanti. Il Cina raccontava storie lontane, che oggi possono sembrare incredibili ma sono certamente vere. Di quando allenava il Brescia, e a Vicenza c´era Fulvio Bernardini. Un freddo micidiale e nel secondo tempo, più attrezzato con le coperte, Bernardini invita Bonizzoni a sedersi con lui in panchina, e i due tecnici avversari si stringono sotto la stessa coperta e si dividono le sigarette, col Brescia avanti 3-0. Nel 1952 Piercarlo Beretta, detto Carlìn, presidente del Brescia, inviò per tre settimane Bonizzoni a Londra perché studiasse da vicino l´organizzazione dell´Arsenal, non solo quella tecnico-tattica, anche il modo di comportarsi dei titolari con le riserve. Quando, al rientro, il Cina presentò la nota-spese Beretta si stupì per quanto era leggera. Gli chiese: «Ma dove ha dormito? Su una panchina della Victoria Station?». Il Cina era colto, avrà scritto centinaia di aforismi sul calcio. A uno era particolarmente affezionato: «L´importante nel calcio è capire, solo che si capisce sempre dopo». In una stagione era capace di passare dalla serie A alla serie D (Marsala), «perché conta come si lavora, non dove». Tutti quelli passati dal Supercorso di Coverciano lo ricordano come un galantuomo, ed è giusto così. Giusto anche, da parte mia, ringraziare i titolisti della Gazzetta per la pirotecnia delle scelte. Da un po´ sono in aumento gli accrescitivi e i diminutivi: impresona, sorpresona, rimontona, aiutino, rimontina, rimontella. I giochi di parole su Stramaccioni ho smesso di contarli. Ieri, "Ancelottoui" era difficile da ignorare e anche da digerire. La grafica, ovviamente, aiuta. Ancelott in arancione, oui in nero è come comporre il prefissuccio della battutona. Occhio che arriva. Non ve l´aspettavate, eh? Basta sintonizzarsi, io m´aspetto di tutto. Che Mancini vada allo Zenit, gli giri male ed ecco il titolo: Manciniet. Un infortunio a Giovinco? GiovinKo. Un viaggio alla scoperta del goleador dell´Inter? Il Milito ignoto. Tabelle juventine? Conte fa i conti. Dichiarazione d´intenti? Con te, Conte. "Intrigone", sempre ieri, come titolo di prima pagina era bellissimo. Quasi ai confini della realtà. Sempre di mezzo il Psg in un valzerino Psb (Pastore- Sneijder-Balotelli) con Milan e Inter interessate a Pastore, ma prima l´Inter deve piazzare da qualche parte Sneijder e il City cedere Balotelli. Berlusconi, per quanto concerne il Milan, ha smentito (cosa che non significa nulla, ma va registrata). Come ci si possa accapigliare su un giocatore che non gioca da mesi, uno che gioca pochissimo e uno che sta giocando male mi sfugge, ma non ha importanza. Importante è che esistano ancora gli oratori e il ct degli oratori, leggo sempre sulla Gazzetta, è da ieri Emiliano Mondonico. Quelli della mia generazione tendono a parlare dell´oratorio, luogo dove hanno tirato i primi calci a un pallone e spesso imparato qualcosa, come di una realtà estinta. Invece esistono ancora, solo che non lo sappiamo perché abbiamo smesso di frequentarli cinquant´anni fa. Mondonico mi piace perché del suo giro, in tv, è quello che parla più chiaro e schietto. Buon lavoro a lui.