Paolo Baroni, La Stampa 9/12/2012, 9 dicembre 2012
È una corsa contro il tempo, un percorso accidentato, tutto in salita quello che attende il governo ed il Parlamento da lunedì al giorno del presumibile scioglimento delle camere, che potrebbe avvenire anche prima di Natale anziché a metà gennaio come si ipotizzava sino a ieri
È una corsa contro il tempo, un percorso accidentato, tutto in salita quello che attende il governo ed il Parlamento da lunedì al giorno del presumibile scioglimento delle camere, che potrebbe avvenire anche prima di Natale anziché a metà gennaio come si ipotizzava sino a ieri. Nell’agenda sulle cose da fare concordata venerdì scorso da Pdl, Pd e Udc con presidente della Repubblica c’erano alcuni punti fermi e diverse variabili. Ora l’annuncio delle dimissioni di Monti ed il precipitare della crisi rischia di cambiare l’agenda in maniera significativa. L’ingorgo parlamentare è garantito, perché ci sono tanti provvedimenti da approvare e diversi decreti sul filo della scadenza. Ora, posto che Montecitorio lavora dal martedì al venerdì e palazzo Madama dal martedì a giovedì, sarà inevitabile il ricorso a sedute notturne e votazioni anche nei fine settimana, sette giorni su sette. Legge stabilità La priorità assoluta («per evitare l’abisso dell’esercizio provvisorio» come ha detto Alfano) verrà data alla legge di stabilità, la vecchia finanziaria che però stando al vecchio calendario - dovrebbe approdare in Senato solo il 18 per essere approvata in settimana e quindi passare negli ultimi giorni dell’anno (il 27) di nuovo alla Camera per il via libera finale. I 1500 emendamenti presentati in questi giorni non dovrebbero rappresentare un problema eccessivo, ma essendo questo l’unico provvedimento «blindato» dovrà farsi carico di alcune questioni rimaste aperte. Poche ma selezionate, per evitare di trasformare in dl in un provvedimento omnibus. Anche se venerdì il relatori non escludevano di infilarci dentro pure il milleproroghe di fine anno. Come prima cosa dovrà dare una risposta alla questione dei 260 mila precari della pubblica amministrazione i cui contratti scadono a fine anno (si ipotizza una proroga sino a metà 2013), quindi verranno rifinanziati gli ammortizzatori in deroga, e trasferita tutta l’Imu ai comuni. Poi andrà riformulata la Tobin tax (escludendo i derivati dalla nuova tassa), previste nuove misure a favore dei terremotati dell’Emilia e sulle cartelle pazze. Lavoro e catene neve Il Pdl però insiste anche (con Sacconi e Castro) per cancellare le norme della riforma Fornero che riducono la flessibilità in entrata. E poi, per evitare di toccare il decreto sviluppo si dovrebbe correggere la norma che introduce l’obbligo per tutti dei pneumatici da neve, come pure lo scivolo verso la pensione concesso ai manager e la deroga alla precedenza nelle assunzioni assicurata ai lavoratori in mobilità, come chiede a gran voce il Pd. Decreto Ilva Il decreto per l’Ilva che ha disposto il dissequestro degli impianti di Taranto e ripristinato la possibilità di continuare l’attività produttiva ed al tempo stesso avviare il risanamento del sito produttivo dovrebbe essere un’altra provvedimento prioritario. Ma non è detto che resti in agenda. Pareggio bilancio Altra priorità «irrinunciabile» per il Capo dello Stato è il ddl costituzionale per l’attuazione del pareggio di bilancio. Il provvedimento verrà votato martedì alla Camera e poi passerà al Senato. Assieme al dl Stabilità è l’unico menzionato nella nota in cui Monti annuncia le sue dimissioni. Decreto sviluppo A chiedere pista libera però è soprattutto il decreto sviluppo che va convertito il legge entro il 18 dicembre pena la decadenza. Il Senato lo ha approvato nei giorni scorsi ora la Camera ha appena sei giorni utili per ratificarlo. Taglio province L’ingorgo delle leggi in scadenza, obbligate o già incardinate e quindi più avanti nell’iter parlamentare, più una serie evidente di difficoltà lascerà inevitabilmente sul campo un’altra serie di provvedimenti. La riforma delle province (dl 188), tra mille difficoltà e contrasti è di fatto arenato in commissione al Senato, già molto depotenziato e bloccato da veri contrapposti. Dovrebbe arrivare il aula martedì e poi passare al Senato. Scade il 15 gennaio. Il Pdl ieri ha già annunciato che farà le barricate. Riforma elettorale La legge che modifica il Porcellum è ancora in commissione affari costituzionali e teoricamente dovrebbe anche questa arrivare in aula martedì. Ancora venerdì al Quirinale il presidente Schifani non ha escluso la possibilità di apportare qualche ritocco. Idem ieri Berlusconi, ma si tratta di uan pia illusione: la sua strada è infatti tutta il salita, dovrebbe passare ancora alla Camera ma a questo punto siamo già fuori tempo massimo. Delega fiscale È il provvedimento che dovrebbe dettare le linee di quella riforma fiscale da anni attesa da imprese e contribuenti: la Camera l’ha già approvata, ora si trova ferma in Commissione finanze del Senato dopo che l’aula durante la sessione di bilancio l’ha rispedita indietro. Scarsissime possibilità di approvazione, anche per la contrarietà del governo ad alcune modifiche introdotte. Ddl semplificazione È rimasto al palo: trasmesso alla Camera non è nemmeno mai stato assegnato alle commissioni. Alcune misure potrebbe venire recuperate nella legge stabilità. Salva infrazioni Ue Il decreto salva-infrazioni Ue, un provvedimento omnibus che recepisce una serie di direttive europee che l’Italia aveva dimenticato (libera circolazione persone, parità di trattamento, concorrenza e aiuti di Stato, fiscalità e dogane, lavoro e politica sociale, sanità e ambiente) è stato approvato giovedì dal consiglio dei ministri. Il presidente della Repubblica aveva messo anche queste norme tra i preferiti del suo menù. Possibile che anche questo provvedimento venga salvato con la legge di stabilità. Che per marciare spedita dovrà però trovare il più possibile pista libera: si rende necessario ridefinire quanto prima i calendari dei lavori di Camera e Senato per chiudere tutti i giochi magari prima di Natale.