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 2012  dicembre 09 Domenica calendario

Il Fondo pensioni della Banca d’Italia, alla quale ora compete anche la vigilanza sulle assicurazioni, vende il suo 4,5% di Generali

Il Fondo pensioni della Banca d’Italia, alla quale ora compete anche la vigilanza sulle assicurazioni, vende il suo 4,5% di Generali. Via Nazionale vuole evitare conflitti d’interesse. Con quelle azioni, infatti, il vigilante si troverebbe a vigilare su un soggetto nel quale sarebbe coinvolto per 900 milioni. La Banca ha così sondato, come acquirente, la Cassa depositi e prestiti, la Cdp. I soci eccellenti di Generali hanno arricciato il naso. Temono la politica a Trieste. Hanno ragione? Mah. In via preliminare, chiariamo tre punti: a) a differenza del settore privato che ha convissuto serenamente con i conflitti d’interesse di Berlusconi e di tanti altri, la Banca d’Italia si accinge a risolvere subito questo problema; b) di conflitti, però, ce n’è un altro: le Generali detengono quote della Banca d’Italia, dunque il controllato controlla il controllore, ma nessuno ne parla né a Roma né a Trieste; c) Generali e Mediobanca non si stracciano le vesti, se la Cdp entra in società con la loro Telecom Italia. Che certi privati siano mercatisti a corrente alternata? Nelle Generali non c’è diritto di gradimento: il commercio delle azioni è libero. Tutti hanno facoltà di consigliare tutti, ma sta a Banca d’Italia e Cdp decidere gli affari di loro competenza. I soci eccellenti auspicano un collocamento sul mercato. E cioè una vendita a sconto. A pensar male si direbbe che contano sul conseguente, provvisorio ribasso per arrotondare in modo conveniente le proprie quote. Meglio sarebbe se De Agostini, Caltagirone, Del Vecchio o altri comprassero subito: la Cdp o il Fondo pensioni chiederebbero solo un piccolo premio, data l’entità del pacchetto. Ma la prospettiva, forse, è diversa. Oggi c’è un 10-12% ballerino in Generali. Mediobanca, Fonsai, Banca d’Italia e forse pure i soci veneti sono in vario modo venditori. Le Generali sono da sempre scalabili con un’Opa. Smontando la compagine attuale, il controllo di fatto potrebbe passare di mano anche senza Opa. Dove si vuole arrivare, dunque? Ma anche in Cdp serve cautela. Se il 4,5% delle Generali lo comprasse, il sistema Cdp uscirebbe dal seminato. Le querelle azionarie non sono affar suo. Ma se la Banca d’Italia cedesse le sue Generali in cambio di titoli del sistema Cdp, emergerebbero un’opportunità e un rischio. L’opportunità sarebbe la partecipazione del mondo Bankitalia al mondo Cdp. Che sarebbe ricapitalizzato e troverebbe nel nuovo socio un ulteriore presidio contro le ingerenze della politica politicante (che al momento non ci sono). Il rischio consiste in un possibile, nuovo conflitto d’interessi. Da tempo, infatti, sono in corso colloqui per definire modi, contenuti e perimetro della vigilanza della Banca d’Italia sulla Cdp. Per evitare imbarazzi, la Cdp potrebbe offrire al Fondo pensioni della Banca d’Italia quote del Fondo strategico in cambio del pacchetto Generali. Certo, i profani vedrebbero ancora un certo incrocio, sia pure tra soggetti — il Fondo pensioni e il Fondo strategico — giuridicamente distinti dalle case madri. Ma se questa sarà la sentenza, sarà interessante ascoltarne le motivazioni. Per lo statalismo e l’antistatalismo, ripassare un’altra volta. mmucchetti@rcs.it