Massimo Gramellini, La Stampa 8/12/2012, 8 dicembre 2012
Magari sono troppo cinico, o troppo repubblicano, ma non mi capacito che un’infermiera inglese, madre di due figli, si sia suicidata per la vergogna di avere abboccato a uno scherzo telefonico che ha creato qualche trascurabile grattacapo alla monarchia del suo Paese
Magari sono troppo cinico, o troppo repubblicano, ma non mi capacito che un’infermiera inglese, madre di due figli, si sia suicidata per la vergogna di avere abboccato a uno scherzo telefonico che ha creato qualche trascurabile grattacapo alla monarchia del suo Paese. Gli amanti del genere (la realtà è che non mi capacito nemmeno che esistano amanti del genere) sapranno già tutto: Jacintha, l’infermiera dell’ospedale che ospita la duchessa incaricata di sfornare l’erede al trono, prende la telefonata di una disc jockey australiana che si spaccia per la Regina. L’incauta abbocca e le passa la caporeparto, che racconta via etere alla finta sovrana il decorso felice della gravidanza ducale. La goliardata intasa per qualche ora il flusso delle notizie inutili del globo. Pare che Jacintha non abbia retto all’umiliazione. L’ospedale non l’aveva sgridata, ma gli inglesi sono giapponesi biondi: molti di loro coltivano un esasperato e per noi incomprensibile senso dell’onore. Adesso cominceranno i processi alla invadenza fatua delle radio e i più indignati saranno proprio quelli che le tengono accese tutto il giorno per ascoltare banalità a ruota libera, scappando terrorizzati appena qualcuno si azzarda a spostare la conversazione su temi meno futili. Io invece continuo a pensare a Jacintha: all’enormità del suo sacrificio e alla modestia, almeno per me, della motivazione. Forse è vero che gli inglesi sono così restii a manifestare le emozioni perché sanno in cuor loro di non riuscire a controllarle.