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 2012  dicembre 08 Sabato calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 58

(Daniel Barenboim, «La musica è un tutto. Etica ed estetica» e da Daniel Barenboim, «La musica sveglia il tempo») –

Barenboim, una vita per la musica

Poesia

La leggenda di Abu Nuwas, il poeta arabo dell’VIII secolo che si presentò a Khalaf al-Ahmar per chiedergli consiglio sul modo di scrivere poesia, e si sentì dire di cominciare con l’imparare a memoria 1.000 poesie. Abu Nuwas obbedì e poi tornò a recitarle davanti al maestro, che a quel punto gli ingiunse di dimenticarsele.* Domande noiose

L’intervistatore fa ascoltare a Barenboim alcuni momenti della Sonata Waldstein di Beethoven in tre sue diverse incisioni discografiche: della fine degli anni 60, del principio degli 80 e del 2005. Intervistatore: «Vorrei parlare di interpretazione. (...) Quali sono i fattori che incidono maggiormente nel momento in cui lei esegue ancora una volta un pezzo già eseguito tante volte in passato: il pianoforte che usa, la conformazione della sala da concerto, lo stato d’animo del momento, il pubblico?». Barenboim: «È una domanda noiosa. Sono tutte cose del passato». Intervistatore: «Ma la Waldstein lei la suonerà di nuovo tra pochi giorni». Barenboim: «È solo questo che mi interessa, come la suonerò la settimana prossima».

Bambino

Barenboim aveva 9 anni quando, nel 1952, lasciò per la prima volta Buenos Aires dov’era nato. Era la prima volta che metteva piede in Europa, la prima volta che vedeva Salisburgo. Incuriosito da una locandina che annunciava una rappresentazione del Flauto magico di Mozart e visti i biglietti esauriti, si intrufolò da solo, incitato dalla madre, dentro il teatro. Si sistemò in un palco. Si addormentò ai primi accordi dell’orchestra. Si svegliò durante la rappresentazione e si mise a piangere, spaventato. Una maschera lo accompagnò fuori, dai genitori.

Debutto

Il debutto di Barenboim sul palcoscenico, solista nel Concerto in la maggiore per pianoforte e orchestra K 488 di Mozart, a Buenos Aires. Il critico della Nación scrisse che era dai tempi di Mozart che non si sentiva un tale enfant prodige. Quello della Prensa che non si capiva perché il Teatro Colón avesse fatto debuttare un pianista così giovane e privo di talento.

Nazisti

Nei campi di concentramento in cui i prigionieri avevano il permesso di suonare nelle orchestre allestite per gli ufficiali nazisti, era proibito suonare Wagner, musica giudicata troppo elevata per gli ebrei.* Israele

Il tabù dell’esecuzione di Wagner in Israele infranto da Barenboim nell’estate del 2001. A Gerusalemme, sul podio della Staatskapelle Berlin, Barenboim diresse il Preludio e morte di Isotta come bis, dopo una discussione di 40 minuti con il pubblico. «Fui io stesso a invitare ad andarsene quelli che volevano farlo. Solo 20 o 30 persone, contrarie all’ascolto della musica di Wagner, abbandonarono la sala. Il giorno dopo fu creato il caso, quando i politici gridarono allo scandalo, benché nessuno di loro fosse presente al concerto».

La minore

A 12 anni Barenboim si trasferì a Parigi per studiare armonia e contrappunto con Nadia Boulanger. Prima lezione: sul leggio c’era Il clavicembalo ben temperato di Bach, la Boulanger «scelse il Preludio in mi minore dal Libro I e disse: “Bene, ragazzo mio, adesso questo me lo suoni in la minore”. Prese un righello e quando suonavo una nota sbagliata mi dava un colpetto sulle dita».

Orecchie

Le orecchie del pubblico della musica classica oggi «vengono regolarmente allenate – negli ascensori, nelle sale d’aspetto dei medici, negli aeroporti e nei ristoranti – a ignorare le informazioni che ricevono».

Rubinstein

Arthur Rubinstein all’inizio della carriera diceva che il 75% del suo pubblico era in grado di suonare la maggior parte dei brani del suo repertorio; 50 anni più tardi dichiarava di ritenersi fortunato se il 25% del suo pubblico possedeva qualche suo disco.

Ore 20

«C’è che alle 20 inizia il concerto e alle 20 devi farlo. Una dimensione di inevitabilità che adoro».

Occidente

Di una sequenza musicale ricordiamo la prima esposizione e la memoria uditiva ci porta ad aspettarci di udirla di nuovo. La struttura della maggior parte della musica occidentale è legata a questo principio.* Vecchiaia

«Ho imparato tanto repertorio da piccolo. Tutto quello che ho imparato fino a 25 anni è come stampato, commetto errori di memoria come tutti, però è come stampato per sempre. Tutto ciò che ho memorizzato dopo i 25 anni è invece molto più fragile. Adesso ho 24 anni...».

Notizie tratte da: Daniel Barenboim, «La musica è un tutto. Etica ed estetica», Feltrinelli, 12 euro, e da Daniel Barenboim, «La musica sveglia il tempo», Feltrinelli, 15 euro (*).