Notizie tratte da: Clemente Mimun # Ho visto cose... # Mondadori 2012 # pp. 179, 18 euro., 8 dicembre 2012
LIBRO IN GOCCE NUMERO 57
(Clemente Mimun,«Ho visto cose…») –
Mimun, 40 anni di telegiornalismo
Giovinezza Clemente Mimun, 59 anni, attuale direttore del Tg5, già direttore del Tg2 (1994-2002) e del Tg1 (2002-2006), prima craxiano, poi berlusconiano, laziale sfegatato, ebreo al quadrato. Però nel 1970 essendo la famiglia emigrata in Israele tornò in Italia e si mantenne facendo il fattorino all’agenzia di stampa democristiana Asca: «Per arrotondare di notte portavo i giornali freschi di stampa al direttore e all’onorevole Piccoli, per aggiungere altre 15 mila lire accettai di caricare nell’auto aziendale i bollettini dell’agenzia, tra i tre e i quattro quintali di carta sulla schiena, poi raccoglievo la spazzatura dal terzo piano al piano terra, sono orgoglioso di essere partito dalla gavetta, senza avere in famiglia un onorevole, un porporato, un notaio o un avvocato di grido».
Mammuth Nel 1990 i socialisti avevano diritto al posto di capo degli speciali del Tg1. Non si usciva dalla guerra tra intiniani, martelliani, demichelisiani con i nomi di Giancarlo Santalmassi e Paolo Bolis sempre in lizza, e l’impossibilità di arrivare a un accordo finché Craxi sbottò: «Metteteci Mammuth!».
Scrocchiatina «Mo’ te damo ‘na scrocchiatina, poi se mettemo a sede e s’accordamo» (il sindacato si presenta a Mimun che, nominato direttore del Tg2, sta preparando il piano editoriale).
Palle «Misi alla conduzione del telegiornale della sera Attilio Romita e Francesco Giorgino. Entrambi pugliesi, in dura concorrenza tra loro, avevano in comune un elemento: stavano sulle palle a gran parte della redazione ed erano ambiziosissimi».
Tremonti «Ero stato nominato da poco alla direzione del Tg1 e venni a scoprire che Tremonti aveva chiamato di sua iniziativa la troupe per raccogliere una sua dichiarazione. Cose da pazzi. Gli telefonai e dissi: “Ma che, siamo il Radio Taxi? O il Pronto Pizza?”. Lui replicò: “Noi del Tesovo siamo gli azionisti di vifevimento”. “Che c’entra? - dissi - L’ufficio stampa doveva farmi una telefonata e io, se avessi ritenuto la notizia utile per il telegiornale, avrei mandato giornalista e telecamere. Così non si può proprio fare”. Replicò subito: “Eh sì, adesso ci mettiamo a fave le cevimonie”. Lo mandai a quel paese e riattaccai. Sapendo bene di aver usato un linguaggio non propriamente istituzionale e non pentendomene affatto, mi costituii subito, attraverso una telefonata a Palazzo Chigi: “Ho appena mandato a quel paese il ministro dell’Economia, che certo se ne lamenterà. Non sono pentito, e se questo fosse il prezzo da pagare per dirigere il Tg1, be’, scrivo subito la lettera di dimissioni”. “Ha fatto bene, Mimun”, fu la risposta».
Berlusconi «Una sola volta sono andato a Palazzo Chigi con Berlusconi presidente, fu il giorno in cui ne usciva perché era caduto il governo (1995). Lo trovai nei suo studio, davanti a sette televisori che trasmettevano sette sue interviste, mentre segnava su un taccuino le cose da notare, a cominciare da luci e inquadrature e prendeva appunti su quello che diceva. Una scena indimenticabile. Alle nostre spalle passò Marinella Brambilla, la sua segretaria di sempre, che gli chiese: “Questo quadro l’ha acquistato lei, lo impacchetto insieme agli altri?”. Berlusconi rispose: “Ma no, lasci stare, tanto si torna”».
Wojtyla Wojtyla chiese a bruciapelo a Mimun: «Come sta tuo padre?» e il padre di Mimun, in Israele, s’era effettivamente sentito male quella notte, cosa che a rigore Giovanni Paolo II non poteva sapere. Poi il papa redarguì Mimun: «Bestemmi troppo. Mi devi promettere che smetterai». «Promisi. Non ho bestemmiato per sette anni. Poi ho ceduto su un gol della Roma durante il derby, e mi sono sentito subito in colpa. Ma non col Padreterno, con l’uomo Karol al quale avevo fatto una promessa».
Priebke Sentendosi chiedere cinquanta milioni di lire per poter intervistare il criminale nazista Erich Priebke, Mimun rispose: «Ve ne do 100 di tasca mia se lo lasciate fra le mie mani per cinque minuti».
Primavera Berlusconi, vedendo che il Tg5 parlava esclusivamente del mostro di Milwaukee, del mostro di Rostov, del mostro di Firenze, telefonò ed essendo il 21 marzo chiese: «Non si potrebbe ricordare che oggi è il primo giorno di primavera?».
Gruber «La Botteri del Tg3 si fece valere sul piano professionale, girando per Bagdad con l’operatore, rischiando, credo persino contro le indicazioni aziendali, per raccontare storie che al Tg1 con la Gruber non arrivarono mai».
Vivere «Nel 2008 mi è stato chiesto di tornare al Tg1. Ho risposto: “No grazie, preferisco vivere”».
Notizie tratte da: Clemente Mimun,«Ho visto cose…» Mondadori, pp. 179, euro 18