Gian Maria De Francesco, il Giornale 07/12/2012, 7 dicembre 2012
Un documento di dieci cartelle. Numeri, cifre, previsioni che rappresentano sotto ogni angolatura (economia, finanza pubblica e produzione) lo sfacelo che il governo Monti lascia dietro sé
Un documento di dieci cartelle. Numeri, cifre, previsioni che rappresentano sotto ogni angolatura (economia, finanza pubblica e produzione) lo sfacelo che il governo Monti lascia dietro sé. Questo documento, messo a punto da Renato Brunetta e che il Giornale ha potuto visionare, è alla base della riflessione che ha indotto Silvio Berlusconi a tornare in «campo» liquidando i tecnici. Nel 2012 il pil italiano, secondo i dati Istat, è diminuito del 2,3% rispetto all’anno scorso, mentre il tasso di disoccupazione ha toccato il massimo degli ultimi 10 anni avvicinandosi all’ 11 per cento. Il governo dei «tecnici» ha de facto consegnato il Paese a una spirale recessiva: l’anno prossimo il pil dovrebbe continuare a calare (-1% secondo l’Ocse) e anche i disoccupati continueranno ad aumentare (11,4% nel 2013 e 11,8% nel 2014). Tasse e perdita di posti di lavoro hanno determinato la flessione dei consumi (-3,2%): calate di oltre la metà le spese per andare al ristorante, per le vacanze e persino per l’abbigliamento. In frenata la produzione industriale (-4,2%). Gli investimenti delle imprese e dello Stato, perciò, latitano (-7,2% per l’Istat). Massiccio, perciò, il ricorso alla cassa integrazione: per il 2012 la Cgil ne stima un utilizzo per oltre un miliardo di ore con 510mila lavoratori coinvolti. Ma è la «fotografia» della società italiana a rendere lo scenario drammatico. La disoccupazione giovanile ha aggiornato il proprio record al 35,7%, mentre le donne che lavorano sono solo il 47,2% (-11,4 punti in meno rispetto alla media Ue). Ne consegue, come evidenzia la Caritas, che gli italiani costretti a rivolgersi ai centri assistenziali sono ormai il 33,3%, cioè uno su tre e nei primi sei mesi dell’anno sono aumentati gli interventi di assistenza materiale per casalinghe, pensionati e anziani. Allo stesso tempo, osserva Save The Children, il 22,6% dei bambini italiani è a rischio povertà, mentre 1,8 milioni di fanciulli già vivono in condizioni di privazione. Il governo di Monti ha reso l’Italia un Paese da terzo mondo. Gli italiani sono diventati più poveri tra Imu, accise e programmati aumenti dell’Iva, ma le finanze pubbliche hanno continuato a peggiorare. La pressione fiscale ha raggiunto il 43,8% del pil, massimo storico. L’Italia è in fondo alla classifica (131simo posto) dei Paesi amici delle imprese. Il salasso, però, non è servito a nulla: il rapporto debito/pil, ammonisce l’Ocse, quest’anno dovrebbe attestarsi al 127,8% e continuerà a salire fino al 2014 (132,2%). L’atteso pareggio di bilancio è un obiettivo non più raggiungibile (quest’anno il deficit/pil sarà al 3%). e anche la mina dello spread, che aveva indotto Berlusconi a fare un responsabile passo indietro, non è stata disinnescata: il differenziale di rendimento tra i nostri Btp e i Bund tedeschi è rimasto costantemente sopra i 300 punti negli ultimi 4 mesi dopo esser sceso sotto quota 400 per effetto dell’annunciato intervento della Bce. Monti, insomma, non è riuscito a tagliare la spesa per interessi che zavorra i conti pubblici. La dieta dimagrante a cui ci hanno costretto Monti, Grilli e Passera ha eroso quest’anno il risparmio del 64% delle famiglie italiane. Inevitabile rompere il salvadanaio se non si riesce a far fronte alle spese per l’abitazione (250mila sfratti per morosità attesi nei prossimi tre anni). Le compravendite immobiliari sono calate del 25% annuo tra luglio e settembre. Nei primi 9 mesi 2012 sono state immatricolate il 20,5% di auto in meno rispetto al 2011 e il 75% dei concessionari vuole cambiare mestiere. Cosa che dovrebbero fare anche Monti & C.