Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 07 Venerdì calendario

DERIVATI, DEUTSCHE BANK NEL MIRINO

La Deutsche Bank avrebbe omesso di evidenziare perdite potenziali su contratti derivati fra i 4 e i 12 miliardi di dollari durante la crisi finanziaria globale del 2007-2009, secondo le accuse di tre ex dipendenti in dichiarazioni alle autorità di controllo negli Stati Uniti. La valutazione delle posizioni, il cui valore nozionale era di 130 miliardi di dollari, in modo non corretto, senza ricorrere al mark-to-market, avrebbe consentito al colosso bancario tedesco di evitare di mostrare pesanti perdite teoriche, che avrebbero potuto costringere Deutsche Bank a ricorrere a una salvataggio con soldi pubblici.
La notizia, riportata ieri dal «Financial Times», è stata smentita dalla banca, secondo cui le accuse erano già state rese pubbliche e sono state sottoposte a un’attenta indagine interna e si sono rivelate «totalmente infondate». Si tratta inoltre, secondo una nota dell’istituto di Francoforte, di persone (tutte e tre sono state licenziate o hanno lasciato la Deutsche Bank poco dopo aver manifestato, indipendentemente l’una dall’altra, la propria opposizione alle operazioni in questione e aver denunciato la cosa alle autorità) non direttamente informate o responsabili delle operazioni. Deutsche Bank sostiene inoltre che sta collaborando pienamente con l’indagine della Securities and Exchange Commission, l’organo di controllo americano.
Il caso è però rimbalzato ieri, inevitabilmente, in Germania, dove diversi parlamentari hanno chiesto che venga aperta un’inchiesta da parte della Bafin, l’autorità di vigilanza tedesca. Diverse istituzioni finanziarie tedesche hanno subito pesanti conseguenze dal loro coinvolgimento nella crisi finanziaria americana, a partire dalla Ikb, che ha dovuto essere salvata con denaro pubblico. Successivamente anche Commerzbank, il secondo gruppo privato, ha ricevuto aiuti pubblici ed è tuttora controllata al 25% dallo Stato.
Al centro dell’inchiesta ci sono prodotti derivati, detti «leveraged super senior trades» (Lss), che consentivano agli investitori di assicurarsi contro la possibilità di insolvenza di alcune società considerate tra le più sicure. Prima della crisi finanziaria globale, la Deutsche Bank era divenuta il leader di mercato in questo particolare tipo di prodotti. Con l’arrivo della crisi e il collasso dei mercati finanziari, gli spread hanno subito un’impennata. Secondo gli ex dipendenti, la banca avrebbe dovuto riconoscerne le conseguenze, marcandoli a valori di mercato e quindi accettando una grossa perdita potenziale. Deutsche ritiene invece di aver valutato e riportato corretamente le posizioni, che successivamente sono state chiuse o cedute.
Dalle dichiarazioni dei tre ex dipendenti alla Sec, è emerso tra l’altro il coinvolgimento nella vicenda del celebre investitore Warren Buffett, l’«oracolo di Omaha», attraverso la sua holding Berkshire Hathaway, che avrebbe fornito la copertura di una parte del rischio. Anche la valutazione di questa copertura sarebbe stata espressa in modo non corretto, secondo le accuse. Al culmine della crisi, altre istituzioni finanziarie, come Goldman Sachs e Bank of America, hanno annunciato pubblicamente di aver fatto ricorso a Buffett come «cavaliere bianco». Il suo coinvolgimento con Deutsche, invece, non era mai venuto alla luce. Alla banca tedesca è stato riconosciuto finora di aver superato le conseguenze della crisi finanziaria globale molto meglio di altre istituzioni. Nel 2008, ha accusato perdite di 3,9 miliardi di euro, ma è tornata in utile, per 5 miliardi di euro nel 2009.