Gianfrancesco Turano, L’Espresso 7/12/2012, 7 dicembre 2012
CAMPIDOGLIO MON AMOUR
[La lista civica. Le amicizie eccellenti. La cessione alla Bosch della holding da 90 milioni. Così Alfio Marchini punta a diventare sindaco] -
Nel suo primo passo da politico, Alfio Marchini ha condannato a morte il conflitto di interessi. Il candidato sindaco di Roma intende vendere tutte le sue imprese «potenzialmente conflittuali». Per farlo, non aspetta neppure di avere vinto le elezioni: cessione immediata. La firma dei contratti è fissata per lunedì 10 dicembre quando gli emissari del colosso tedesco Bosch si presenteranno per rilevare le attività energetiche di Astrim, la principale società operativa di Marchini. Il prezzo è riservato, ma "l’Espresso" ha potuto visionare la perizia di stima dell’Astrim datata luglio 2012 e il valore totale della holding è di 90 milioni di euro. Non è moltissimo se si considera che Marchini è l’erede di una dinastia storica di palazzinari romani, capitanata dal nonno Alfio, detto Calce e martello, l’uomo che regalò la sede di Botteghe Oscure al Pci. Ancora meno se si pensa che un terzo dell’azienda è in mano all’Unicredit, erede dei prestiti concessi a Marchini da Banca di Roma-Capitalia, e che Marchini ha attualmente una quota dell’Astrim circa pari a quella della banca.
E neppure è chiaro dove sia il conflitto potenziale tra il Campidoglio e la centrale termica Astrim di Fossolo (Bologna) o le biomasse di Sanfatucchio (Perugia) o l’impianto di cogenerazione a biogas da liquame suino di San Salvatore (Cremona). L’imprenditore Marchini lavora ormai poco nella capitale e il massimo di conflitto potenziale nel settore energetico lo esprime attraverso il legame con Francesco Gaetano Caltagirone, azionista di minoranza dell’Acea, la municipalizzata romana dell’acqua e dell’elettricità. Ma l’amicizia non si può vendere ai tedeschi e l’ingegner Francesco Gaetano sosterrà l’ingegner Alfio nella formazione di una lista civica centrista che ha un nome ispirato a un momento storico della città (box sopra). Ma non si tratta di memorie imperiali, non è aria. Dell’ex impero Marchini sono rimaste soprattutto le relazioni ereditate dopo mezzo secolo in prima fila. A soli 47 anni, un’età adolescenziale per gli standard italiani, Marchini ha già vissuto due decenni di avventure finanziarie riservate a pochissimi. Nel 1994, a 29 anni, è consigliere della Rai. Cinque anni dopo organizza ben quattro incontri tra il grande architetto di Mediobanca Enrico Cuccia e l’allora premier Massimo D’Alema per trattare della prima scalata a Telecom Italia. Nel 2003 è tempo di un’altra scalata, fallita questa, al gruppo immobiliare spagnolo Metrovacesa. A guidare la scorribanda da 3 miliardi di euro c’è il gruppo Caltagirone, di cui Marchini è tutt’oggi amministratore (Cementir). Nello stesso periodo arriva l’ammissione al patto di sindacato di Capitalia su chiamata diretta di Cesare Geronzi, principale finanziatore di Astrim. E se Geronzi oggi è fuori dai giochi, rimane forte il rapporto con il banchiere più amato in Vaticano, il tacito e poderoso Giampietro Nattino di Banca Finnat-Euramerica. Consultore della prefettura degli affari economici della Santa Sede, Nattino ha officiato i riti di ammissione di Marchini nel mondo "choosy" dell’Opus Dei, sotto forma di quotina di partecipazione nel Campus Biomedico di Trigoria. Tra gli azionisti l’ingegner Alfio gode della compagnia di Corrado Passera, dello stesso Caltagirone e del vero ed unico re di Trigoria, Francesco Totti.
È più robusta, invece, la presenza di Marchini tra gli azionisti di Alerion Clean Power, creatura di un altro opusdeista doc come Giuseppe Garofano. Senza dimenticare, nel ramo stampa, gli interventi nel capitale del "Sabato" (area Cl) e dell’"Unità" insieme agli Angelucci che, nel rigiro immobiliare sull’eredità Pci, si ritrovarono proprietari del Bottegone mentre Marchini ospitava nel suo palazzo di largo Argentina la Fondazione Italianieuropei di D’Alema, la società Formula Bingo di Luciano Consoli e Reti dell’ex spin doctor dalemiano Claudio Velardi.
Nonostante o, forse, a causa di queste credenziali acquisite tanto in fretta, ultimamente Marchini si è trovato nella condizione di avere un grande futuro dietro le spalle. È vero che non ha mai amato la ribalta mediatica. Ma prima di candidarsi a sindaco, l’ultima presenza di Marchini - sui giornali specializzati in cinema - risale alla presentazione di "Benvenuti al Nord", seguito del blockbuster "Benvenuti al Sud" con Claudio Bisio e Alessandro Siani. L’Astrim ha approfittato del sistema del tax credit per finanziare con 1,5 milioni di euro Medusa Cinematografica (gruppo Fininvest). A parte questo, soltanto qualche breve apparizione nei notiziari di sport equestri.
Quando un imprenditore finisce sui giornali perché è il capitano della Nazionale italiana di polo, con tutto il rispetto per lo sport caro ai gauchos e a Carlo d’Inghilterra, qualcosa non torna. Un’occhiata alla situazione imprenditoriale delle varie società del gruppo lo conferma. Nel 2011 Astrim presenta una perdita consolidata di 5,2 milioni di euro. I ricavi delle attività energetiche sono di 33 milioni (36 previsti nel 2012). I dipendenti sono scesi da 220 a 137. Di questi tempi, chi se la passa bene scagli il primo dividendo. Certo è che le attività di famiglia sembrano in via di dismissione da molto prima che Alfio, azionista al 90 per cento con la sorella Federica al 10, decidesse di tentare l’avventura politica.
La cessione di Astrim non è l’unica in programma. Anche E-Care, la società dei call center creata con Caltagirone, attende acquirente dopo che è tramontata l’ipotesi di venderla agli svizzeri di Walther Services. Il settore immobiliare dell’ingegnere romano si è molto ridotto, quanto meno in Italia, mentre sono continuati gli acquisti in Romania, in Argentina e in qualche immobile di pregio a Parigi con la società Domus Vieille.
Il resto è un pianto. È finito sul mercato l’hotel Leonardo, nel quartiere romano di Prati, gestito dagli spagnoli di Nh. Si è bloccato il Progetto Alfiere, una joint-venture pubblico-privata riguardante le torri dell’Eur dove aveva sede il ministero delle Finanze. L’operazione, partita nel 2005, vedeva la presenza di Fintecna per la parte statale e, in campo privato, una cordata tra Marchini, i fratelli Toti, la Fonsai allora di Salvatore Ligresti e la Fimit al tempo guidata da Massimo Caputi. Il progetto di rifacimento portava la firma di un archistar come Renzo Piano e nel 2010 la giunta di Gianni Alemanno aveva approvato le ultime modifiche con un accordo che avrebbe dovuto portare nelle casse del Campidoglio 24 milioni di euro di oneri concessori. Per un motivo o per un altro, tutti i soci privati si sono trovati nell’impossibilità di procedere e il progetto si è piantato con la concreta possibilità che Fintecna debba farsi carico dell’intera operazione.
In compenso, lo scorso gennaio il sindaco Alemanno ha finanziato con 12 milioni di euro un’altra iniziativa targata Marchini, i 42 mila metri cubi degli Stagni di Ostia, un’operazione di edilizia agevolata per dipendenti della pubblica amministrazione avviata nel lontano 2003 dalla giunta di Walter Veltroni che Alemanno deve avere portato a termine a malincuore considerati i suoi rapporti difficili con Caltagirone e la sua modica stima del promesso sindaco («Da dove viene? Dice di avere una grande passione politica, forse l’avrà manifestata in famiglia»).
Insomma, più che dal conflitto di interessi Alfio Marchini sembra colpito
dall’eccesso di interessi passivi e da una liquidità da riorganizzare, come appare da un complesso marchigegno di finanziamento (50 milioni) messo in piedi da banca Finnat in favore della Lujan, un’altra società del candidato al Campidoglio.
Forse il segno più doloroso di un declino che ha colpito molti costruttori romani storici, dai Sensi ai Parnasi, dai Toti ai Mezzaroma, sta nella cessione di una quota dell’immobiliare che controlla la sede del gruppo Marchini, lo splendido palazzo in via San Nicola de’ Cesarini con vista sulle rovine romane di largo Argentina. I comproprietari sono i tre notai Mariconda, ossia Gennaro, un fedelissimo di Geronzi, e i suoi figli Salvatore, con studio a Roma e a Genzano, ed Ezilda, con base a Monza. Tutta gente di profilo basso e potere concreto, come Nattino, come Caltagirone. Come Marchini stesso prima della discesa in campo. Sarà il Matteo Renzi dei centristi? La bella presenza non gli manca e, seguendo l’esempio di Demostene, ha anche superato una lieve balbuzie. Se da Stoccarda la Bosch manda un bonifico adeguato, l’aspetto finanze va a posto e Marchini può dedicarsi corpo e anima alla rinascita di Roma. Altrimenti, c’è sempre il polo.