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 2012  dicembre 03 Lunedì calendario

Oscar, il dandy vittoriano che ora spopola coi comizi - Da quando si è reinven­tato, Oscar Giannino è esploso come fenome­no popolare e prossimo leader politico simile a un Beppe Gril­lo per palati fini

Oscar, il dandy vittoriano che ora spopola coi comizi - Da quando si è reinven­tato, Oscar Giannino è esploso come fenome­no popolare e prossimo leader politico simile a un Beppe Gril­lo per palati fini. Oscar è la prova provata che per imporsi bisogna farsi biz­zarri e colpire la fantasia. Ci vo­gliono abiti eccentrici, modi bi­slacchi e il viso double face del calvo a barba folta. Non basta la preparazione, altrimenti il cin­quantunenne Giannino avreb­be evitato le frustrazioni che soffrì per decenni, malgrado fosse dagli esordi quello che è oggi: un uomo capace, abitua­to - secondo tradizione del Pri da cui proviene- a documenta­re ciò che afferma. Ma riman­diamo a dopo il Giannino che fu, per dire subito ciò che è ora. In primis , il dandy che incede nei talk show bastone in mano, giacche di velluto color arago­sta, gilet di raso, pantaloni aspa­rago e scarpe bicolori. Prende posto tra gli altri, punta il men­to sul bastone e, con la barba che sporge, si immobilizza co­me un nume assiro. Pare di pietra, ma appena uno dice qualcosa che non gli sta bene, scatta come un misi­rizzi e travolge il malcapitato di dati, parole, riflessioni, accom­pagnati da tutta la mimica ita­liana, braccia in aria, mani rote­anti, occhi furenti, invettive ver­bali, preziosismi lessicali. La causa per la quale si batte è, co­me si sa, quella delle libertà in­dividuali. Oscar è, infatti, un va­lente giornalista economico pa­ladino del liberismo più spinto che ha dello Stato l’opinione che molti hanno di Di Pietro. Tuttavia, il Giannino più ascoltato non è quello che si ve­de in tv, ma quello che si legge o che si sente. Dal 2009 ha due cat­tedre, dalle quali sdottora ogni giorno con seguito crescente, accentuato dalla palude in cui è caduto il centrodestra. Una, è il sito Chicago-blog , messo a sua disposizione dall’Ibl (Istitu­to Bruno Leo­ni), pensatoio liberista. In base all’uzzo­lo, Oscar dice la sua su Mon­ti o Berlusco­ni, il vento e la pioggia, e i fan - tempestan­dolo di elogi entusiasti- ag­giungono i propri commenti al verbo del Maestro. I messaggi sono migliaia il giorno,centina­ia di migliaia l’anno. Tradotti in voti - parenti e amici inclusi ­un milione di suffragi: tre per cento dell’elettorato naziona­le. Ancora maggiore è il seguito di Giannino dal suo secondo pulpito, Radio24 , emittente del Sole24ore e Confindustria. Alle nove di ogni mattina, Oscar parla a ruota libera per un’ora su economia, politica e varia umanità. La trasmissio­ne, Nove in punto , la versione di Oscar, è il suo regno. La sigla consiste in un miagolio rabbio­so, omaggio ai gatti amati dal conduttore che definisce «feli­na » la trasmissione per dare un’idea umorale,imprevedibi­le e artigliata di se stesso. La pro­messa è mantenuta. Oscar che conduce in piedi, se la dice e se la canta, gesticolando come lo vediamo in tv, affabulando ininterrottamente, con divaga­zioni continue, frasi lasciate a metà, infarcite di «ergo», paro­le inventate tipo «soberrimo» e improvvise impennate di voce seguite da invettive: «somari», «sciocchi», «Stato ladro». La gente, pur non capendo per in­tero quel che dice, lo segue affa­scinata nella convinzione di trovarsi di fronte a un rito del­l’intelligenza cui ha l’onore di essere ammessa. Questi successi professiona­li - uniti alle miserie del centro­destra - hanno spinto Gianni­no a scendere in politica. In lu­glio, ha redatto un manifesto, Fermare il declino - meno spe­sa pubblica, meno tasse più me­rito e liberalizzazioni- antica­mera della propria e altre candi­dature nel 2013. Lo hanno sotto­scritto in circa trecento. Tra questi, il gruppo di Monteze­molo, quelli dell’Ibl, i liberal-fi­niani Mario Baldassarri e Bene­detto della Vedova, il repubbli­can- brunettiano Davide Giaca­lone, un pugno di moderati del Pd. Affiancano Giannino due economisti, Nicola Zingales e Michele Boldrin, di stanza in Usa. Nell’insieme, tutta gente che quattro anni fa ha creduto nel Cav ma che oggi - a comin­ciare da Oscar - lo ha cancella­to, più indignata che delusa. Per gli orfani del centrode­stra a Nord del Po, Oscar è una reliquia. Dicono che senza la sua voce alle nove, gli onesti sgobboni che hanno ormai il ri­getto del Pdl, non credono più nella Lega e diffidano del fighet­to Montezemolo, sarebbero di­sperati. Tanto è vero che accor­rono in frotte ai suoi comizi. Giannino ha infatti cominciato a girare il Nord Italia: Treviso, Padova, Bologna, Milano, Ber­gamo, dove ogni giorno è ap­plaudito da migliaia di perso­ne. Staremo a vedere. Giorni fa, Oscar ha rivelato di portare il bastone non per vez­zo ma dopo essere stato opera­to tempo fa di un cancro alla spi­na dorsale. Già a vent’anni gli era stato diagnosticato un tu­more benigno allo stomaco. Mangia solo verdure ed è secco ai limiti dell’anoressia.Sempre stato così. È uno che vive sui nervi. Allu­dendo a queste caratteristiche dietetiche, ha beffato l’anno scorso i vip invitati al suo secon­do matrimonio. Nel menu del raffinato ricevimento, con tavo­li addobbati per portate lucul­liane, erano annunciati piatti di sogno,tipo«Perle dell’Hima­laya in castone di Alea delle Hawaii». Al dunque, e dopo ore di attesa, sono arrivati un pu­gno di riso e alcune verdure bol­lite, cibo standard dello sposo. Questo spirito bizzarro è na­to a Torino ed ebbe infanzia e adolescenza infelici. Non ama­va la casa in cui abitava, né il quartiere, né la gente e neppu­re la famiglia. Per andare al li­ceo classico, osteggiato dai suoi, dovette pregarli in ginoc­chio. «La rabbia- ha raccontato - era la molla fondamentale che provavo» e questa gli aguz­zò l’ingegno. Dopo la laurea in Legge, entrò nel Pri. A 26 anni era segretario nazionale dei gio­vani, a trentuno (1992) portavo­ce del segretario, Giorgio La Malfa. Chi scrive, lo ricorda al­l’epoca lontano mille miglia dell’esteta che è oggi. Era riccioluto, spiegazzato e un perfetto seccatore, incapa­ce- nonostante il ruolo- di rap­porti con i giornalisti. Si mette­va sempre in mezzo, impeden­do qualsiasi contatto diretto col segretario. Personalmente, l’avrei strozzato anche se un po’ faceva tenerezza per quel modo infantile di darsi impor­tanza. Con La Malfa ruppe nel 1995 perché dopo avere spostato il partito a sinistra (Alleanza de­mocratica) di colpo lo riposizio­nò nel centrodestra e Oscar, per ragioni di coerenza, si oppo­se al giro di valzer. Fu licenziato e cominciò un momentaccio. Per superarlo, andò un anno ne­gli Usa a studiare economia, ci mise di mezzo un matrimonio (poi fallito) e fu infine accolto da Giuliano Ferrara al Foglio , fe­lice viatico per una carriera giornalistica costellata di dire­zioni. Soprattutto, cambiò aspetto. Persi i capelli, li com­pensò con la barba, assumen­do l’aria da scienziato pazzo, perfetta per bucare lo scher­mo. Appassionato di stoffe e sete, ha gettato alle ortiche i jeans e l’aria ombrosa dei tempi di La Malfa, e disegnando da sé abiti e bombette si è dato quell’aria vittoriana che oggi è il suo mar­chio, la base del suo successo e la ragione per cui abbiamo fin qui parlato di lui.