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 2012  dicembre 06 Giovedì calendario

IL GRANDE FRATELLO FISCALE CI SPIERÀ IL TELEFONINO

[Entro il 2014 le Entrate useranno i nostri smartphone come «scatole nere» per setacciare le transazioni on line. Obiettivo: incassare 30 miliardi e ridurre l’evasione abolendo il cash] –
La scommessa del fisco italiano passa per gli smartphone. Che siano Iphone o Samsung poco importa: il Grande fratello fiscale vuole spiare tutti i telefonini dei contribuenti. O, meglio, gli acquisti fatti col cellulare, per passare al setaccio tutte le transazioni di denaro e stanare i furbetti delle tasse. Entro il 2014, questi i numeri su cui ragionano all’agenzia delle Entrate per tenere sotto controllo lo shopping degli italiani, ci saranno almeno 8 milioni di smartphone abilitati ai pagamenti virtuali. Una diffusione destinata a crescere a ritmi assai sostenuti anche negli anni successivi.
Di cosa stiamo parlando? Ai cellulari, dotati di schede sim speciali, viene associata una carta di credito o una prepagata: basta appoggiarli ai nuovi Pos (gli apparecchi oggi usati per transazioni con tessere di pagamento) e il gioco è fatto. In prospettiva, pure caffé e giornali si compreranno così, assicurano gli operatori del settore. Convinti che oltre le banconote, pure le monete hanno vita breve. La lotta all’evasione, dunque, si affida alla Nfc (Near field communication): è la tecnologia che trasforma gli apparecchi telefonici di ultima generazione in borsellini elettronici. Così, il mobile paymentè diventato uno dei grimaldelli su cui punta il fisco per dire addio alla circolazione del contante. Il progetto è top secret e per ora è messo sotto chiave negli uffici della direzione accertamento delle Entrate.
Al momento, non è chiaro se e quando il piano entrerà in azione. Se ne riparlerà «solo dopo le elezioni » confida una fonte del fisco. Si tratta, in ogni caso, dell’ampia strategia (si veda anche Libero di sabato 1 dicembre) volta a rendere tutti i pagamenti tracciati. Un «piano B» da far scattare soprattutto se fallirà l’operazione redditometro, al via da gennaio.
Ruota tutto intorno al contante. Circolano 330 miliardi di euro l’anno, da far “sparire”. Anzitutto con la diffusione di carte di credito e bancomat. Poi col borsellino installato direttamente sul cellulare. Circa 30 miliardi di euro è il maggior gettito che potrebbe arrivare nelle casse dello Stato, stimano gli 007 del fisco. Cifra calcolata sulla convinzione che una fetta dei pagamenti in contante (16,2% è l’economia sommersa stimata dall’Istat) corrisponda a nero ed evasione. Ma il piano per funzionare ha bisogno anche della “collaborazione” dei commercianti. L’idea di rendere obbligatori i pagamenti elettronici non convince l’agenzia delle Entrate, diretta da Attilio Befera. I titolari dei negozi, perciò, dovranno decidere di dotarsi a loro spese, sia dei Pos standard (quelli che consentono gli acquisti col denaro di plastica) sia delle nuove macchinette abilitate ai pagamenti con smartphone.
Ecco perché i tecnici dell’amministrazione finanziaria stanno valutando l’introduzione di incentivi fiscali. Alcuni sarebbero destinati ai cittadini (acquisti detraibili dalle tasse o riduzione delle aliquote irpef). Agevolazioni ad hoc, poi, potrebbero essere varate proprio per i commercianti, a cominciare da un credito di imposta pari al costo delle commissioni pagate alle banche sulle transazioni elettroniche. I costi bancari sono alti e alle Entrate confidano su una robusta sforbiciata da parte degli istituti. Del resto, spiega un esperto dell’amministrazione finanziaria, l’industria finanziaria otterrà benefici concreti sui costi relativi alla gestione del contante: almeno il 30% di quei 10 miliardi di euro indicati dai banchieri potrebbe essere recuperato per ridurre i prezzi.
La questione è complessa e se ne parla da diversi mesi nell’ambito di riunioni riservate fra i rappresentanti delle banche e i dirigenti delle Entrate. Che, calcolatrice alla mano, puntano a mettere sul piatto 3 miliardi ai commercianti per spingerli a ridurre gli incassi cash. Pure il mondo bancario vuole dematerializzare i pagamenti. E in questo senso, proprio col Governo di Mario Monti, sono state introdotte una serie di misure che vanno in questa direzione: anzitutto, il tetto a 1.000 euro per gli acquisti e poi il progressivo obbligo di pos per gli incassi della pubblica amministrazione. L’ultima mossa nella guerra al contante è arrivata martedì, con un emendamento al decreto sviluppo che rende possibile acquistare i biglietti dell’autobus attraverso il cellulare, scalando il prezzo dalla scheda telefonica anche se prepagata. Una buona notizia per le compagnie telefoniche che, così, vedono ingrassare il loro business. E anche gli operatori tlc sono «interlocutori strategici» del fisco: contatti sono in corso per capire a che velocità viaggia la diffusione dei nuovi palmari. Uno a testa e il fisco ha fatto “bingo”.