Der Spiegel, il Fatto Quotidiano 6/12/2012, 6 dicembre 2012
“DAL POTTER A DICKENS, ORA RACCONTO LA BORGHESIA”
Il seggio vacante inizia con Barry Fairbrother che va a cena con la moglie per festeggiare l’anniversario del matrimonio. Ma non è lui il protagonista del libro, tanto che muore a pagina 3. Barry è solo il pretesto per parlare di Pagford, un paesino all’apparenza idilliaco da cui la scrittrice trae spunto per fornirci un quadro della società inglese. Dal 1997, anno della pubblicazione del primo Harry Potter, J.K. Rowling ne ha fatta di strada. Da madre single con gravi problemi economici, è diventata una delle donne più ricche della Gran Bretagna.
La magia e la stregoneria l’hanno resa famosa. Le mancano?
No, È stato divertente, ma sentivo il bisogno di cambiare argomento. Il solo rapporto tra Harry Potter e il mio nuovo romanzo è il mio interesse per i personaggi.
Ha mai pensato di smettere di scrivere?
Mai. Il successo mi ha dato grande libertà. Non ho problemi di denaro e non debbo dimostrare nulla a nessuno. Ma scrivere mi piace. Il solo problema è che ho tre figli e a volte le giornate sono complicate.
Il suo romanzo è ambientato in una cittadina immaginaria nell’Inghilterra occidentale. Perché ha scelto la provincia?
In primo luogo perché sono cresciuta in un posto come Pagford e mi riesce più facile scrivere di una realtà che ben conosco. E poi perché so per esperienza che la vita di provincia nasconde molti segreti, molti vizi, molte virtù. Uno dei personaggi è un medico rispettato, un padre affettuoso e un alcolizzato. Poi c’è una donna molto perbene cui piace alzare il gomito e altri due personaggi che invece hanno problemi con il cibo. Sono forme di dipendenza che accettiamo anche se sappiamo che hanno effetti distruttivi.
L’ipocrisia del ceto medio è uno dei temi principali del libro. Come mai?
C’è tra gli esseri umani sempre meno empatia e una tendenza a giudicare male le persone che non conosciamo per accrescere la nostra autostima. È proprio la mancanza di empatia che sta distruggendo la nostra società. E poi in momenti di crisi economica si diventa meno disponibili e meno generosi.
Ma nel suo libro i borghesi sono tutt’altro che felici.
In certi momenti scrivere questo libro è stato deprimente. Non di meno alcuni personaggi sono profondamente convinti di essere nel giusto e questo è piuttosto divertente. Nel ceto medio abbondano ambizione, rivalità e ipocrisia. Una manna per uno scrittore. Nel mio libro i personaggi simpatici sono quattro adolescenti che praticamente non hanno rapporti con i genitori.
Lei ha scritto libri per ragazzi e ha tre figli. Cosa vuol dire oggi essere un buon genitore?
Per rispondere mi è più utile la mia esperienza di ex insegnante. Ascoltare: questa è la parola chiave. Sbagli ne faccio tanti e gli adolescenti a volte sono veramente insopportabili. Ma i veri problemi iniziano quando si interrompono le comunicazioni.
I suoi libri sono pieni di annotazioni e osservazioni sul ceto medio. Essere diventata così ricca l’ha resa meno capace di fare queste osservazioni?
La mia, per molti versi, è una vita normale, persino noiosa. Mi piace cucinare e starmene a casa con i miei due figli più piccoli. Nella mia vita privata nessuno mi conosce come J.K. Rowling. Uso il cognome di mio marito. Ma talvolta indosso un vestito alla moda, vado a una prima cinematografica o alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi e ridivento J.K. Rowling. Mi piace tenere separati questi due aspetti della mia vita.
Cosa c’è di bello e di brutto nel-l’essere la scrittrice più famosa del mondo?
Una delle cose più belle è quando una ragazza di 21 anni viene a trovarti e ti dice: “Lei è stata la mia giovinezza. Posso abbracciarla?”. La cosa più brutta è questa sensazione di essere schiacciata dalla fama. È stato uno choc. Ma non vorrei essere fraintesa. Considero un privilegio essere diventata ricca facendo quello che mi piaceva.
Il successo l’ha cambiata?
Certo e chi lo nega è un bugiardo. Anzitutto il successo mi ha liberata da molte preoccupazioni. Non vengo da una famiglia ricca e alcune delle mie amiche d’infanzia erano decisamente povere. All’università di Exeter ho conosciuto per la prima volta ragazzi di famiglia agiata. Rimasi colpita dai loro pregiudizi e dal modo stereotipato che avevano di giudicare il mondo.
E oggi come si sente in compagnia dei ricchi?
Sono la stessa di prima. Trovo inquietante il pensiero che la gente possa credere che la ricchezza possa avermi fatto cambiare valori.
Quanto è importante che il suo nuovo libro sia un successo?
Sono certa che un successo come quello dei libri di HarryPotter non lo conoscerò mai più. La cosa che più conta di questo mio libro è che ne sono soddisfatta. So che molti non mi crederanno, ma è così. Tutti gli scrittori preferiscono le buone recensioni alle stroncature. Ben vengano, ma se non dovesse accadere non ne farei una malattia. E poi, in un certo senso, questo è il mio esordio.