Roberto Galullo, Il Sole 24 Ore 6/12/2012, 6 dicembre 2012
IN CALABRIA GIRANDOLA DI MANAGER
Se c’è una cosa che nelle Regioni non mancano sono le poltrone. Servono quasi sempre per far accomodare migliaia di fedelissimi della politica, senza distinzione di colore. E senza distinzione di organo: giunta o consiglio che siano, le nomine fioccano anche se società partecipate, enti in house, Fondazioni e associazioni magari non servono o possono essere accorpate. Come del resto dimostrano gli sforzi che molte regioni stanno compiendo sotto la pressione della spending review del Governo presieduto da Mario Monti. La voglia di poltrone – che hanno sempre un sostegno legislativo o regolamentare – finisce sotto la lente del Sole-24 Ore, che il 4 dicembre ha avviato in parallelo l’inchiesta sui cosiddetti “regioburocati”.
Roberto Galullo
La Regione Calabria l’etica ce l’ha nel sangue. Detiene lo 0,46% del capitale sociale (pari a 2.000 azioni che valgono 105mila euro)della Banca popolare etica ma, soprattutto, possiede la Fondazione Calabria Etica che per statuto si prefigge di realizzare solidarietà sociale.
La Fondazione è tra le 16 società partecipate dalla Regione, per le quali è stato versato un capitale complessivo di 57.971.678,74 euro. Secondo gli ultimi (e parziali) dati messi a disposizione dalla Regione sul sito, e che si riferiscono al 1° semestre 2011, ha nominato complessivamente 48 amministratori: otto non percepiscono alcun compenso, per uno non viene definito, sette viaggiano genericamente secondo le tariffe dell’ordine dei dottori commercialisti, di nove non si sa nulla, mentre gli altri oscillano tra una forbice che va da 500 euro di gettone di presenza a seduta a 191mila euro all’anno.
Che società partecipate, oltre ad associazioni e fondazioni regionali siano utili alla collettività, è molte volte un optional. L’importante e che abbiano tanti soldi pubblici da spendere e tante poltrone, non necessariamente remunerate, che – qui come altrove - hanno la stessa identica caratteristica: sono dotate di rotelle per scorrere più velocemente verso i beneficiati che le occupano quasi sempre per benedizione politica. Una leva fondamentale per crearle ed occuparle è spesso la gestione di potere: micro o macro è uguale, tanto fa sempre rima, innanzitutto, con la parola consenso a cascata in una filiera che, ovunque in Italia figuriamoci in Calabria, si traduce in voti.
Lo statuto della Fondazione Calabria Etica, modificato dalla Regione con la delibera 80 del 18 marzo 2011, prevede che la stessa non abbia scopro di lucro “neanche indiretto” e, coerentemente, prevede che tutti gli incarichi e le mansioni degli organi statutari siano a titolo gratuito.
Bello e corente, ma c’è un «salvo». Fatto salvo, si legge all’articolo 10, il rimborso delle spese sostenute per l’esercizio dei compiti d’istituto, nonché quanto previsto dall’articolo 6 per il Presidente e dall’articolo 7 per il segretario generale (che però, attualmente, manca).
Tutti qui i «salvo»? Macchè. Nei limiti delle risorse disponibili, si legge nello stesso articolo, il Presidente della Fondazione potrà decidere di attribuire al Collegio dei revisori contabili un modesto compenso rapportato all’attività svolta per la funzione di revisore (nel 2012 percepirà 10mila euro).
Bene. Il precedente presidente della Fondazione, Luigi Bulotta, non percepiva compensi per la sua attività. Pasqualino Ruberto, in carica da dicembre 2010, che per statuto «può» e non «deve» determinarsi una indennità di carica, oltre al rimborso delle spese sostenute e documentate, quella possibilità l’ha invece sfruttata a pieno. Nel bilancio previsionale 2012 l’indennità è di 133.600 euro, più di quella del personale (118.338). Euro più euro meno sono 11.133 euro lordi al mese. Ruberto, rispondendo a marzo ad un’interrogazione del consigliere regionale del Pd Demetrio Battaglia, era stato limpido: «Mi sono autodeterminato un compenso pari al 60% dell’indennità di un consigliere regionale, che corrisponde a circa 5.100 euro netti al mese».
Incidentalmente, il lametino Ruberto è stato candidato (non eletto) alle ultime regionali nella lista “Noi sud” a sostegno del governatore Giuseppe Scopelliti, che l’ha messo al timone della Fondazione. Nel passato è stato consigliere e assessore nel Comune di Lamezia mentre ora è consigliere provinciale a Catanzaro.
La legittima difesa del compenso ha spinto Ruberto a dichiarare che l’adeguamento è dovuto al fatto che svolge l’attività a tempo pieno (saranno contenti i cittadini che lo hanno votato al consiglio provinciale) e che il precedente presidente «non poteva percepire nessuna indennità perché era un dirigente regionale ed in quanto tale era già retribuito dalla Regione Calabria». Risposta annichilita da Demetrio Naccari Carlizzi, ex assessore al Bilancio della Regione nella Giunta di centrosinistra guidata da Agazio Loiero: «Non è vero. L’omnicomprensività degli stipendi dei dirigenti opera per altri incarichi all’interno dell’amministrazione, non per quelli che non rientrano, come in questo caso, tra i doveri d’ufficio. Bulotta e prima di lui il dirigente nominato dal Governo Chiaravalloti non hanno percepito stipendi perché lo statuto non lo prevedeva. Contemplava solo gettoni di presenza ove la disponibilità del bilancio lo consentisse ma che non sono mai stati erogati. La delibera 80 della Giunta regionale è stata adottata in violazione della legge regionale 22/2010 che prevedeva una riduzione dei compensi allora fissati. Al mio paese ridurre zero non fa 133.600 euro».
A proposito di bilancio, le cifre da gestire non sono indifferenti. Per quest’anno i ricavi di Calabria Etica sono stati quantificati in 8,7 milioni, di cui la metà per le politiche attive per il lavoro e 2,5 per l’emergenza delle famiglie anche se tra un costo e l’altro c’è scappato anche la gestione del fondamentale concorso “Artisti a difesa della Patria - Il coinvolgimento delle giovani generazioni nella difesa della Patria con mezzi non armati e non violenti mediante servizi di cittadinanza attiva”.
Il Governatore Giuseppe Scopelliti promette – indotto anche dalla spending review montiana – di intervenire con tagli che porteranno risparmi per circa 15 milioni, partendo proprio da Calabria Etica e proseguendo con le Aterp (edilizia popolare), Fondazione Field (il cui ruolo è una sfida alla comprensione giacchè si legge che “programma, attua e gestisce programmi sperimentali e di elevato valore strategico, con particolare riferimento alle attività di accompagnamento e animazione territoriale…”), Film Commission, Fondazione Mediterranea Terina (ricerca e sviluppo) e via di questo passo.
I dubbi sui tagli annunciati non mancano visto che tutti questi enti in house - alcuni dei quali doppioni manifesti e altri che la Giunta avrebbe voluto portare in casa come la Fondazione “I Calabresi nel mondo” che fa capo al potentissimo onorevole Giuseppe Galati - hanno corposi cda e alla presidenza politici navigatissimi. Dubbi legittimi visto che in Calabria le poltrone che dipendono dalla nomina della Giunta non saltano neppure quando, per legge, risultano soppresse da anni. Prendete l’Afor, la potentissima Agenzia dei lavoratori forestali che in Calabria sono un bacino di consenso e voti che non ha eguali in Italia. Soppressa (come del resto l’Arssa, l’Agenzia dei servizi in agricoltura) dall’articolo 4 della legge regionale 9/2007– è ancora in vita con i suoi commissari liquidatori.
Non ci sono solo poltrone in pelle ma anche quelle di minor pregio che garantiscono comunque fiducia e fedeltà. La Giunta nel 2012 ha distribuito 112 nomine: da generici “consulenti esterni” a botte di 24mila euro all’anno a incarichi “a gettone” da 200 euro. Altri 109 incarichi nel 2011 e 131 nel 2010. In tutto 352.
Anche il consiglio regionale fa da anni la sua parte, a cominciare dalla creazione della società in house Portanova, creata con la legge 25 dell’8 agosto 2008, che ha compiuto due miracoli elettorali in uno: ha creato subito una poltrona per un ex sindaco del Pd e ha assorbito d’un colpo centinaia di precari: nelle coop che servivano il consiglio e tra gli addetti ai call center. Negli ultimi tre anni il presidente del consiglio regionale, Francesco Talarico, ha firmato 50 decreti per complessive 153 nomine di sua esclusiva pertinenza. Le ultime sei sono del 16 aprile, di cui tre relative ai componenti del cda dell’elaioteca regionale, nata a febbraio 2011. Che cos’è? E’ come una pinacoteca solo che non espone quadri ma eroga servizi a chi opera nel settore degli olii extravergini d’oliva. Terreno scivoloso, proprio come l’etica.