Matteo Meneghello, Il Sole 24 Ore 6/12/2012, 6 dicembre 2012
IN 2,3 MILIONI HANNO GIÀ L’ACCORDO
Sono quasi 2,3 milioni i lavoratori per i quali, durante il 2012, è stato rinnovato il contratto collettivo di categoria. Nonostante la crisi e le incertezze sul futuro (o, forse, proprio per quel motivo) molte sigle sono riuscite quest’anno a ottenere un rinnovo veloce e con un tasso di conflittualità molto basso, se non nullo.
Oltre ai metalmeccanici (1,6 milioni di lavoratori), hanno raggiunto un accordo in tempo di record anche i chimici, che hanno firmato lo scorso 22 settembre (la trattativa vera e propria è durata cinque giorni) un contratto in grado di garantire un aumento in busta paga medio di 148 euro lordi in quattro tranche. L’intesa, di cui hanno beneficiato 180mila addetti, ha previsto, tra le altre cose, anche una sorta patto generazionale, attraverso il quale le imprese si impegnano ad assumere giovani in cambio della disponibilità di lavoratori anziani, in vista della pensione, a trasformare il proprio contratto da full time a part time. Come per il recente accordo dei metalmeccanici, anche in questa occasione le parti hanno concordato una clausola che permette di posticipare la decorrenza delle quattro tranche fino ad un massimo di sei mesi in caso di crisi o di start up.
Altra intesa raggiunta nella seconda metà del 2012 è quella relativa al contratto dei circa 90mila lavoratori del trasporto ferroviario: l’accordo con le Ferrovie dello Stato, raggiunto a luglio, prevede un nuovo orario settimanale a 38 ore e un incremento medio dello stipendio, a regime, di 160 euro, al quale si accompagna l’erogazione una tantum di 1.670 euro medi (per coprire il periodo pregresso dall’1 gennaio 2009 al 31 agosto 2012), in due tranche. Dopo un mese di trattative hanno raggiunto un’intesa anche i 406mila lavoratori dell’industria alimentare. L’aumento è stato di 126 euro in 4 tranche: in un primo momento la filiera zootecnica si è rifiutata di firmare, poi lo strappo è stato ricucito, in cambio di «piena ed autonoma titolarità negoziale».
Sono invece ancora in discussione le piattaforme della gomma-plastica (120mila addetti, chiesto un aumento tra il 7% e il 9%), dei lavoratori elettrici (60mila lavoratori, fornice tra il 7% e il 9%), dei lavoratori dell’energia e del petrolio (circa 35mila, la richiesta è di 160 euro per il triennio). Una trattativa delicata, ancora in sospeso, è quella che riguarda l’edilizia, settore in profonda crisi.
Gli addetti in attesa di rinnovo del contratto sono circa 2 milioni: la piattaforma è stata approvata lo scorso 26 novembre e prevede rivendicazioni salariali medie di 152 euro e la riforma del sistema degli enti bilaterali. Altra categoria-chiave in attesa di rinnovo è quella del tessile-abbigliamento-calzaturiero (circa 500mila interessati). Il contratto scade il 31 marzo dell’anno prossimo, i sindacati chiedono per il triennio 2013-16 un aumento di 132 euro al terzo livello e lo sviluppo della partecipazione dei lavoratori ai processi d’impresa. Per la prima volta dopo una lunga tradizione di relazioni industriali improntate all’assenza di conflitto, però, il confronto tra le parti, è iniziato in salita: la Giunta di Smi ha di fatto bocciato la piattaforma. Per le imprese «le richieste sindacali non interpretano con il coraggio necessario la fase di emergenza che stanno vivendo le imprese e i lavoratori del settore, limitandosi a riproporre schemi negoziali non più adeguati a sostenere l’occupazione e la circolazione dei redditi».
In discussione o in procinto di essere avviate, infine, le piattaforme relative al rinnovo dei contratti del commercio, del turismo, delle calzature, dei giocattoli, delle lavanderie industriali, degli occhiali, degli ombrelli-ombrelloni, del settore pelli-cuoio, dei retifici industriali, delle spazzole-penne. Mentre è scaduto da un anno il contratto delle Tlc.