Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 05 Mercoledì calendario

LO SCHIAFFO DI LUCIO BATTISTI: NO A UN MILIARDO DA AGNELLI

Una volta l’avvocato Agnelli avrebbe voluto realizzare un concerto di Lucio Battisti al Teatro Regio di Torino. Gli offrirono uno o due miliardi. Il grande Lucio rifiutò. Gli Agnelli dissero: «Riusciamo a parlare con Breznev in trenta secondi e non riusciamo a parlare con Battisti».
Questa e tante altre curiosità verranno fuori dalla puntata dedicata da Raiuno all’indimenticabile interprete di Emozioni e condotta da Massimo Giletti (stasera ore 21). Nonostante l’opposizione della moglie di Battisti (la signora Grazia Letizia Veronese, conosciuta al Festival di Sanremo del 1967 quando lei era segretaria del clan di Celentano) ci saranno ad omaggiare il cantante di Poggio Bustone (Rieti) scomparso a soli 55 anni nel settembre 1998, Patty Pravo, Mario Biondi, Simone Cristicchi, Anna Tatangelo e Michele Zarrillo. Ma soprattutto Mogol: insieme hanno raccontato con le loro canzoni incontri, amori, passaggi allegri e tristi della nostra esistenza. Tuttavia oggi, 14 anni dopo, abbiamo tutti la sensazione che sia ancora vivo.
E pensare che nel 1976, a soli 33 anni, Battisti decise di chiudere con il pubblico, con i concerti, con la tv. Il suo proclama che ha fatto storia,ma non proseliti, era: «Un artista non ha bisogno di apparire, deve comunicare solo attraverso la musica». Si disse che i giornalisti gliene avevano combinata una grossa. O forse fece solo sua la massima di Lord Brummel, il maestro inglese di tutte le eleganze: «In società bisogna arrivare, far colpo e sparire. La gloria è garantita». All’epoca Lucio Battisti guadagnava anche 4 miliardi all’anno solo in diritti d’autore, ma viveva in modo spartano.
Battisti è nato il 5 marzo 1943. Marzo è stato un mese ricorrente per lui. Il figlio Luca è nato il 25 marzo 1973. Ha avuto successo con I giardini di marzo. Il suo primo lp uscì a marzo. Dopo il matrimonio con Grazia andò per un periodo a vivere a Londra. Si dice che fu la paura del rapimento del figlio Luca a fargli scegliere di abitare in Inghilterra.
Era un artista di destra o di sinistra? Giletti ne parlerà con l’ex deputato socialista Claudio Martelli. Era accusato di qualunquismo e persino di fascismo perché la destra lo venerava. Ma nel covo delle Brigate Rosse di via Monte Nevoso a Milano fu trovata, il 1° ottobre 1978, subito dopo l’assassinio di Aldo Moro, dai comandanti del generale Dalla Chiesa, l’intera collezione dei suoi dischi. Addirittura in un comunicato i brigatisti usarono anche un suo verso: Le discese ardite e le risalite. La prova del Battisti fascista sarebbe, invece, il fotogramma di un braccio teso ripreso durante un programma televisivo. In realtà stava avviando il coro di E penso a te. Battisti replicava così alle insinuazioni politiche: «Io finanzierei Ordine Nuovo? Chi mi conosce sa che faccio fatica anche a pagare il biglietto del tram». In realtà, in quegli anni, chiunque parlasse d’amore, veniva considerato di destra. Oggi, invece, un verso di una canzone di Battisti dovrebbero cantarlo i nostri politici: «Conosci me, la mia lealtà, tu sai che oggi morirei per onestà». Nel 1982 Battisti, a casa di Caterina Caselli, incontrò Bettino Craxi. La Caselli lo voleva nella sua scuderia discografica. Pare che se ne andò di punto in bianco. Il cantante con i ricci era fatto così. Un carattere forte. Odiava la tv: «Alla televisione preferisco l’olio di ricino». Ci sarà anche Stefania Sandrelli stasera su Raiuno: concepì con Gino Paoli la figlia Amanda a Venezia proprio durante una di quelle «giornate uggiose » cantate da Battisti. Pioveva sempre in laguna e così Stefania e Gino passarono tutto il tempo di una breve vacanza in camera d’albergo.
Il cinema era la vera passione di Battisti: non perdeva un film di Totò, di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Li imitava anche. Con Claudio Baglioni aveva chiuso perché una volta a Los Angeles gli aveva detto in faccia che lo considerava l’erede della tradizione italiana alla Claudio Villa. Baglioni si offese a morte.
Negli anni ’80 Battisti non sapeva chi fosse Prince, non gli interessava Vasco Rossi. Ma forse la sua superbia era solo timidezza. Quando si ritirò a Lecco, se si avvicinava qualcuno chiedendogli: «Ma lei è Lucio Battisti?», rispondeva: «Magari, con quello che guadagna quello là». Nel 1989 Fatma Ruffini, allora produttrice di Una rotonda sul mare di Canale 5, chiese a Pietruccio Montalbetti dei Dik Dik di riferire al suo amico Lucio che sarebbero stati pronti ad offrirgli qualsiasi cifra per una sua partecipazione. Battisti rispose a Pietruccio: «Chiediamo tre miliardi, uno per me, uno per Grazia e uno per te. Ma ad una condizione: io devo entrare di schiena sul palco da un lato e uscire dall’altro ». Non se ne fece nulla.
Al Festivalbar 1970 ad Asiago, invece, arrivò all’ultimo momento. Uno dell’organizzazione disse al patron Salvetti: «C’è un certo Cesare Battisti che vuole salire sul palco...». «Non sono né un presuntuoso né un orso – faceva notare – sono soltanto un individuo che non vuole lasciarsi consumare. Il successo è un veleno». E allora meglio ritirarsi, perchè Battisti aveva mille interessi pratici. Oltre che abile giardiniere, era anche provetto idraulico, espero elettrotecnico. Smontava anche vecchie radio. Nell’ultimo periodo si appassionò alla filosofia.
L’estate prima di morire, Battisti era ritornato nel suo paese natale perché voleva ristrutturare la vecchia casa dei genitori. Era un buono. Pur avendo chiuso con i concerti pare che una volta al mese cantasse per i bambini malati dell’Istituto dei tumori a Milano.