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 2012  dicembre 06 Giovedì calendario

LE CINQUE CATEGORIE DEI LIBRI DI NATALE

Scrivo al primo piano della libreria Galla, mentre il sole, oltre la finestra, taglia le facciate bianche di Vicenza. Tre ragazzi studiano ad alta voce la differenza tra mitosi e meiosi, qualcuno ascolta «Lonely Boy» dei Black Keys, al pianterreno la barista con gli occhiali alla moda serve il caffè con un bicchierino d’acqua, piccolo segno di civiltà triveneta. Scrivere libri è facile, venderli è possibile (sotto Natale diventano un bel regalo economico). La parte impegnativa è portarli in giro, spiegarli, fare in modo che qualcuno, addirittura, li legga. Ma in una buona giornata, dopo aver incontrato gli studenti di una scuola e aver visto volar via la diffidenza, uno s’illude d’essere stato utile, e magari d’aver capito qualcosa. Dice Daria Bignardi (Un’acustica perfetta), che con me dev’essere per forza sincera (ci conosciamo dal 1980): «Una faticaccia, le presentazioni dei libri. Su e giù per l’Italia. Poi un lettore si avvicina e ti ringrazia. E capisci: valeva la pena».
Quattordici libri in ventitré anni, e capisco: valeva la pena. E ancora mi diverto. Sono arrivato alla conclusione che i nuovi titoli in libreria si dividano in cinque categorie.
«Libro di Santo Stefano». L’autore è celebre. Se è di destra, per motivi televisivi; se è di sinistra, perché considerato Vippo (Vero Intellettuale Progressista Piuttosto Oscuro). I loro libri vengono acquistati come regali di Natale. Il donatore legge poco, e pensa di andare sul sicuro. I professionisti italiani (medici, avvocati, commercialisti) ricevono una quantità industriale di questi titoli. Non vengono letti e neppure esposti (lo spazio in casa è finito da tempo). Vengono riportati in libreria il 26 dicembre, e scambiati con libri effettivamente desiderati.
«Libro di Tarzan». Il romanzo Tarzan re delle scimmie (1912) fu un grande successo; l’autore, Edgar Rice Burroughs, ne scrisse altri venticinque con titoli simili (il figlio di Tarzan, il ritorno di Tarzan, la vendetta di Tarzan, ecc.). Il figlio di Tarzan! era il modo con cui il mio primo editor, Edmondo Aroldi, sconsigliava i libri in serie, dopo un successo iniziale. Malaffare, guerra civile, politica, esoterismo: quanti figli di Tarzan pendono oggi dalle liane delle librerie italiane!
«Libro Sidol». L’autore è indignato: da anni, senza soste, per qualsiasi motivo. L’acquirente, portandosi a casa il volume, pensa di lucidarsi la reputazione e scaricarsi la coscienza. In effetti, si limita ad appesantire la libreria dietro il divano. Perché a pagina 150 del Libro Sidol nessuno è mai arrivato. È scientificamente provato. Aprite il volume con un movimento secco: sentirete un «crac» rivelatore.
«Libro Zara». È il libro di moda. Non costa molto, è leggero (talvolta sciocchino), ma bisogna darci un’occhiata nel caso che qualcuno lo citi, nel cenone di Natale o a Capodanno.
«Libro libro». Viene acquistato, letto, sottolineato, prestato (errore! non torna più).
C’è bisogno che vi dica quale libro spero d’aver raccontato ieri a Vicenza, oggi a Verona, stasera a Trento, lunedì a Trieste?
Beppe Severgnini